➹ Silence.

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Tutto quanto nella città era dormiente, morto oserei dire, non era rimasto assolutamente niente della vecchia e raggiante Firenze.
Il sole era presente nel cielo, ma i suoi colori erano spenti e opachi, non splendeva più come un tempo.
Quasi tutte le abitazioni erano state distrutte, i seguaci del famoso scienziato Schmiller avevano trovato il modo di non farsi contagiare dal virus e se ne andavano per la città a distruggere tutto quello che era rimasto.
Le giornate passavano lentamente, ed essendo giunti alla fine del mese di luglio, il caldo interferiva nella situazione generale e il panico portava ogni volta gli abitanti all'esasperazione.
Non si distinguevano più i buoni dai cattivi, in un mondo dove l'umanità era stata sbriciolata come una briciola di pane e degli esseri terrificanti regnavano ovunque.
Era realmente difficile riconoscerli, per questo molte persone perdevano la vita in modo veramente banale, avvicinandosi troppo magari e non facendo attenzione ai movimenti.
Queste creature erano divise in categorie; i runner: erano coloro che erano stati infettati dal virus per ultimi, potevano correre ed erano capaci di utilizzare l'udito in modo eccellente. I clicker: coloro che erano stati infettati dopo i runner, questi avevano dei segni particolare sul corpo e quindi facilmente riconoscibili. Emettevano un fischio stridulo muovendosi ed erano gli unici che non potevano vederti. Gli stalker: un misto tra runner e clicker, aventi quindi le capacità di entrambi i ceppi precedenti, solo raddoppiate. E, per ultimi, i bloater. Questi ultimi erano la tappa finale, ovvero quelli infettati da più tempo di tutti e quindi più pericolosi. Erano in grado di lanciare bolle tossiche e molto pericolose per l'uomo, e il fatto che si mimetizzassero tra le persone comunque faceva sì che fossero irriconoscibili.
Oltre a queste tipologie, si erano sviluppate altre creature, un po' meno importanti ma sempre letali.
La donna-ragno Biliku era una figura mostruosa della mitologia indiana. Secondo la leggenda indiana, Biliku aveva l'aspetto di un'enorme donna-ragno dai grandissimi poteri, si diceva che esistesse prima della creazione del mondo e che fu lei a creare la Terra e gli uomini, ma qualcuno raccontava di averla vista.
L'Idra: il mostro dalle numerose teste serpentiformi, che ricrescevano non appena tagliate, era a sua volta figlio di Tifone, non per niente chiamato il padre di tutti i mostri. Come se tutte quelle teste fameliche non bastassero, l'idra era anche dotata di un veleno letale.
I rakshasa erano demoni molto diffusi dopo il contagio, il loro capo era Ravana, potentissimo sovrano dalle dieci teste e dalle venti braccia. Oltre ad essere grandi guerrieri, i rakshasa conoscevano anche le arti oscure.

Oltre a quelle creature che dominavano il mondo c'erano anche dei sopravvissuti, che utilizzando l'intelletto e l'astuzia erano riusciti a trovare un rifugio sicuro contro l'apocalisse.
Uno di questi era Ahkmir, uno dei più brillanti tra quelli della sua età e il più conosciuto. Non era conosciuto per la sua popolarità, bensì per la sua intelligenza e il suo modo di ragionare.
Ahkmir era sempre stato appassionato alla scienza, alla fisica, alla meccanica, tutte materie in grado di dargli delle certezze materiali.
Passava tutto il suo tempo dietro al suo computer, cercando dalla mattina alla sera informazioni su Schmiller e sul virus, sperando di riuscire a trovare una qualsiasi cosa per una svolta.
Stava studiando ad un modo per convertire il virus, in modo da ottenerne l'antidoto, ma uscire allo scoperto non era sicuro e quindi aspettava con pazienza e forza di volontà il momento giusto.
Tutte le persone all'interno della cerchia di amici di Ahkmir, e quelli rimasti sopratutto,  sapevano quanto lui fosse fiero di essere un uomo di lettere, era come un dono per lui e ciò lo appassionava sempre di più. Le continue lamentele del fratello sulla quantità industriale di libri presenti nel rifugio e sul poco spazio a sua disposizione per i suoi cd cominciavano a divertire il fratello minore, rendendo la convivenza ancora più familiare.
Ahk era sempre stato quello più studioso fra i due, lui era quello che sapeva elencarti tutte le epoche più interessanti in ambito storico e contemporaneamente spiegarti il significato delle parole greche per eccellenza. Probabilmente l'aggettivo con cui veniva spesso definito era proprio la parola "colto", ma a lui andava bene perché era proprio una sua caratteristica.
Era il suo stile di vita e ne andava veramente fiero, amava arricchire la sua cultura ogni giorno così quella stessa mattina si recò in biblioteca, come d'abitudine d'altronde.
La biblioteca era stata scoperta nel rifugio subito dopo il loro arrivo, e ciò lo rese estremamente sollevato.
Si era svegliato presto ed era andato un po' a camminare per i corridoi per mantenersi in forma anche quando non doveva lavorare.
Quasi tutte le mattine doveva alzarsi presto per andare a lavoro ma quel sabato stranamente non era così.
Rientrò in cucina giusto in tempo per preparare la colazione anche per il fratello e dopo essersi fatto una doccia al volo ed aver preparato tutto quando lasciò un bigliettino sul tavolo e scese le scale, dirigendosi verso la biblioteca.
Vivevano una vita incerta, senza una fine certa o già prescritta ma, nonostante la brutta situazione, cercavano di andare avanti con l'aiuto dei propri amici.
La biblioteca era pressoché vuota a quell'ora, erano solo le undici di mattina e probabilmente tutto il resto delle persone erano a preparare il pranzo.
Ahkmir si addentrò nel reparto "miti celtici" e si immerse nei libri da lettura, ne prese almeno cinque e si mise comodo ad un tavolo in quella sezione.
Dopo i primi tre libri letti la sete cominciò a prendere possesso di lui, doveva assolutamente bere qualcosa o la sua gola sarebbe scoppiata, se lo sentiva.
Si alzò dalla sedia e camminò tra i corridoi fino ad arrivare alle macchinette per comprare uno snack; introdusse le monete e schiacciò il pulsante per una bottiglietta d'acqua naturale e per un pacchetto di schiacciatine croccanti, chinandosi per prendere il tutto e il resto.
Non appena si voltò però urtò qualcuno, e quando alzò il capo pronto a scusarsi riconobbe quel volto familiare.

« Bastíen? Dio mio.. Che ti è successo?»

Life ❧ Death. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora