16 ottobre ✔️

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Tornare a scuola per me è sempre stato un trauma difficile da gestire; oggi, però, è stato diverso. Sono arrivata in classe consapevole di tutto quello che mi attendeva e, soprattutto, consapevole del fatto che Mario non sarebbe mai più tornato a Madrid. Sapevo e so di dover accantonarlo una volta per tutte, nonostante possa costarmi innumerevoli sacrifici.

-Naomi... Ciao...- mormora Sara. Non ho nemmeno avuto il tempo di entrare in classe e ce l'ho già addosso; non voglio che capisca subito che cosa è successo, perché voglio tenermi un po' per me il discorso "Monaco di Baviera". Non deve sapere subito di tutta la tenerezza che ha avuto il primo giorno e di come possa avermi spezzato il cuore il secondo. Mi viene da storcere il naso e la guardo di traverso. Forse allontanare le persone a volte è la scelta più giusta, per non soffrire da tutte e due le parti. Sara mi guarda in malo modo, probabilmente perché l'ho ferita.

-Possibile che quando sono preoccupata per te tu non faccia altro che trattarmi di merda? Pensi che io non mi offenda? Beh, se è così, ti sbagli.- reagisce male. Voglio starmene da sola per un po'. Anche senza averle accennato della rottura, ha inteso da sola tutto quanto. Solitamente non mi comporterei così male con una persona fantastica come lei.

-Non ho detto questo. Credo che tu debba smettere di parlare a sproposito.- la zittisco con tono aspro. Sara abbassa lo sguardo e poi mi guarda nuovamente negli occhi. Penso mi voglia riprendere, e ha tutte le buone ragioni per farlo. Mi aveva detto di lasciarlo perdere. Mi aveva detto di concentrarmi su quello che avrei potuto avere, e non su quello che avrei voluto avere. Punta il dito contro di me e riduce gli occhi a due fessure. L'azzurro delle sue iridi mi fa paura.

-Ora capisco perché Mario ti ha troncata così tanto malamente. Non puoi pretendere che una persona ti tratti bene quando sei tu la prima a pensare esclusivamente a te stessa senza badare minimamente agli altri, alle loro vite o ai loro stati d'animo. Non esisti solo tu, Naomi. Dico così soprattutto perché il nostro rapporto sta peggiorando. Sembra che io non esista e la cosa mi fa soffrire, perché non puoi neanche immaginare lontanamente quanto io tenga a te. Scendi dal piedistallo e metti da parte il tuo orgoglio, ogni tanto. Prova a chiedere agli altri come stanno. Da quando hai perso la testa per lui, io non sono altro che la tua valvola di sfogo. Questo mi fa a dir poco incazzare. Quando avrai capito se veramente mi vuoi bene, allora torna. Adesso credo che tu abbia le idee un po' confuse. Prova a rimettere a posto tutti i pezzi del tuo puzzle, e solo allora potrai tornare da me.- dice duramente. Le sue parole sono peggio di una coltellata. Si allontana trascinando stancamente i piedi sul pavimento. Sta riuscendo a farmi sentire una persona orribile. Non potrei sopportare altro dolore, lei non se lo merita da parte mia, proprio come non lo merito io da parte di quello stronzo di Mario.

-Alonso!- sento urlare. Quando un professore ti chiama, non è mai positivo, specialmente se quest'ultimo urla a squarciagola.

-Mi dica, professor Garcia.- rispondo a testa bassa. Mi fa segno di uscire dalla classe per fare due passi insieme a lui. Da buon insegnante di educazione fisica, è forse l'unico che cerca sempre di mettere a loro agio gli studenti, persino quelli meno portati per la sua materia. Credo che possa essere un padre meraviglioso e che i suoi figli siano fortunati. Conosce ogni suo singolo studente a menadito, ne conosce le paure, le aspirazioni, gli amori. Conosce il modo per consolare ciascuno di noi, me compresa. Da quando ha preso sotto la sua ala la squadra di calcio femminile della scuola, va tutto a gonfie vele, perché è impossibile odiare un uomo tanto carismatico e rassicurante. Passeggiamo lentamente e osserviamo i meravigliosi colori dell'autunno qui a Madrid.

-Manuel mi ha raccontato di Monaco. Posso immaginare quanto tu sia a pezzi. Non avrei mai voluto che andasse a finire così. Vi conosco entrambi, so quali caratteri avete, e so che tra voi due potrebbe esserci una relazione bellissima, se solo vi impegnaste veramente per ottenerla.- sussurra. Devo distogliere lo sguardo dai suoi occhi, o potrei scoppiare a piangere. Persino lui sarebbe felice nel vederci insieme. Mario, invece, vorrebbe soltanto portarmi a letto e abbandonarmi, come uno dei suoi rasoi da barba.

All'ombra della quercia [Mario Götze]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora