Emily’s point of view.
Quel pomeriggio il tempo non era un granché e anche se avevo promesso ad Eric di portarlo al parco, lui stesso mi chiese di rimanere a casa, non voleva correre il rischio di prendere la pioggia; da quello che avevo capito, non la amava proprio per niente.
Aveva deciso di tirare fuori la pista del trenino che Álvaro gli aveva regalato per il compleanno.
Montammo tutta la pista nel salotto e la montammo tutta attorno al divano costruendo un percorso con molte curve.
“Dai, mettiamo il trenino e facciamolo girare!” disse alzandosi da terra e andando a prendere il trenino nella scatola.
Lo posizionò all’inizio della pista e si rimise seduto al centro della stanza vicino a me mentre costruivamo un altro trenino.
Álvaro non era in casa, non mi aveva detto dove sarebbe andato ovviamente né a che ora sarebbe rientrato.
“Emi, posso chiederti una cosa?” mi chiese Eric appoggiando la locomotiva del trenino davanti a sé.
Appoggiai i vagoni del treno anche io e mi girai verso di lui, attendendo che mi dicesse qualcosa.
“Come mai tu e Álvaro non vi parlate? Ti ha fatto il pollice in giù?” chiese con voce dolce.
Rimasi spiazzata da quella domanda e ci misi un po’ ad elaborare la risposta.
In realtà nemmeno io sapevo perché io e il padre ci parlavamo poco, forse perché eravamo troppo timidi entrambi anche se lui non mi sembrava il tipo da essere timido.
Lui era solo uno pezzo di ghiaccio, a tratti maleducato.
Era come se volesse allontanarmi anche se in realtà, non gli avevo fatto nulla.
“Non lo so perché io e Álvaro non parliamo, non ne abbiamo mai avuto l’occasione..” risposi notando solo allora che Eric non l’aveva chiamato ‘papà’.
“Perché me lo chiedi?” domandai poi prendendolo in braccio e mettendolo a sedere sulle mia gambe facendo sì che stesse più comodo.
“Perché..è come se fossi la mia mamma e vorrei averti sempre con me..” disse abbassando lo sguardo piangendo “Vieni a vivere con noi..” disse poi appoggiando la testa al mio petto e stringendo la maglia che indossavo tra le sue manine.
“Ehi, non piangere..” dissi accarezzandogli i capelli mentre lo abbracciavo forte.
Mi appoggiai con la schiena al divano e mi dondolai un po’ come per cullarlo e farlo calmare.
“Anche se non vivo qui con te, io sono sempre con te.” continuai mentre sentivo la mia maglia bagnata delle sue lacrime.
Vederlo così mi spezzava il cuore.
Da quando avevo quel lavoro, quel bambino era diventato la mia vita e ogni giorno volevo vederlo sorridere.
Guardai il braccialetto rosso che portavo al polso e me lo tolsi.
“Tienilo tu.” dissi “Così sarò veramente sempre con te.”
Lui alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise tra le lacrime infilando il braccialetto al polso destro.
“Lo sapevi che il rosso è il mio colore preferito?” disse sorridendo mentre con la manina si passava sulla guancia per togliere le lacrime.
“Davvero?” dissi sorpresa anche se il realtà sapevo che il rosso fosse il suo colore preferito.
Lui annuì e si attaccò al mio collo abbracciandomi stretta.
“Ti voglio bene, Emi.” disse.
Il mio cuore perse un battito al sentire quelle parole e quasi piansi anche io.
“Ti voglio bene anche io, piccolo.” sorrisi per poi lasciargli un bacio sui capelli mentre ancora lo abbracciavo e lo tenevo stretto a me.[…]
Aprii la porta del mio appartamento ed entrai sorridente.
Avevo passato il resto del pomeriggio con Eric a disegnare e ci divertimmo.
Dopo essere rimasti abbracciati per tanto tempo mi chiese di iniziare a disegnare e così ci mettemmo seduti al tavolo della cucina fino all’arrivo di Álvaro.
Eric gli saltò subito in braccio e gli raccontò del pomeriggio passato con me facendogli vedere il braccialetto.
Li vidi sorridere entrambi poi me ne andai.
“Ehi, sei tornata?” la voce di Giulia mi ridestò dai miei pensieri e la vidi davanti a me.
Aveva i capelli bagnati, probabilmente era appena uscita dalla doccia.
“Sì, da poco..” risposi appoggiando le chiavi al mobile dell’ingresso e il giubbetto all’attaccapanni.
“Come è andata a lavoro?” chiese.
“Benissimo!” risposi sorridendo.
“Racconta!” disse sedendosi sul divano, a fianco a me.
Le raccontai di tutto il pomeriggio passato con Eric.
“Quindi..vuole che tu sia la sua mamma?” chiese la mia amica quasi con occhi sognanti.
“A quanto pare..” risposi sorridendo ricordando i suoi occhi quando prese il braccialetto rosso dalle mie mani.
“Voglio tanto bene a quel bambino, è diventato parte di me..” dissi “Ogni volta che lo vedo mi rallegra il cuore e i suoi abbracci sono una cosa stupenda..” continuai.
“Ti ci vedo a fare la mamma..” disse la mia amica sorridendomi.
“Mi sembra tanto strano però..è completamente diverso dal padre e il rapporto che ha con me è in totale contrasto..”
“Una mamma e un papà non sono la stessa cosa..” disse Giulia “Tu gli dai l’affetto che una mamma dà al proprio bambino, l’affetto del padre è diverso..” continuò.
“Ho notato anche un’altra cosa..” dissi ripensandoci.
“Cosa?” mi chiese la mia amica.
“Che non lo chiama papà..” dissi poi riferendomi ad Álvaro.
“Quindi..?” chiese non capendo “Tu pensi che non sia il padre?” chiese poi.
“Veramente non ci avevo pensato..” risposi “Ma potrebbe anche essere..con tutto quello che non so di lui, non mi stupirebbe..” conclusi appoggiando la testa allo schienale del divano.
“Mi porti a conoscere Eric?” chiese la mia amica sottovoce, come se avesse paura.
“Certo!” risposi “Vieni domani a lavoro con me!” continuai per poi alzarmi dal divano.
“Vai a farti la doccia?” chiese lei accendendo la televisione e io annuii aprendo la porta del bagno.
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I call it magic, when I'm with you.
Фанфик"Do you believe in magic?" "Oh yes I do, of course I do."