L'attenzione cambiò subito, dalla fascinazione del bacio all'entrata di Chip. Egli entrò correndo, agitando i fogli sulla sua testa.
-Bene, raggruppiamoci.
Rapidamente, il cast si riunì attorno alla piccola scrivania di legno alla quale Chip si appoggiò. Emma si posizionò di fronte e il cast si separò e si posizionò attorno; lei si ritrovò spalla a spalla con Killian. Alzò lo sguardo su di lui.
Qualcosa brillava nei suoi occhi. Era delusione?
Sin dall'inizio della produzione cinematografica, Emma aveva detto a se stessa che sarebbe stata matura, soprattutto con il suo passato perso. Sapendo che avrebbero dovuto lavorare molto vicini, si era sforzata a trattarlo allo stesso modo di qualsiasi altro amico.
-Le cose hanno superato i dieci minuti- disse Chip.
-Quel bacio è durato dieci minuti- mormorò qualcuno e tutto il gruppo rise. Emma cercò di ridere insieme a loro, vide che le labbra di Killian si curvarono, ma nessuna risata uscì dalla sua bocca.
Chip alzò le sue mani per zittire tutti. -Molto bene, molto bene. E' abbastanza difficile ricordare tutte le battute. Non facciamo pressioni sui nostri attori principali. Siamo qui per appoggiarli.
-Hey, Emma. Ti appoggerò- Drake Alread si inclinò su di lei, con le labbra arricciate, fino a quando non ricevette delle spinte giocose da parte dei ragazzi.
-Ragazzi, ragazzi- Chip salì sulla scrivania, come se essere più alto gli desse più controllo. -Ho bisogno di un megafono- mormorò. -Rileggete l'opera completa questa sera. So che la maggior parte di voi può recitarla nei sogni, ma leggerla dall'inizio fino alla fine darà a tutti voi una percezione del tempo che sarà istintiva durante la performance. Va bene?
Tutti acconsentirono. -Sì- Chip allora indicò un altro paio di dettagli prima di salutare tutti.
-Allora- Lacey Naeverson, che interpreta la madre di Killian, Lady Montague, si avvicinò ad Emma mentre ella preparava il suo zaino. -Sei fortunata, Em. So che tantissime ragazze avrebbero rinunciato a tutto pur di stare al tuo posto.
Deliberatamente si girò, una parte dei suoi capelli biondi mostrarono le sue spalle nude e brillanti nel top turchese. L'idea che molte ragazze fossero disposte a concedersi a Killian, fece infastidire Emma. Lei lo guardò. Era ancora circondato, anche se erano di meno le persone poiché erano andate a casa. Mentre lui indossava la giacca blu marino del comitato studentesco, sentì il familiare odore del risentimento. Lui ha ottenuto ciò che voleva, qualsiasi cosa fosse.
Era invidiabile, sorprendente e vergognoso.
-Sì, quello è stato un'anteprima di ciò che ci aspetta da Killian Jones- disse Emma con voce più alta, facendo sì che lui potesse ascoltare. -non ne vale la pena- Portando lo zaino sulla spalla, si diresse verso la porta. Quando la stanza restò in silenzio, lei non si girò.
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Emma si fermò, cinque minuti dopo, nel vialetto dell'entrata, ancora con il sapore della dolce vendetta. Anche se Killian o qualunque altro dei suoi amici avesse sentito il suo commento, non le importava, anche se era consapevole che, quasi sicuramente, lo avessero sentito. Lei lo aveva detto a Lacey e ciò equivaleva ad annunciarlo a tutto il sistema della scuola PA.
Sua madre era uscita dalla stanza lasciando la luce accesa, sapendo quanto Emma odiasse l'oscurità.
Inserì la chiave nella serratura nello stesso momento in cui udì arrivare un'auto. Killian. La vecchia auto grigia che guidava, fece un suono di costante mancanza di ossigeno, come se fosse l'ultimo passo della sua vita. Guidò più veloce del solito, e questo la innervosiva. Non si sarebbe messa davanti a lui per assalirlo e poi scappare.
Quando i fari la illuminarono, lui parcheggiò. La guardò con l'intenzione di dirle che non si sarebbe lasciato intimidire. Lei, invece di entrare in casa e salvarsi, si fermò davanti alla porta e guardò.
Lui scese dall'auto e chiuse la porta, il suo sguardo di fuoco si spostò su di lei. Ma non varcò il suo cortile. Si diresse velocemente alla sua porta, senza distogliere lo sguardo da lei, ed entrò in casa.
Sentì il rumore della porta chiudersi e sospirò.
La colpa la invase, mischiata ad una strana nostalgia presente dentro di lei. Anni addietro, lei e Killian avevano trascorso ore a parlare dalla finestra delle loro camere, due finestre in parallelo del secondo piano delle loro case. Avevano preso delle corde e avevano parlato attraverso delle lattine vuote e, inoltre, a Killian venne l'idea di creare un sistema di pulegge.
Loro due erano migliori amici.
Prima di accendere la luce della sua camera, Emma era nel buio e un brivido di disagio le percorse la spina dorsale. Guardò fuori dalla finestra. Era buio.
Avere una visione panoramica della casa da una delle stanze della casa, era stata imbarazzante una sola volta. Da quel giorno, si assicura sempre che le tende siano chiuse mentre si spoglia.
I suoi occhi si abituarono all'oscurità e si chiese dove fosse lui. Le altre finestre della casa erano scure, probabilmente il resto della famiglia stava dormendo, come la sua. Dov'era Killian?
Si avvicinò alla finestra e alla luce della luna era appena del suo colore azzurro e ciò le fece ricordare di quella notte in cui ebbe paura di lui. Era stato malato con gli orecchioni. Il suo viso si gonfiò e lei pensò che il suo migliore amico potesse soffocare e morire. Lui le assicurò che poteva mangiare palline da tennis.
Emma sorrise. Il suo senso dell'umore era una delle parti che attraeva la gente. La faceva sentire bene, anche se non andava tutto per il verso giusto. Quella notte lui posizionò una catena che partiva dalla sua finestra fino a quella di lei e le disse che avrebbe dormito con la finestra aperta, in modo che potesse tirare la corda che si era attaccato attorno al braccio, nel caso pensasse che stesse morendo.
Emma non si drogava dei ricordi per una ragione, facevano male.
Con lo sguardo perso nel buio, le sembrò vedere un movimento. Cercando di osservare meglio, si avvicinò di più alla finestra, dimenticandosi che così era in bella vista a causa della luce della luna. Chiuse e aprì gli occhi ripetutamente per ciò che credette di vedere. Doveva assolutamente verificare.
Killian era solo vicino alla finestra buia. Poi, la luce della luna vuotò le sue guance e indurì il suo sguardo, freddo come il marmo. Non ci sarebbe stata allegria nel suo sangue quella sera.
Doveva scusarsi. Ma le scuse erano un'altra cosa che si era imposta tra loro.
L'orgoglio le fece pensare di chiudergli le persiane in faccia, ma l'idea appena brillò nella sua mente, che lui chiuse le persiane prima di lei.