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Lucia aveva 10 anni ed era una ragazzina sola.
Aveva perso madre e padre in guerra.

Viveva ad Udine con sua nonna Gianna.
Gianna era molto malata e, tutti i giorni, Lucia usciva di casa e correva in mezzo al frastuono dei cannoni e delle bombe per andare a prendere del pane dal fornaio.
Ogni volta che una bomba le esplodeva vicino, la ragazzina era molto spaventata e dispiaciuta per quello che stava accadendo nel suo paese.
Portava il pane alla nonna e andava in giardino.
Gli unici amici che aveva erano le bombe ed i cannoni.
Si stendeva per terra e sentiva le urla
della gente e le esplosioni in lontananza anche se non le piaceva ascoltare l'arrivo della morte, ma era l'unica cosa che poteva fare.


Era il 7 marzo 1945, Lucia si era appena stesa sull'erba, quando una bomba accanto alla casa esplose! Lucia saltò in aria e venne scaraventata a terra con violenza. Con il braccio sanguinante corse in casa e trovò la nonna distesa lungo l'ingresso. Cercò di portarla in salvo ma, quando riuscì a tirarla fuori dalle macerie, la nonnina non respirava più.
La sotterrò proprio nel punto in cui era esplosa la bomba.

Passarono i giorni e Lucia se ne stava in una caverna a piangere.
Una mattina si svegliò a causa di un rumore. Proveniva dal bosco in cui si trovava la caverna.

Quando la ragazza uscì, si trovò davanti un animale sanguinante e pieno di ferite. Riusciva a malapena a reggersi in piedi. Lucia aiutò il cavallo a camminare e a stendersi. Lo pulì e lo disinfettò. Sotto la sporcizia depositata sul pelo c'erano cicatrici ovunque.
Il cavallo aveva un pelo morbidissimo di colore bianco come la sua coda e la sua criniera. Le balzane erano di colore grigio. Il cavallo, piccolo com'era, aveva 1-2 anni circa: era ancora cucciolo.
Lucia pensò che prima di andare a correre nei prati, lei e il piccolo cavallo dovevano conoscersi e collaborare insieme.
Lucia si fece annusare e, successivamente, incominciò a coccolare il suo nuovo amico.

Passò una settimana e Lucia si rese conto di non aver ancora dato un nome al suo puledrino. Decise di chiamarlo Ghiaccio.
Da quel giorno Lucia insegnò a Ghiaccio ad arare la terra, trainare i carri, saltare gli ostacoli e anche a difendersi. Infatti, ad Udine, erano solite le rapine di armi e oggetti preziosi da parte dei ladri.

Un giorno Lucia aveva mandato Ghiaccio a fare una passeggiata nel bosco. La ragazza andò a letto perché si sentiva poco bene. Quando Ghiaccio tornò a casa, vide intrufolarsi nella loro caverna dei ladri con dei grossi sacchi in mano. Corse subito verso di loro e cercò di mandarli via scalciando e inseguendo i rapinatori.
Nel frattempo Lucia si era svegliata e aveva assistito alla scena: Ghiaccio aveva tirato un calcio in faccia a uno dei due uomini e aveva inseguito l'altro fino a farli andare via.

La ragazza aveva ringraziato il cavallo e si era complimentata con lui per quello che aveva fatto.

AMICI PER LA VITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora