CAPITOLO 3

38 4 1
                                    

Era passata più o meno una settimana e mezza dall'inizio della scuola e la routine tornò quella di sempre: sveglia alle 7:00, scuola, casa a piedi, pranzo e pomeriggi in casa... Una bella vita sociale insomma, e rimase così fino a quel giorno.

Era all'incirca l'8 ottobre quella mattina sentii qualcosa di strano dentro di me, come se qualcuno mi stesse dicendo che oggi sarebbe successo qualcosa di strano. Quella sensazione era come un mal di pancia da ciclo: ti tormenta finchè non ci pensi più ma appena cambi discorso o fai altro ti ritorna il dolore. E così successe, mi imposi di non pensarci. All'iniziò risultò un po' complicato ma poi la mattinata trascorse serena ma soprattutto in fretta.

Suonò la campanella di fine lezioni e io corsi fuori dai cancelli scolastici e mi avviai di corsa a casa.

Per tornarci avrei dovuto attraversare una strada un po' troppo trafficata. Ogni santissimo giorno, arrivata a quell'incrocio, mi veniva sempre, ma sempre un magone enorme in gola, come se oggi sarei stata investita da qualche macchina. Fortunatamente non successe mai nulla perchè io fui sempre molto attenta, "Piuttosto ci metto un minuto in più per arrivare a casa che un mese o più con qualcosa di rotto" ripetei sempre a me stessa...

Comunque, appena fui arrivata al fatale incrocio sentii di nuovo quel dolore snervante, lo chiamai "Gian Filippo" (non chiedetemi il perchè di questa cosa). Guardai se ci furono macchine ma la strada sembrava deserta mancavano solo i cespugli d'erba secca che girassero sull'asfalto. Un'altra cosa abbastanza strana fu questa della strada. Su dai nemmeno una macchina?!. Siccome la situazione era questa, non mi feci tanti problemi e iniziai ad attraversare. Proprio quando fui a metà strada sentii un rumore di motore, mi girai, la vidi arrivare, la vidi vicina, troppo vicina, iniziai a correre in un modo assurdo ma mi sembrava di essere bloccata li e di non riuscire ad andare avanti. Intanto la macchina accelerò e fu sempre più vicina... In quel momento capii che non ci sarebbe stato nulla da fare.

Sentii la macchina colpirmi le gambe e spezzarmi tibia e perone della gamba destra, non feci in tempo a rendermi conto del dolore che mi ritrovai volare. Atterrai proprio sul parabrezza provocando una piccola crepa sul vetro e sentii dentro di me che Gian Filippo stava sparendo e che stava lasciando spazio ad un'adrenalina forte, forse troppo, una cosa mai provata prima d'ora. In quel mezzo secondo che fui sulla macchina cercai di vedere l'autista ma il sedile era vuoto e la macchina continuava ad andare poi di colpo si fermò, caddi a terra e poi il buio più totale. Vidi tutto nero e sentii delle persone chiamarmi, correre, cercarono di svegliarmi ma nulla.

Ripensai alla macchina, possibile che l'autista si fosse buttato prima che ci atterrassi sopra? Non riuscii a trovare una risposta plausibile che sentii avvicinarsi un'ambulanza e dei paramedici tirarmi su da terra e appoggiarmi delicatamente su una barella.

SOGNI FATALIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora