castelli di sabbia

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Annabeth è seduta sul bagnasciuga.
Guarda vicino a se i bambini che costruiscono castelli di sabbia.
Scherzano, ridono e giocano.

Le onde le accarezzano le cosce, scivolano lungo le gambe e le solleticano i piedi.
Il vento le scuote i suoi riccioli dorati e le lascia in bocca un buon sapore di salsedine.

Annabeth è felice.
Il sole le bacia la pelle e splende, anche lui felice.

Una giornata perfetta.

Annabeth vuole chiamare Percy. Vuole condividere con lui la sua felicità.
Lo chiama.

Nessuna risposta da parte del figlio di Poseidone.
Annabeth sente qualcuno dietro di lei.
Gira la testa e incontra gli occhi di Percy. Lui è lontano da lei, e l'acqua gli cinge la vita.
Lui guarda verso di lei.
Lui le sorride.
Lei ricambia il sorriso.

Però Annabeth capisce che qualcosa non và.
Girà la testa verso sinistra, dove prima c'erano i bambina che costruivano con paletta e secchiello i loro piccoli capolavori.
I bambini non ci sono più.
I castelli sono caduti.

Annabeth rimane per un pò a fissare le torri disfatte, le mura crollate e il fossato inspiegabilmente pieno di un denso liquido rosso che assomiglia al sangue.

Annabeth torna a guardare Percy, che ancora le stà sorridendo.
La sensazione della ragazza torna. Qualcosa decisamente non và bene.
Annabeth sente qualcuno accanto a lei, in piedi, alla sua destra.
E capisce che Percy non stava guardando lei.

Annabeth fissa sbalordita Rachel che le sfila davanti superandola e avanzando nell'acqua, e raggiungendo Percy.
La felicità che provava prima è stata spazzata via da un soffio di vento, proprio come il sole sopra di lei.
Ora il mare è agitato, e grossi nuvoloni neri minacciano temporale.

Annabeth non è più sul bagnasciuga ora. È in alto mare, ma riesce ancora a vedere benissimo Percy e Rachel che si scambiano sguardi innamorati e baci appassionati.

Annabeth prova a nuotare. Vorrebbe raggiungerli, vorrebbe urlare.
Prova a farlo. Ma l'acqua le entra nella bocca, nel naso.
La figlia d'Atena riesce solo a emettere qualche lamento.
Inaspettatamente, Rachel e Percy captano queste flebili richieste d'aiuto. Ma anziché correre ad aiutare la ragazza loro cominciano a ridere.
Ridono, e Annabeth non respira.
Ridono, e Annabeth smette di combattere contro la forza delle onde.
Ridono, e Annabeth và sott'acqua.
L'ultima cosa che vede è il castello di sabbia disfatto, ancora sulla riva.


Annabeth si risveglia urlando nel suo letto.
Percy si sveglia di scatto, spaventato.
<Amore mio, che è successo!? > chiede preoccupato.
<un incubo... Tu... Rachel... Il mare... È... È... È stato orribile... > annabeth comincia a piangere, sconsolata.
Il viso di Percy tramuta da preoccupato a intenerito, e un sorriso dolce si schiude sulle sue labbra.
Le sue braccia si aprono per rinchiudere sua moglie in un tenero abbraccio.
<è passato, tranquilla, ora ci sono io qui. > dice con voce calma e rassicurante.
<ora torna a dormire...> sfiora la pancia ormai gonfia della sua Sapientona <...devi riposare per il bambino >

Waaa ora potete sclerare.
Ho scritto questo capitolo al volo, all'una, e sono stanca.
Perdonate gli errori!

Vita da semidioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora