2: UN NOME, UNA LEGGENDA

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<<Ehi>> aspettai Elena fuori dalla classe e le misi un braccio intorno al collo una volta arrivata <<Grazie>> mormorai guardandole gli occhi neri come la pece. Le baciai la guancia e tornai a guardarla sorridendo.

<<Cosa faresti se non ci fossi io?>> Chiese scherzando

<<Morirebbe>> mi interruppe Aaron impedendomi di rispondere.

<<Esatto>> concordai sfoderando il mio sorriso migliore <<Gelato tattico da Giò. Eravamo rimasti così vero?>> Dallo sguardo colpevole che mi lanciò Elena capii che se n'era dimenticata <<Mi dispiace, mi ero dimenticata.>>

Ok, c'era da aspettarselo, infondo è Elena <<Ho preso un altro impegno, con Nicholas>> continuò lei spostando lo sguardo preoccupato da me ad Aaron.

<<Ci avrei scommesso!>> la accusò lui

<<Va bene, tranquilla>> dissi io tirandogli una gomitata

<<Grazie, vi adoro>> stampò un bacio sulla guancia ad ognuno di noi <<Siete i migliori!>> urlò allontanandosi mentre la chioma di capelli biondi le ondeggiava sulla schiena.

<<E rimasero in due>> commentò Aaron un tantino accigliato.

<<Rilassati, amico, ha trovato il moroso...è una priorità>> dicendolo feci una smorfia per fargli capire che era ironico: le priorità di Elena Bianchi sono lo studio, la danza e poi, ovviamente, ci siamo noi.

Per tutta la strada verso la gelateria ci spintonammo, cantammo e parlammo del culo che avevo avuto in matematica. Arrivammo, ordinammo e pochi minuti dopo avevamo una bellissima coppetta di gelato davanti al naso.

<<Avanti, dai, dammi una sola ragione per cui dovremmo studiare matematica>> sfidai Aaron con la bocca piena di gelato alla nocciola.

<<Per prendere un bel voto>> disse <<e per non essere segati>>

<<Devo ammetterlo, a volte mi stupisci Walker>>

<<Si, lo so. Dai, lascia stare la matematica che è l'unica materia in cui sono decente>>

<<Tu, io non capisco niente!>> Dissi alzando gli occhi al cielo

<<Si, ma in compenso io faccio schifo in storia mentre tu sembri avercela nel sangue. Non per niente ti chiami Enea, no?>> Sorrise e finì di mangiare il gelato in silenzio. "Più epica che storia" pensai "peccato che non si studia in quarta"

<<Odio quel ragazzo, è un'idiota>> disse mentre passavamo nel parco dietro casa mia vedendo Nicholas ed Elena in lontananza.

<<Sei solo geloso>> dissi tirandogli una gomitata

<<Probabile, ma lo sei anche tu.>> mi rispose secco

<<Ok, calmati! È un'idiota lo ammetto...ma lo sei anche tu...quindi>> gli diedi una spintarella

<<Quel ragazzo non me la racconta giusta, Enea! Ho un bruttissimo presentimento>> continuò lui convinto.

<<Ok, Scherlock. Grazie per il gelato...ora ti saluto che devo studiare matematica>> lo salutai avvicinandomi alla porta di casa

<<Tanto non ci capirai mai niente di matematica!>> Commentò allontanandosi con un sorriso sornione.

<<Vero>> ricambiai il sorriso e suonai il campanello.

Mi aprì mia madre facendomi un sorriso sbilenco <<Tesoro, com'è andata?>>

<<Bene>>

<<Immaginavo, io devo andare a lavorare...ci vediamo dopo. Studia!>> L'ultima parola la sottolineò con un tono di voce che non ammetteva obiezioni.

<<Tranquilla Ma', ti voglio bene>> risposi con tono innocente

<<Anch'io>> mi diede un bacio ed uscì di casa velocemente. "Casa libera!" pensai euforico ma a smentirmi furono i rumori provenienti dalla camera di mio fratello, Luca.

<<Ciao idiota, chiudi la porta quando passi...e lavati se ti capita ogni tanto!>> Urlò sarcastico sentendomi togliere le scarpe in salotto.

<<Anche tu! La puzza di piedi arriva fino a qui. Ucciderà le piante di mamma>> urlai di rimando sorridendo. Chiusi la porta della sua stanza e superando quella di Emma mi chiusi nella mia.

"Non per niente ti chiami Enea, no?" Le parole di Aaron mi riecheggiavano nella testa come una cantilena interminabile. Mi sedetti alla scrivania e aprii il libro di storia di fronte a me. Non il mio, quello di Emma che è in prima e sta ancora studiando Alessandro Magno. Scorsi indietro le pagine fino ad arrivare alla Guerra di Troia. Lasciai il libro aperto sulla scrivania e mi infilai furtivo nella stanza della mia sorellina per prenderle il libro di epica. Quando tornai in camera, dopo la missione da 007, lo appoggiai sulla scrivania aprendolo sull'Iliade. "Questa si che è arte" pensai "Omero, o chi per lui, era un vero genio". I personaggi dei poemi epici sono fantastici: Achille, guerriero valoroso che sceglie una vita breve ricoperta di gloria piuttosto che una lunga e ordinaria che non verrebbe mai ricordata. Paride, orgoglioso, vile ed egoista che pensa a se stesso accecato dall'amore per la bellissima Elena, donna più bella del mondo. Ulisse, uomo di grande ingegno che combatte valorosamente più con la testa che con il corpo. Fa un viaggio lungo dieci anni per tornare nella sua patria, da sua moglie che lo aspetta senza dubitare e gli rimane fedele. E poi...e poi c'è l'Eneide: Enea, valoroso guerriero che parte per fondare una nuova città, che supera ostacoli e viaggi impetuosi e che si batte per l'amore di una donna, dopo aver perso la sua. Io mi chiamo Enea De Carlo e non è molto azzeccato come nome. Non ho niente di coraggioso o di guerriero in me. Aaron si sbaglia. Elena, quello si che è azzeccato come nome, lei è bellissima: i boccoli biondi le incorniciano il volto di perla e gli occhi neri sembrano sorridere quando parla...per non parlare del suo sorriso che ucciderebbe chiunque. Aaron...beh, lui è mitico ma non so da dove derivi il suo nome, suo padre è americano ed è per questo che si chiama così. Guardai l'orologio e scoprii che erano già le 18:00 ed era ora di mettersi a studiare. "Pensare troppo fa male" o almeno così dice mio padre. Aprii il libro di matematica e pregai perché il tempo passasse in fretta. Mi feci gli auguri da solo e immersi la testa nel libro di algebra che minacciava di mangiarmi.

AENEA: quando un ragazzo diventa LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora