Salutai Lorenzo e continuai per la mia strada. Ero sempre io a rimanere da solo, alla fine. Non che mi dispiacesse. Accompagnavo i miei amici e poi, finalmente solo, mi godevo la passeggiata in compagnia del silenzio. La stradina deserta era illuminata solo da vecchi lampioni, che regalavano, oltre ad una luce soffusa, un'atmosfera abbastanza singolare. Non incuteva timore, al contrario, a me, rasserenava.
O almeno quella era la sensazione che avevo prima di vedere una ragazza che correva sui tetti spioventi del mio paesino, con tanto di spada luminosa che le penzolava dalla cintura.
Rimasi immobile, nella zona d'ombra in cui mi trovavo, sperando di non essere visto. Non sembrava avere cattive intenzioni, ma decisi di non tentare di socializzare con una pazza che saltellava sui tetti. Nonostante il caldo, oltre agli shorts e alla canottiera nera indossava un impermeabile lungo, aperto sul davanti. Si fermò proprio sul tetto della casa che avevo di fronte sembrava cercare qualcosa. La coda che raccoglieva i suoi lunghi capelli biondi veniva sbalzata qui e là ogni volta che girava la testa in maniera complulsiva. Sbuffando aprì una piccola sacca che pendeva dalla sua cinta, dalla parte opposta alla spada, e ne estrasse un tablet. Tappò un paio di volte sullo schermo. Abbassando l'aggeggio si girò lentamente verso di me. Io rimasi immobile; non per scelta, sia chiaro, ero semplicemente pietrificato dalla paura. Non ero coraggioso nemmeno quanto bastava per darsela a gambe.
La ragazza continuava a guardare nella mia direzione, cercando, a mio avviso, di mettere a fuoco. Sembrava non avermi visto. "Questo coso non funziona!" urlò sbattendo il tablet a terra. Sbuffò un'altra volta. Con più calma lo raccolse e lo ripose nella sacca appesa alla cinta. Con un'inaspettata agilità saltò giù dal tetto e si incamminò verso la strada che dovevo fare io, per tornare a casa, dandomi le spalle. Distava da me pochissimi metri quando sul cellulare che avevo in mano comparì il sorriso da ebete di Lorenzo. Pochi secondi dopo la sigla di Gravity Falls che usavo come suoneria rieccheggiava nel silenzio della notte.
La ragazza si girò di scatto. Sta volta fui sicuro che mi aveva visto. Mi guardava dritto negli occhi con uno sguardo furioso. Mi si avvicinò con passo lento e sicuro, la suoneria ancora in sottofondo. Mi strappò il telefono dalle mani e lo scaraventò sul muro, frantumandolo. Involontariamente emisi un verso simile al cinguettio di un uccellino appena nato. Lo so, molto virile, ma io ci tengo al mio telefono. Niente più sigla di Graviity Falls.
Ora non so bene cosa successe. Ma non vedendo altra alternativa... mi inchinai. Non so bene perchè. Standole vicino sentivo il suo potere, la sua spada emanava un tenue bagliore. Pensai che se fosse mai esistita una dea guerriera, me la sarei immaginata così. Quindi sicuro di fare la cosa giusta mi inchinai.
"Ma che problema hai?" mi sghernì la ragazza.
Come non detto.
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Oscar
FantasíaAmbientata nel fantastico mondo creato da Rick Riordan, una storia completamente nuova,con altri personaggi e altre avventure.