Parte Uno

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Conosco una storia che narra di una bambina. La piccola viveva in un giardino verdissimo ma monotono, dove si vedeva solo erba brillante e un albero. La bambina non aveva genitori,così cercava di sopravvivere mangiando dei frutti sugli alberi del suo villaggio, mostrandosi di rado agli abitanti. La maggior parte del tempo, però, lo passava nei pressi dell'albero, in quel giardino dimenticato dal mondo, giocando da sola, arrampicandosi sui rami o parlando alla pianta. E l'albero le rispondeva, a modo suo, con piccoli suoni e lievi rumori.

Per i primi tempi non si capivano, ma con il silenzio e la necessità di comunicare con qualcuno, nacque tra loro una sorta d'intesa, di legame, che con il passare del tempo si rafforzò. La bambina esprimeva all'albero tutti i suoi pensieri, prima raramente e con timidezza, poi con più fiducia. Gli parlò della sua solitudine, della voglia di cambiare e della tristezza per la mancanza di affetto; l'albero le rispondeva sempre con fruscii, cinguettii e silenzi. In questi rumori la bambina poteva comprendere i pensieri dell'albero, nei suoni dolci di consolazione vedere il suo affetto. Grazie a queste risposte lei capiva che non era sola, che lui condivideva gli stessi sentimenti e che, in fondo, la felicità poteva esistere anche per loro due, così soli nel mondo ma altrettanto vicini tra loro.

Qualche volta la bambina aveva paura che l'albero non fosse altro che un amico immaginario, che in realtà fosse stata veramente sola per tutto quel tempo; oppure che avesse deciso di non rivolgerle più la parola o, peggio, che egli fosse morto; ed era in questi momenti che si sentiva perduta, tutte le certezze che aveva avuto prima scomparivano e lei si sentiva disperata, piangeva tantissimo, ma nessuno la sentiva, nessuno la soccorreva né la rassicurava. Quando smetteva non dormiva, ma cadeva in una specie di trance, e quasi sembrava morta.

Ma ecco che sentiva un piccolo fruscio, un suono lievissimo, un ticchettio che solo chi li attendeva li avrebbe notati o anche solo uditi, così lei capiva che non era sola, che non era mai stata sola e che mai lo sarebbe stata. Si ricordava di tutto il tempo passato assieme, della loro compagnia e consolazione reciproche, di quel nido di uccelli che una volta avevano protetto da un gatto;allora tornava piangere, stavolta più forte di prima e riabbracciava l'albero, suo compagno, suo amico, suo padre e sua madre, unico punto di riferimento in quel loro mondo smarrito nel nulla.

Passò il tempo anche per loro e la bimba crebbe, diventando prima fanciulla, poi ragazzina e infine giovane donna. Mai, però, si era dimenticata del suo albero al quale restava sempre legata, come da un filo sottile, trattenendosi dal desiderio di cercare persone nuove e scoprire il mondo. Un giorno capitò in quel villaggio un ragazzo che era onorato e rispettato da tutti. Mentre girovagava da quelle parti notò quel giardino anonimo e ci entrò. Fu molto sorpreso della presenza della ragazza che dormiva ai piedi dell'albero, così la scosse. Quando quella si svegliò si spaventò molto e salì veloce sopra alla pianta, nascondendosi tra le fronde e guardandolo di nascosto, prima con timore, poi con curiosità. Usando parole rassicuranti il ragazzo riuscì a farla scendere. Incominciarono a comunicare tra loro attraverso gesti, poiché la ragazza non parlava "Per timidezza?- si chiedeva il giovane -o perché non ne è capace?"

Si conobbero e si innamorarono. Da una parte il giovane uomo, che era il principe (il re era suo zio), era incredulo e allo stesso tempo affascinato dall'ingenuità e innocenza della ragazza, totalmente inconsapevole e ignara di tranelli e ipocrisie; dall'altra, ella era molto incuriosita dal nuovo arrivato e si sentiva attratta da lui, così fiero e bello ma anche così triste, in un modo che era familiare a ciò che lei aveva provato in passato; ma, allo stesso tempo, percepiva che in quel sentimento ci fosse qualcosa di differente, come se il ragazzo lo vivesse in maniera diversa. Impararono a comunicare meglio, a farsi capire; lui le insegnò a parlare meglio e a scrivere, ma la istruì anche sull'arte, sulla musica, sull'architettura, sulle religioni e addirittura su nozioni base di scienze, medicina e astronomia; così passavano il tempo assieme in quel giardino, ma mai si dissero di amarsi, mai provarono a fare qualcosa di più oltre a quello che facevano di solito. Si amarono, a modo loro, di quell'amore puro che non ha bisogno di esprimersi, ma che si trova nell'aria e che si concentra nel silenzio.


\\Ok, cari lettori, qui scrive l'autrice di questo piccolo racconto da due capitoli: esso è il primo che pubblico su wattpad, quindi siate gentili con il giudizio, per favore ^_^

Dunque, dovete sapere che questa storia è nata in realtà molto tempo fà, in pratica ha avuto origine dalla mia testolina quattro anni or sono, quando io ero solo una ragazzina di seconda media in piena estate; ma la scrittura vera e propria è iniziata in fretta e furia (iniziata una sera e finita in quella stessa) due anni fà, circa. Durante l'estate ero andata per una settimana in montagna per un campus estivo con la mia orchestra di violini e chitarre(e non solo) per rinnovare il nostro repertorio di canzoni. Il posto mi piaceva molto e ogni tanto noi ragazzi dell'orchestra ci raccontavamo delle storielle. Un giorno, una dei ragazzi più grandi mi chiese a bruciapelo di raccontargliene una, probabilmente si annoiava, e io non sapevo che raccontarle, visto che sul momento non mi veniva in mente niente. Però durante il giorno e la notte stessi rimuginai sull'accaduto e quindi mi venne da creare questa storia: una bambina protagonista, il suo migliore amico albero, dotato di anima, sentimenti e pensieri, e l'onesto principe stufo del mondo contemporaneo che prova meraviglia di fronte al modo nuovo, puro e innocente della ragazza.

To be continued... 

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