capitolo 4

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Ecco fatto. Avevo caricato anche l'ultima valigia. Montai in macchina. Vicino a me c'era Leo. Presi il mio amato mp3 dalla borsa. Misi le cuffiette e feci partire la riproduzione casuale. Partí subito "Pain of love", dei Tokio Hotel. Erano il mio gruppo preferito. Intanto guardavo le goccioline che si posavano sul vetro con ritmo costante. Dopo 3 lunghe ore di viaggio, facemmo una sosta ad un autogrill. Genn e Leo fecero uno uno spuntino e ripartimmo. Io non ho mangiato nulla, non avevo proprio fame, come al solito.

"Non hai preso niente?" mi chiese Leo.

"No", risposi, "Ma tanto ci sono abituata"

Genn rimaneva in silenzio. Si limitava solo a guardarmi dallo specchietto.

"Cosa intendi dire con questo?"

"Solo un mese fa sono stata dimessa. Per due anni sono stata depressa. Non mangiavo nulla e di nascosto mi tagliavo... Che diminuivo di peso mamma e papà se ne erano accorti. Per questo mi hanno portato in quella clinica per 'persone con disordini alimentari', come la chiamavano loro. Che mi tagliavo però non lo sapevano e mai lo sapranno. Loro e i medici, dato che avevo messo su 2 chili, pensavano io stessi di nuovo bene. Per questo mi dimisero. In realtà quei due chili erano semplicemente 2 litri d'acqua e due tasche piene di sassolini ..."

Vidi Genn con gli occhi lucidi e Leo che mi guardava incredulo.

"io non ci posso credere..." disse Leo

"Anche io lo trovo assurdo" affermò Genn.

Io alzai le maniche della mia lunga felpa nera fino al gomito e rivolsi gli avambracci verso l'alto. Appena videro cosa ero stata capace di farmi in coro entrambi chiesero "Perché?"

"Il perché me lo sono sempre chiesta anche io. Semplicemente ero stufa di vivere. O forse ero talmente falsa da cercare di fare impietosire gli altri. Tutto è iniziato quando i miei compagni incominciarono a bullizzarmi... Non ho mai parlato con nessuno di questi miei problemi e siccome mamma e papà erano sempre fuori per lavoro, nessuno mi poteva aiutare."

Leo mi prese le mani e sorridendomi mi disse: "Tranquilla sorellina, in Germania potrai rifarti una nuova vita e poi... Ci saremo noi al tuo fianco"

"Grazie ragazzi, vi voglio bene." risposi, accennando un sorriso.

Ero fortunata ad avere due fratelli come loro. Leo era davvero un amore e per me lui c'era sempre. Poi c' era Genn. Beh, che dire di Genn. Lui è sempre stato molto freddo con me. Non parlavamo molto. Lui si limitava ad osservarmi. E nonostante non avertissi molto la sua presenza. Lui era sempre lí... È sempre stato lí, a vegliare su di me. Il fatto è che aveva un modo tutto suo di esprimermi amore. Infatti non ci siamo mai detti un "ti voglio bene" a parole in tutta la nostra vita. Ce lo dicevamo con gli occhi, con quegli sguardi di pochi secondi, che peró sembravano infiniti. Non saprei come descrivere il rapporto tra me e lui. Sapevo solo che il nostro rapporto era diverso. Diverso da tutto il resto dei rapporti fraterni di questo mondo.

Il rumore di un freno mi rapí dai miei pensieri. Eravamo arrivati in quella che sarebbe stata la nostra futura casa. C'era un giardino immenso e anche la casa non aveva dimensioni scarse. Genn spinse il grande portone bianco e si fece da parte per far passare me e Leo. La casa era bellissima, aveva un salotto grande e arredato con molto gusto. Anche la cucina era altrettanto bella e spaziosa. Davanti a me vidi delle scale bianche a chiocciola. Portavano al piano superiore, dove si trovava anche la mia nuova camera, dedussi. Guardai Genn come per chiedergli il permesso. Fece cenno di sí con la testa. Salii al primo piano. C'erano quattro stanze. Una matrimoniale, una singola, un bagno e un fondo al corridoio c' era  la mia futura camera. Chiusi gli occhi, avanzai verso la porta. Abbassai la maniglia, spinsi e aprii gli occhi. La camera era davvero bellissima. C'era un letto con le lenzuola bianche e celestine da una piazza e mezzo, un divanetto nero, una scrivania e infine un armadio immenso. Certo era un po' spoglia ma avrei potuto arredarla a mio piacimento. E poi era enorme, cosa potevo chiedere di più? Stavo per appoggiare la valigia a terra, quando sentii un respiro calmo e caldo sul collo. Era Leo.

"Ti piace la stanza?" chiese speranzoso

"Certo, è bellissima, grazie mille." risposi.

Lui mi abbracciò dicendomi: "Per la mia dolce sorellina questo e altro".
Sorrisi.

Ad un tratto mi sollevo le maniche della felpa. Si soffermó a guardare i miei tagli. Mi bació i polsi dicendomi: "Prometti che non ci proverai mai più"
"lo prometto" gli dissi sincera.
Si stavolta volevo smettere per davvero. Mi ero trasferita e per me stava per iniziare una nuova vita, volevo iniziarla al meglio.
Leo uscí e io lo seguii fino al piano di sotto.
Dalla cucina proveniva un odore delizioso. Genn aveva cucinato l'arrosto di tacchino, che è il mio piatto preferito (dovete sapere che Genn ha grandi doti culinarie).
Durante la cena abbiamo finito di parlare del più e del meno e siamo andati tutti e tre al letto. Quella sera mi addormentai con l'odore delle belle di notte che mi cullava dolcemente.

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Bacioni!!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2016 ⏰

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<Feel it All> [Tom Kaulitz]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora