26. Il rapimento pt.2

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Bacioni,
~♡and☆

Quella persona mi sbatte a terra, riuscendo con successo a non farmi scappare. Sento la stessa risata che ho sentito al telefono nel pomeriggio: era quello che aveva rapito Sebastian.

"Noto con piacere che sei arrivata in perfetto orario" mi dice. Sento che mi sta prendendo il telefono dalla tasca dei jeans.
"Non hai chiamato nessuno. Sei brava per essere una ragazza che è stata ricattata. Quasi mi dispiace dirtelo, ma abbiamo dovuto bruciare la tua macchina per non farti scappare". Dopo quelle parole cerco di girarmi verso la macchina e la vedo avvolta dalle fiamme.
"Pensavi di darmi un assegno, prendere il tuo amichetto e andartene nel giro di 5-10 minuti? Che ingenua... " mi dice ridendo di nuovo. Era solo una grande presa in giro.
Dopo essermi accorta di tutto questo, lui mi lega i polsi e le caviglie con delle corde.
"Questa sarà la tua nuova casa per il resto della tua vita. Buona notte" Dopo aver detto queste parole si allontana, ed é chiaro che non sta scherzando.
Comincio a piangere dalla disperazione, stesa sul cemento che mi fa tremare per quanto freddo é. Durante la notte ho fatto un sogno strano: mi ero svegliata in una specie di scatola rettangolare, si poteva capire che mi trovavo in un luogo chiuso perché potevo vedere un soffitto guardando in alto. Sul soffitto c'erano delle decorazioni dorate e delle scritte in latino: ero in una chiesa. Ad un certo punto sento una voce femminile che si fa sempre più forte, e dopo qualche secondo la riconosco, sapendo con certezza che si tratta di Katelynn. Si avvicina a me, e riesco a guardarla: é vestita di nero e il trucco è rovinato dalle lacrime che sta versando. Al suo fianco c'è Alejandro in giacca e cravatta, che mi guarda con aria triste.
"É finita, Kelly" dice singiozzando "Non dovrai più soffrire. Sono contenta per te, forse non saprai mai quanto sto soffrendo io, in questo momento. Non ti sei mai meritata di vivere in un mondo come questo, che ti ha portato tante sofferenze. Ma ora va tutto bene, perché la tua nuova vita sarà fantastica. Tranquilla, Sebastian ti accompagnerà" Vorrei tanto alzarmi e abbracciarla, ma non riesco a muovermi. Mentre lei si allontana, mi accorgo che quella scatola è una bara.

~

La mattina seguente vengo svegliata dallo stesso uomo di ieri.
Mi spinge cercando di farmi muovere, ma non riesce a spostarmi più di tanto visto che ho le caviglie legate. Dopo tanto tempo e tanto dolore a causa degli spintoni e dei calci arrivo davanti ad un tavolo, attorno a quel tavolo c'erano altri 2 uomini. Mi fanno mangiare dei cereali direttamente dalla scatola e del latte direttamente dalla bottiglia.

"Vuoi qualcos'altro?" Dice uno degli altri due uomini.
"Voglio sapere come sta Sebastian" Non posso più sopportare tutti questi maltrattamenti, sapere qualcosa su Sebastian mi farà sentire meglio.
"Vorresti anche vederlo,forse?" Dice lo stesso uomo con un tono sarcastico.
"Si" ho risposto, anche se non me l'avrebbero fatto vedere.
"Mi dispiace, ma lui non é qui" Sono rimasta scioccata da quelle parole.
"Dov'é?"
"É andato in banca per prendere i soldi che ci spettano. Dopo decideremo se lasciarti andare o no" Lasciarmi andare o no?
"Dai, bevi altro latte" Mi obbliga a bere tutta la bottiglia,e dopo aver finito comincia a girarmi la testa e i miei occhi si chiudono improvvisamente.

~

Mi sveglio improvvisamente, e mi accorgo subito che é notte e che sono legata ad una sedia. Alzo lo sguardo e dopo un giorno di agonia posso finalmente vedere Sebastian, anche lui legato. Ci fissiamo per alcuni interminabili secondi.

"Bene bene bene" Dice quella voce che ho sentito per le ultime 24 ore. "Siamo arrivati alla resa dei conti" Le ultime 3 parole m'inquietano. "Possiamo torturarvi quanto ci pare, ma potreste comunque dire tutto alla polizia. E noi non vogliamo che ci siano testimoni... Spero possiate capire. In ogni caso vi do un minutino per dirvi addio" E così ci lascia da soli.
Io mi metto a piangere, Sebastian ha gli occhi lucidi ma si trattiene.

"Ti amo" Gli dico. Mi fa piangere ancora di più dirlo, perché non potrò mai più farlo.
"Ti amo anch'io. É tutta colpa mia, non avrei dovuto coinvolgerti"
"Non é colpa tua se ti hanno preso in ostaggio"
"Ma avrei potuto chiamare qualcun'altro"
A questo punto mi ricordo una cosa: non gli ho mai detto di aver abortito. Ho paura a dirglielo, ma non ci posso fare a meno.
"Devo dirti una cosa importante"
"Dimmi"
Respiro profondamente prima di confessare, ma prima che possa aprire bocca ritorna quell'uomo con i suoi compagni, con una pistola in mano.

"Allora, chi muore per primo?" Nessuno dei due ha il coraggio di parlare. "Ok, allora decido io."
Ci punta la pistola addosso e chiudo gli occhi. Sento uno sparo. E poi un altro. Riapro gli occhi e dopo tanta confusione mi accorgo di essere ancora viva. Davanti a me c'é ancora Sebastian, e anche lui é vivo. Mi giro e vedo dei polizziotti che stanno ammanettando quegli uomini. Siamo salvi.

Il traditore /Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora