-Capitolo 1: Caro Diario...-

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                                                                          -Capitolo 1: Caro Diario...-

Caro diario,

non posso credere che sto davvero scrivendo un diario, evidentemente sono molto disperato. Eh sì, senz'alcun dubbio sono disperato. Ho tante di quelle cose dentro, cose che non dico a nessuno, cose che ho paura di dire... tutte queste cose si sono trasformate in un grosso macigno che mi sta logorando. Certo, sarebbe meglio parlarne con qualcuno ma già scriverle su carta è un passo avanti. Amo scrivere, fra l'altro. Allora, da dove iniziamo? Bene diario, forse mi prenderei per pazzo ma voglio fingere che tu sia una persona vera, così mi sembrerà quasi di parlare davvero qualcuno... te l'ho già detto che sono disperato, no? Allora diario, prima di tutto voglio darti un nome. Ti chiamerò Masuta, dopo ti spiegherò perché ho scelto proprio questo nome per te. Comunque, piacere Masuta, io sono Taro Yamada. Sono un ragazzo di diciotto anni e frequento l'ultimo anno delle superiori. Sono alto un metro e settanta centimetri, ho i capelli neri e sono magro, ma non in modo eccessivo. I miei voti sono nella media, non sono altissimi ma nemmeno bassi. Sono mediocri. Proprio come me. Non sono un tipo molto socievole, preferisco stare da solo in balia dei miei pensieri. Sono poche le persone che voglio davvero bene: mio padre, mia madre, la mia sorellina, Osana la mia amica d'infanzia e anche le due sorelle Basu, ultimamente stiamo legando molto... e poi sì, c'è quella persona. La persona per cui ho una cotta pazzesca da tanti anni. Budo Masuta. Adesso hai capito perché ti ho chiamato Masuta? Perché è il suo nome e quando lo scrivo penso a lui e pensare a lui mi rende molto felice. Già, è un lui. Esatto caro Masuta, io sono gay, mi piacciono i ragazzi. Yuppie! Lo strambo senza amici che si interessa solo di cose noiose che gli altri odiano ,come leggere libri o vedere documentari, è anche frocio. Ottimo, no? Non posso smettere di incolpare me stesso per questa cosa. Lo so, razionalmente posso dire che io non ne ho colpa, ma voglio comunque incolpare me stesso. Mi sento sbagliato, mi sento un errore... inutile dire che nel piccolo paesino giapponese dove vive l'omofobia regna sovrana. E poi ,come se non bastasse essere gay, ho anche una cotta per il ragazzo più bello della scuola che è ovviamente etero! E poi ,anche fosse gay, ti pare che presterebbe attenzione ad uno strano come me? Ma per piacere, non potrei interessare a nessuno! Che situazione frustrante, vivere è diventato quasi un peso, l'unica cosa che mi impedisce di uccidermi è la paura e le conseguenze che potrebbe causare questo mio gesto... ad esempio penso che quelli che mi vogliono bene ci rimarrebbero molto male. E poi a tenermi in vita sono anche i miei sentimenti per Masuta-kun, sentimenti che non saranno mai ricambiati ma vabbè, se ci penso mi sento comunque meglio. Oh, mia mamma mi sta chiamando perché è pronto a tavola, direi che per questa sera basta. Ci sentiamo Masuta!

Scritte le ultime parole chiuse il suo piccolo diario e lo fissò per qualche istante. Effettivamente scrivere tutto quello che aveva tenuto dentro per molto tempo lo aveva fatto sentire un po' meglio ma adesso non sapeva dove nascondere quel piccolo libro che conteneva tutti i suoi oscuri segreti.

Decise di nasconderlo fra i suoi libri di scuola così nessuno lo avrebbe notato, o almeno lo sperava. Nascosto il malloppo, corse in cucina e si sedette al tavolo in silenzio. -Ehi, onii-chan, oggi mamma ha fatto il ramen!- disse felice la sua sorellina con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.

Il fratello sorrise di ricambio e le disse -Ottimo, so che qualcuno in questa casa adora il ramen!-. Si riferiva alla ragazza che aveva letteralmente un'ossessione per il ramen, le piaceva da matti!

Taro spostò il suo sguardo sulla mamma che stava ancora cucinando -Ehi mamma, oggi papà non c'è?- le chiese poi notando che il posto che di solito occupava sua padre era vuoto. -No, oggi era molto impegnato col lavoro e quindi arriverà molto tardi- disse con tono amaro la mamma continuando a cucinare.

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