Prologo - Vorrei solo andare in un posto dove nessuno conosca il mio nome.

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Solo. Come sempre sono solo... con una sola, piccola, ma fondamentale differenza: questa volta non è dipeso da me.

Sono seduto sopra il tetto che copre la finestra della mia stanza. Piove a dirotto ma onestamente non me ne frega un cazzo; i capelli castani più chiari mi ricadono davanti agli occhi, osservo le gocce d'acqua che cadono da quest'ultimi cercando di non pensare. Non pensare. Non pensare. E' l'unico modo per non impazzire ulteriormente. Non pensare. Non pensare. O forse è l'unico per impazzire del tutto. Non pensare. Non pensare. Mi compaiono davanti una testa di capelli corti castani e due occhi verdi, molto profondi ma anche adirati. No... Non ancora! - Kirschtein sei una testa di cazzo! - la voce del ragazzo mi rimbomba nelle orecchie forte e chiara. So bene a chi è indirizzata la rabbia che vedo negli occhi di Eren Jaeger: è per me, tutta, e so anche di meritarmela, tutta.

La visione cambia, e mi ritrovo davanti il volto del mio migliore amico; lo riconoscerei fra mille, con quei capelli corti rasati quasi a zero e quegli occhi castano quasi dorato nei quali ho sempre trovato un compagno fedele... ma ora vedo solo il disprezzo sul viso di Connie Springer - Io ti credevo diverso - Dice la voce di del ragazzo. Quelle parole mi feriscono come se fosse la prima volta che le sento. Ogni volta è come se fosse la prima, come se non dovessi mai dimenticare i miei errori, per quanto siano enormi e merdosi.

Il terzo viso che compare è quello dell'altra mia migliore amica, i capelli corti si allungano e si colorano di castano, legati in una coda alta. Sasha mi guarda con distacco, come se non provasse nulla; è proprio questo che mi spiazza, sempre. Sono abituato a sentirmi sbraitare addosso da lei, sia che sia euforica o che sia in collera. Mi osserva, come se dovesse farmi uno scanner - Mi fai schifo Jean... - Questo mi dice per poi subito sparire.

- No Sasha! Ti prego aspetta! Posso spiegare... - tento di dire all'allucinazione. Spiegare? Spiegare cosa? E sopratutto a chi? Tu sei solo Jean, solo.

Le lacrime ricominciano a scendere, sembra che in questi giorni siano le mie uniche compagne.

Ti prego... falli smettere! Mi ritrovo a pregare un qualunque essere superiore in ascolto, sperando che queste visioni che mi perseguitano possano smettere prima o poi.

Un quarto viso si manifesta; ha sempre i capelli castani e legati, ma questa ragazza li raccoglie in una coda bassa. Il volto è tempestato di lentiggini ed è di carnagione abbronzata, gli occhi talmente scuri da sembrare quasi neri mi guardano, mentre l'espressione del viso di Ymir si contrae in una smorfia rabbiosa, lasciando scoperti i denti bianchissimi. - Sai Kirschtein, prima pensavo solo che fossi un po' tonto, ora so che sei un'ammasso di putridume ambulante! - con queste parole la Ymir immaginaria si dilegua lasciando al suo posto un Ragazzo dai capelli biondi e corti, molto corti e dagli occhi verdi. Mi guarda con un ghigno beffardo - Ben fatto mezza sega.

Vorrei prendere a schiaffi il viso di quello stronzo di Reiner per avermi convinto a fare la più grande cagata della mia vita, ma non faccio nemmeno in tempo a caricare il pugno che l'illusione muta ancora...

I capelli biondi si allungano, i lineamenti diventano gentili, quasi infantili e gli occhi si tingono di azzurro cielo. E' il volto di Armin Allert a presentarsi davanti a me; mi scruta con quegli occhi tremendamente espressivi, che ora sono rossi di pianto. Non riconosco, o meglio non voglio riconoscere l'espressione che ha in volto anche se so che è diretta a me. La bocca solitamente sempre incurvata da un sorriso timido è ora contratta in una line retta, anche se riesco a scorgere il labbro inferiore che trema, segno che sta per cedere.

- Io mi fidavo di te Jean...- Sussurra Armin Allert senza guardarmi negli occhi.
Lo so penso.

- Io ti ho dato tutto... - dice con rabbia repressa nella voce.
Lo so penso ancora.

My Castle of GlassWhere stories live. Discover now