Un mese e due settimane prima...
Jean
La sveglia suona alle 6:30 precise, ma il suo suono è perfettamente inutile poiché sono sveglio da ormai più di tre ore e mezzo. Appena l'aggeggio scatta sul mio comodino ci sbatto sopra la mano malamente, sperando quasi che si rompa, anche se non succede. Levo la coperta ed il piumone e mi siedo sul bordo del letto. Non ho voglia di alzarmi, proprio per niente... ma so che se mi rimettessi a letto (cosa che potrei fare e che ho già fatto tante volte) sarebbe solo peggio, perché tutti i mostri sotto il letto che perseguitano le mie notti ritornerebbero, e onestamente piuttosto che continuare a riflettere guardando quel cazzo di soffitto preferisco andare a scuola, dove posso permettermi di "staccare" il cervello e pensare a qualcosa di meno stressante; ironico vero? Prima di conoscere Lui mi rilassavo solo quando uscivo dall'università, ora invece lo studio è l'unico modo che ho per... come dire cancellare i brutti pensieri, per anche solo poche ore. Mi metto le mani aperte sugli occhi perché il solo ricordarmi che è grazie a lui se ora sopporto la scuola mi vengono le lacrime agli occhi, e non posso permettermi di piangere ancora, l'orgoglio mi impedisce di farlo. Sono patetico.
Mi passo le mani da sopra gli occhi fino a farle sprofondare nei capelli castano quasi biondo, e me li scompiglio per bene, per poi ridiscendere sulle guance e tirarmi due schiaffi per darmi la carica per alzarmi in piedi. Esco dalla camera e mi faccio una doccia. Esco dal bagno completamente nudo e butto il pigiama nella cesta degli abiti da lavare. Con il sedere all'aria mi dirigo verso l'armadio, afferro la mia maglietta preferita con quel disegno che adoro e l'annuso; non puzza, posso metterla ancora. Me la infilo. Subito dopo mi metto le mutande, un paio di pantaloni con dei tagli sul davanti neri e le mie All Star bianche. Mi avvicino alla sedia, sposto un po' di fogli da disegno che sono accatastati su di essa e afferro la camicia madras rossa e nera che mi piace particolarmente e me la metto lasciandola sbottonata.
Mi metto davanti allo specchio e come sempre info il piercing sul labbro inferiore che ormai, insieme a quello sulla lingua è diventato il mio marchio di fabbrica.
Esco dalla stanza e faccio colazione velocemente con una fetta di pane con della marmellata, non ho mai avuto abbastanza pazienza per la colazione. Mi metto l'eschimo appeso all'appendi abiti, prendo le chiavi della moto e di casa dal mobile all'ingresso, afferro lo zaino seguito dal casco ed esco. Piove. Cazzo penso, non mi piace la pioggia se devo guidare, mi costringe ad andare piano.
Salgo sul mio fedele modello di KTM 205 dal vivace colore arancione, abbasso il vetro del casco, accendo il motore e esco dal vialetto di casa mia in direzione del centro universitario. Come ho detto prima odio guidare con la pioggia, c'è traffico, quindi non posso andare veloce come piace a me. Svicolo fra le macchine ferme in coda, finché raggiungo la via principale dove si affaccia il parcheggio della scuola. Ringrazio il cielo per essere arrivato quando entro nella zona riservata alle moto e mi accorgo di una cosa che mi fa imbestialire. Ma porca vacca puzzona! Perchè non devo mai riuscire a posteggiare nel mio posto preferito?! Con mio sommo rammarico mi metto nell'unico posteggio libero, quello proprio sotto al pino, grazie al quale mi ritroverò la sella piena di aghi e resina. Fantastico.
Frequento il primo anno del corso di Psicologia, anche se io avrei preferito condurre studi di tipo artistico (basta guardare la mia stanza, piena di fogli, blocchi da disegno e materiale vario), ad esempio un'accademia o cose del genere... ma ovviamente i miei genitori, da tipici borghesi arricchiti quali sono, quando lo sono venuti a sapere per loro non ha aveva alcuna importanza che io fossi portato, no, io avrei dovuto avere una laurea in mano, perché (cito parole testuali) " già non trovano lavoro quelli con laurea e master, per cui figurati un ragazzo che ha frequentato una scuola d'arte".
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My Castle of Glass
Hayran KurguArmin Allert e Jean Kirschtein sono due ragazzi che frequentano la stessa università, ma non si conoscano affatto, nonostante abbiano anche degli amici in comune. Jean sa solo che Armin è il classico bravo ragazzo diligente e responsabile. Al contra...