scrivo qui – solo per questa volta – lo spazio autrice per dirvi prima delle cose. la copertina è stata realizzata da tnrouge ci tengo a precisare che questa storia non è totalmente frutto della mia fantasia, ma è nata da un'idea di @mukesecs, che ringrazio ancora – sono asfissiante, oh mio dio – e che, inoltre, ogni nick citato nella storia è frutto di nemmeno due minuti di ragionamento, quindi, se è uguale al vostro, mi dispiace, non era mia intenzione plagiarvi! ogni titolo menzionato è una canzone di 2Pac, quindi, se vi ho rubato il titolo, sappiate che non è assolutamente voluto!detto questo, spero che questa prefazione vi piaccia!
Blake
[ n.f. deriva dal tedesco, nero, scuro ]Il fumo usciva a piccoli sbuffi dalle sue labbra carnose tinte di un leggero pesca, mentre, con la mano libera dentro la tasca del suo cappotto – rigorosamente rosso –, tentava di coprirsi il più possibile dal freddo che, quell'anno, aveva caratterizzato il mese di Novembre.
Era da tre quarti d'ora che aspettava alla fermata il bus che l'avrebbe, finalmente, portata a casa. Non ne poteva più di stare lì, ferma come una statua e, per giunta, da sola. Non rientrava nel suo carattere rimanere immobile per molto e di non parlare con nessuno. Forse, all'inizio, Blake poteva risultare molto chiusa e davvero acida, ma bastava un giorno in più passato in sua compagnia per capire che lei era tutto il contrario di ciò che mostrava in primo luogo. Amava la compagnia, il terrore di rimanere sola la tormentava giorno e notte, tanto che preferiva avere falsi amici che non averli proprio. Per sua fortuna, lei delle compagnie vere le aveva – oltre alla sua famiglia –. C'era stato qualcuno che non l'aveva discriminata per il suo colore più scuro della pelle e che non si era fermato alla strafottenza che voleva far trapelare. Aveva scavato più a fondo e aveva visto la vera Blake. La giovane ringraziava chiunque ci fosse stato alle spalle di questo miracolo perché lei non poteva vivere senza Ashley e senza i suoi sorrisi contagiosi: irrimediabilmente omosessuale e con uno strano spiccato senso di moda – aggiungendo ovviamente la cotta classica per il quarterback della scuola –, lui era l'unico amico a cui Blake si fosse realmente affezionata e con cui aveva un rapporto più speciale che con sua sorella – avente lo stesso nome, precisava sempre lui –.
La sigaretta si consumò in dieci minuti, prima di essere buttata ai suoi piedi e schiacciata dalle sue scarpe da ginnastica. Sbuffò ancora, sporgendosi sulla strada per cercare di vedere un autobus giallo ma l'unica cosa che riuscì a vedere, a causa anche della leggera nebbiolina che si era formata quel giorno, furono i fari accesi delle macchine che sfrecciavano a tutta velocità sulla stradetta isolata. Se solo si fosse scoperta di più, Blake sarebbe potuta facilmente passare per una prostituta.
Invece, sotto al cappotto che la copriva interamente, indossava dei semplici abiti. Quel giorno aveva deciso di indossare una delle sue magliette a maniche corte preferite – poi si lamentava di aver freddo –. Era una di quelle con la fantasia stampata, ma che, in questo caso, raffigurava uno dei suoi miti, purtroppo scomparso nemmeno dieci giorni dopo la sua nascita. Si trattava di Tupac, uno dei più grandi rapper di tutti i tempi. La foto era in bianco e nero e raffigurava lui a torso nudo. Sotto indossava dei pantaloni rossi – in tinta col cappotto – abbastanza larghi, che si abbinavano perfettamente ai dettagli del medesimo colore delle sue scarpe sportive.
Presa dalla noia – e dall'amara verità che il bus non sarebbe passato prima di un'ora – si sedette sui posti vuoti della fermata, prendendo il suo telefono dalla tasca destra. Giurò di averlo sentito gelato sotto ai polpastrelli.
Dopo aver digitato il codice, come da routine, passò in rassegna di tutti i suoi social. Amava ogni cosa li riguardasse, si era iscritta ad ogni sito possibile. Voleva condividere con tutti ciò che faceva e non le importava che, magari, a qualcuno non interessasse. Loro potevano semplicemente non seguirla, il problema, quindi non sussisteva.
Sorrise alla vista delle notifiche di Wattpad che aveva ricevuto quel giorno. Non poteva considerarsi una scrittrice professionista, ma la sua storia – U Can Be Touched, un titolo preso fieramente dall'album di 2Pac "Still I Rise" – aveva raggiunto un discreto successo, che non le dispiaceva. Lei apprezzava tutto il supporto da parte dei suoi lettori e, quando la connessione internet aveva voglia di collaborare, lei provava a rispondere a tutti i commenti che aveva ricevuto nel capitolo del giorno.
Tra le notifiche avute, spuntava una in più, fra i messaggi privati. Incuriosita, Blake cliccò su di essi, pentendosene nemmeno un minuto dopo. Non solo chi le aveva scritto aveva un nick che assomigliava allo schifo, ma il suo messaggio riguardava il pubblicizzare la storia che scriveva, cosa che diede altamente fastidio alla ragazza che, non pensando ai sentimenti del ragazzo o della ragazza dietro lo schermo, rispose di fretta e furia.
moanf0rzay – Heyy, ciao! Scusa il disturbo, ma potresti leggere la mia storia "Baby Don't Cry"? Ci tengo molto ad avere un tuo parere!
All the love! xxcherocolate – no cazzo, come ho già scritto nella descrizione non accetto spam
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Short Story/ da un'idea di @mukesecs / moanf0rzayn - Heyy, ciao! Scusa il disturbo, ma potresti leggere la mia storia "Baby Don't Cry"? Ci tengo molto ad avere un tuo parere! All the love! xx cherocolate - no cazzo, come ho già scritto nella descrizio...