2 cap. Io non dimentico

19 5 0
                                    



Asiaci mise un istante a staccare le cuffie dal cellulare e mettere tutto nella borsa, come se non volesse più saperne di quella musica che ogni volta la faceva sognare ad occhi chiusi. Era stufa, aveva bisogno di sognare ad occhi aperti, e l'avrebbe fatto forse, se il suo mondo non fosse al contrario. I capelli erano già diventati di un riccio perfetto, boccoli color mogano si stendevano sulla sua schiena scottata dal sole, dove ovviamente non aveva potuto spalmare la crema.

«Ciao!»un essere evidentemente umano, e non un cagnolino curioso come di consueto, si avvicinò all'asciugamano di Asia. Mai nessuno aveva sfiorato così tanto quell'asciugamano; provò una sorta di brivido da invasione di proprietà privata o di occupazione di suolo altrui.

«Ciao...»rispose. Non sapeva se girarsi dalla sua parte o rimanere con le ginocchia abbracciate al petto a guardare i bagnanti, come di solito si faceva in quelle occasioni.

«Allora oltre a leggere vai anche al mare?»continuò quell'essere umano che Asia stava per scoprire essere un ragazzo, più o meno della sua età.

«Prego? Ci conosciamo?» Appena lo guardò in faccia lo riconobbe subito, ma se c'era una cosa che aveva imparato con i ragazzi, per quel poco che era riuscita a capire osservando, bisognava far finta di non averlo mai visto prima, loro hanno la capacità di montarsi la testa e far ricadere tutte le attenzioni solo esclusivamente sul proprio ego, dimenticandosi della persona costretta ad ascoltarli.

«Vieni due volte alla settimana in biblioteca a prendere in prestito libri,l'ultimo se non sbaglio era Wild, di Cheryl Strayed...»un punto per il tirocinante della biblioteca! Asia se lo ricordava bene. Quando dopo anni che non entrava in quella biblioteca comunale del suo piccolo paese - che odiava per via di quelle volte che costretta dalle maestre doveva riunirsi a gruppi proprio lì per fare una ricerca - decise di tornare e farsi la tessera per leggere tutti i libri che voleva, visto che non poteva più comprarli e la sua voglia di leggere era aumentata di almeno due libri a settimana.

«Sì, esatto, proprio quello.»Libro adatto ad una solitaria come me, avrebbe aggiunto.

«Piacere, Valerio!» Le porse la mano, che lei strinse anche se bagnata, aveva appena fatto il bagno, ma al mare tutto era concesso, anche creare una macchia anomala su un asciugamano altrui dopo essersi seduto senza permesso.

«Piacere Asia!» Che di certo non si è dimenticata il tuo nome, quando l'ho fissato per tre quarti d'ora. Pensò ancora tra sé. Andò proprio così infatti. Un tirocinante alle prese con la sua prima tessera e con un computer lento e di qualche secolo fa che a quanto pare voleva rovinargli la carriera ancor prima di iniziare. Era giugno inoltrato e ancora il comune non aveva concesso alla biblioteca il condizionatore. Un paesino che va a manovella, risparmiano anche sui cestini della spazzatura, nemmeno nel paese dei Lillipuziani se ne vedevano di così piccoli!

«Non ti sei portata il libro al mare?»

«No, oggi no...» Non aveva ancora il coraggio di dirgli che di solito era un po' restia a portare i suoi gioiellini, anche se in prestito, in spiaggia, doveva proteggerli da acqua, sabbia e bambini impazziti che non avrebbero di certo rispettato i suoi spazi.

«Però ti ho riconosciuta lo stesso!» esclama il ragazzo. Abbastanza in forma, occhi scuri e capelli altrettanto scuri, un ragazzo come gli altri che però portava un costume davvero bizzarro, forse di qualche anno fa, visti i disegni che andavano di moda nel 2010.

«Immagino non sia difficile ricordarsi dei clienti abituali.»

Il ragazzo ride per l'acutezza della risposta. «In effetti...» ride ancora strofinandosi il naso. Uno a zero per Asia.

Il sole all'ora di punta scottava quasi come il tè di Asia dopo averlo dimenticato per dieci minuti nel microonde con impostazione manuale. Ancora un po' e avrebbe suonato anche lei. Si sentì leggermente in soggezione, come suo solito, per l'invadenza del ragazzo, che allo stesso tempo l'aveva stupita ricordandosi di lei. Ha sempre pensato di essere un fantasma agli occhi dell'altro sesso, e invece, forse i libri l'avevano aiutata in un certo senso.

«Io devo andare ora, sono a piedi e non vorrei diventare l'aragosta per cena!» Scherzò forse per trovare una buona scusa per farlo alzare dal suo asciugamano.

«Allora ci si vede, in biblioteca o qui, spero non ti scorderai anche il mio nome!»

«Certo che no, Paolo!» Prese le sue cose e si avviò verso le scalinate assassine, dove un giorno cadde di faccia scheggiandosi un dente, era piccola, diede la scusa al suo poco equilibrio.

Caro Valerio, purtroppo per te, io non dimentico.



Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Chiudi gli occhiWhere stories live. Discover now