prologo

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Se lo avessi fermato, ora sarei con lui, lo abbraccerei, lo bacerei, sentirei il suo profumo, il nostro battito danzare all'unisono. Anche se l'incidente è successo meno di una settimana fa, mi manca già tutto questo.

Adesso mi trovo davanti ad un letto d'ospedale, ad aspettare che lui si risvegli da quell'incubo che sembra interminabile. Dicono che parlare alla persona in coma, la faccia sentire al sicuro, ed è quello che faccio ogni giorno: gli racconto di come procedono le mie giornate, di quando litigo con i miei genitori, soprattutto con mia sorella, di quando mi viene in mente qualche scherzetto da fare al suo fratellino, così intelligente, ma così piccolo e innocente: crede che il fratello stia facendo un sogno talmente tanto bello da non volersi svegliare. Mia madre mi continua a ripetere che dovrei pensare anche io allo stesso modo di Lucas, ma forse la mia mente non è adatta ad essere tanto ottimista come quella di un bimbo di 5 anni.

Ogni volta che penso alle due parole più famose del mondo e che non pensavo di dire a nessuno nella mia vita, pur essendo breve, mi ritrovo a sussurarle all'orecchio del ragazzo che amavo, se avessi potuto, lo avrei urlato al mondo intero senza mezzi termini. Tanto non c'è niente di meglio dell'amore. Non c'è niente di meglio di lui: il mio Brandon.

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