Capitolo 3

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Quella sera partecipammo all'inaugurazione di un nuovo locale e la domenica andammo a fare shopping in giro per i negozi del centro, ormai l'estate era arrivata e la temperatura era davvero piacevole, era il periodo dell'anno che mi piaceva di più e tutto il malumore se ne andò come per incanto, soprattutto perché girare per negozi era l'occupazione preferita da me e da Persy.

Finimmo la giornata con una cena al Nobu, uno dei miglior ristoranti di New York, poi dritti a casa a disfare le borse con il bottino di giornata . Persy mi aveva fatto comprare un paio di abiti aderenti di Gucci: uno era corto, in stile orientale, bianco con dei fiorellini rossi; l'altro era azzurro con collo a barchetta, lungo fin sotto il ginocchio ma con uno spacco laterale fino a mezza coscia. Le scarpe da abbinare erano di Jimmy Choo con tacco e zeppa altissimi.

Mi disse che se avevo uno spasimante al lavoro dovevo farlo impazzire.

Io risi. – Quello è già pazzo di suo, tu stai giocando con la mia pelle!– ma era un gioco divertente.

–Prendilo come se fosse un flirt estivo. Goditelo e poi tronca a settembre.

Lunedì decisi di indossare il vestito bianco, che era quello che mi piaceva di più, con sandali rossi a tacco alto e borsa rossa. Persy mi fece uno chignon morbido e complicato. Io non ero molto convinta del mio aspetto quando mi guardai allo specchio.

Ma Persy mi disse: – ma se sei uno schianto!

–Appunto, che messaggio gli mando? Ti ho rifiutato e adesso mi diverto a fartela vedere tanto non mi avrai mai. Oppure ti ho rifiutato ma ti invito a riprovarci magari ti va meglio.

–Lascia che sia lui a raccogliere il messaggio che vuole e poi si vedrà...

Andai in ufficio sperando di non incontrarlo per tutta la giornata, ma quando arrivai lui era nell'atrio, io cercai di non salutarlo passando velocemente in mezzo allo sciame di persone che entrava.

–Leila,– mi chiamò – quasi non ti riconoscevo. Stai salendo? Vengo anche io.

–Le chiamo l'ascensore Mr Douglas ma io vado a piedi, un po' di moto al mattino fa bene.

–Ottima idea, vengo anche io.

"Pessima idea" pensai. Presi le scale quasi di corsa e lui stava qualche gradino dietro: sentivo i suoi occhi puntati sul mio fondo schiena.

–Come è andato il week-end? – mi chiese ad un tratto.

–Bene – dissi breve, non potevo concentrarmi sul suo sguardo, salire le scale con il tacco dodici e parlare con lui tutto insieme!

Al decimo piano cominciai a rallentare. E all'undicesimo inciampai e quasi caddi, ma Lex mi prese al volo. Mi cinse la vita con un braccio e mi strinse a lui, così i nostri corpi caldi si ritrovarono uniti. Mi mancò il fiato. Gli afferrai il braccio che mi cingeva e sentii i suoi muscoli tesi. Anche il suo respiro stava aumentando e mi sembrò di sentire qualcosa di duro contro la mia coscia. Il suo viso era vicino al mio, mi accarezzò i capelli e mi baciò dietro l'orecchio.

–Sei bellissima stamattina. Ti sei vestita così per farmi impazzire vero?

–Sei già pazzo, non c'è pericolo che tu possa peggiorare.

Sorrise e sorrisi anche io.

Mi riportò in posizione eretta e mi lasciò andare lentamente. Eravamo alla stessa altezza grazie ai tacchi che indossavo. – Vuoi continuare a fare le scale come una bambina capricciosa o prendiamo l'ascensore come due adulti? – mi chiese.

Rimasi sorpresa e offesa, lui riprese:

– Senti... mi piace giocare con te, ma è lunedì mattina e ho un'azienda da mandare avanti, quindi non posso stare dietro ai tuoi giochetti.

Tutto cominciò quel mattinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora