CAPITOLO 1

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Era una fredda mattina di Settembre. La sveglia suonò puntuale alle 7:00 ma io la spensi e mi rimettei a dormire quando l'altra sveglia, cioè mia madre, incominciò ad urlare per la casa cose che non riuscii a decifrare dato che ero ancora in stato di trance causata dal sonno. Ieri sera ero andata a dormire dannatamente tardi pur essendo consapevole che la mattina dopo sarebbe rincominciata la scuola.

Appena però mia madre iniziò ad urlare in camera mia mi spaventai e caddi dal letto incontrando il pavimento freddo che mi fece sobbalzare e andai a sbattere contro la finestra.

- Grandioso! - sospirai. Fortunatamente non mi feci nulla, solo un livido sulla spalla ma non ci feci nemmeno caso data la quantità di quanti me ne trovai addosso ogni giorno senza nemmeno sapere l'esistenza o come me li sono provocati.

Appena ripresi coscienza con il mondo vivente capii che faceva abbastanza freddino. A Settembre faceva freddino! il colmo. Ci manca solo che inizi a povere!

Dato questo inaspettato frescume optai per un paio di jeggings di color chiaro, una T-shirt a maniche corte nera con due strisce bianche poco più in giù della spalla per ogni manica, e in caso di freddo una felpa a tinta unita nera. Come ogni giorno indossai le mie Stan Smith blu. Si esatto ho comprato le Stan Smith, blu perchè ero indecisa tra quelle verdi e quelle blu, ma le verdi ce le hanno praticamente tutti quindi decisi di differenziarmi dalla massa. Mi misi in spalla il mio zaino e aspettai mia madre in salotto. Nel mentre, mi ricordai che non mi ero nemmeno un po' truccata, e svegliarsi alle 7:00 essendo andata a letto alle 3:00 senza nemmeno del correttore sulle enormi occhiaie era davvero improponibile. Quindi, corsi in bagno e a velocità super sonica mi misi un po' di correttore, un riga di matita nella rima interna dell'occhio e un po' di mascara sulle ciglia. Ora si che ero pronta e mia madre era giù in sala, questa volta però, lei ad aspettare me

Arrivata a scuola intravidi già metà della mia classe e mi avvicinai.

Una volta chiamata entrammo tutti nell'aula che fortunatamente era la stessa della 1 media dato che noi siamo una classe molto numerosa l'aula doveva essere ampia.

La giornata finì e finalmente tornai a casa, a piedi. Dalla scuola a casa mia erano più o meno 750 m. Dio, solo il pensiero di dover fare la stessa strada ogni giorno per altri 10 mesi mi metteva una tale ansia che non riuscivo nemmeno a spiegare.

Arrivai a casa, aprii la porta e andai per accendere il Wi-Fi ma appena fui davanti al modem vidi un bigliettino che diceva

"Per oggi dovrai usare i tuoi giga o stare senza internet"

Non riuscii a crederci. Ma il destino ce l'aveva con me? I miei giga nemmeno potevo usarli dato che ne avevo approfittato troppo durante il mese e mi ridussi a due settimane dal rinnovo con appena 100 Mb, in più negli ultimi giorni il mio carica batterie aveva deciso di farmi brutti scherzi e quindi non sarei nemmeno potuta stare tutto il giorno con la musica perchè si sarebbe scaricato e spento e io odio assolutamente quando si spegne perchè mi da la sensazione che non si riaccenda più e quando poi lo vado a mettere in carica prima che si accenda hanno già cambiato due Papi.

Quindi decisi di fare un po' di chiamate al gruppo con cui esco. In realtà quando fa freddo non ho mai voglia di uscire, preferisco rimanere in casa, sotto le coperte con la tv o della musica e magari una tazza di cioccolata calda che avevo imparato a fare l'inverno scorso. Ma oggi ormai andava tutto diversamente dalla normale routine quindi decisi di distrarmi dall'influenza del telefono con i miei amici. Una volta chiamata Sofia, mi disse che ci saremmo trovati al parco. Per fortuna in bici ci mettei tre minuti ad arrivare quindi tirai fuori la mia bicicletta dal garage e mi avviai.

Appena arrivata non potei credere ai miei occhi...

SOGNI FATALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora