il ragazzo della porta accanto

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«Ben! Guardami! Guardami, Ben!» il bambino più piccolo saltellò sul posto, nella loro casetta sull'albero che avevano appena finito di costruire.

Il dodicenne alzò lo sguardo verso il suo migliore amico, nonché suo vicino di casa, e gli sorrise leggermente, mostrando la piccola finestrella che si era formata pochi fa fra i suoi denti. «Ti guardo, Fede!» esclamò tutto sorridente.

Federico gli sorrise a sua volte, e iniziò a ridere freneticamente, alzando le braccia al cielo e a saltallare di nuovo.

Le labbra di Benjamin formarono una piccola O, quando Federico scivolò sul suo stesso piede e cadde col fondoschiena per terra. «Fede! Stai bene?» urlò, raggiungendo l'undicenne steso per terra, tenendo stretta la testa dolente. Il moro si inginocchiò di fronte a lui e gli accarezzò i capelli corti scuri.

«Mi fa male il sedere.» mugulò, mettendo una mano sotto al suo di dietro. Benjamin si morse il labbro inferiore per fermare una risata, e finse un triste sorriso. «Mi dispiace, vuoi che chiamo la tua mamma?» chiese.

Il castano scosse la testa, e si alzò in piedi. Benjamin si alzò a sua volta, e gli baciò teneramente la fronte. Essendo migliori amici da più di due anni, i due erano comodi nel stare accoccolati l'uno all'altro, essendo abituati a stare sotto lo stesso tetto da vari giorni.

«Ben?» lo chiamò il più piccolo dei due. Il moro lo guardò, dicendogli silenziosamente di continuare. «Hai mai dato il tuo primo bacio?» domandò, alzando un sopracciglio.

Benjamin scosse la testa, non offrendo nessuna risposta vocale. «Tu?»

«No.» replicò. Subito, un sorriso si dipinse sul suo volto, uno di eccitazione. «Ti va di essere il mio?» chiese timido, formando dei cerchi con il piede destro.

«Perché?» chiese confuso.

«Fallo e basta.» mormorò guardandolo. Benjamin, allora, fece come gli venne chiesto. Si avvicinò di qualche passo al suo migliore amico, e non sapendo come agire, mise i suoi indici sotto ogni lato della sua mascella, e sporse in avanti le sue labbra. Avvicinò il suo viso a quello del più piccolo, e lui fece lo stesso. Non era proprio un bacio appassionato, le sue labbra si sfiorarono timidamente, come se avessero paura di toccarsi, e dopo qualche secondo, i due si staccarono, e come per magia, un sorriso enorme si fece strada sui loro visi.

Era come attraversare territorio inesplorato, e cavolo, se era spettacolare.


«Allora hai detto che questo gruppo di amici arriva fra poco?» chiese impaziente. Mark tirò fuori dalla tasca dei pantaloni lunghi una sigaretta, accendendola tranquillamente.

«Sí, Ben. Te l'ho già detto. Uno di loro è amico mio, e ha detto che portava alcuni suoi amici se potevano.» rispose, leggermente annoiato.

Benjamin annuì nervoso. Sapeva di non essere un tipo molto socievole, perché era spesso vittima di bullismo. Perché? Perché era semplicemente gay. L'unica cosa che lo separava dagli altri ragazzi era che non gli piacevano le ragazze. Per il resto, era un ragazzo come tutti gli altri. Aveva pochi amici, e Mark era uno di loro; aveva solo paura che i suoi amici lo avrebbero offeso, e che Mark se ne sarebbe andato via con loro, lasciandolo solo.

«Sono solo nervoso, tutto quà. Scusami.» sospirò, avvicinandosi al ragazzo. Il castano passò una mano fra i pochi capelli che aveva in testa, e rilasciò una piccola nuvola di fumo.

«Non ti giudicheranno, vedrai.» lo rassicurò, mettendo una mano sulla sua spalla. Accennò un piccolo sorriso verso la sua direzione, e all'improvviso si sentì un ragazzo che urlava il nome di Mark; er il suo amico.

«Noah!» esclamò, avanzando di qualche metro e sbattendo la sua mano con quella del brunetto. Alle sue spalle, un ragazzo leggermente timido dai capelli biondi fece un cenno con la mano.

«Mark, questo è il mio amico, Federico. Federico, lui è Mark.» li presentò, e i due si sorrisero e si salutarono brevemente.

«Noah, e Fede, lui è Benjamin, il mio amico di cui ti parlavo.» gli disse, e Benjamin salutò i due ragazzi con un piccolo sorriso.

Tuttavia, quando i due occhi azzurri incontrarono quelli del moro, qualcosa dentro di lui si ricongiunse, come un puzzle. Quel viso gli sembrava così familiare; quegli occhi, quel sorriso, il piccolo naso, e quelle labbra che parevano così morbide e soffici.
Sentiva qualcosa dentro di lui, e non appena i loro occhi si incrociarono, capì subito dove lo aveva visto.
Lui era quel bambino che una volta aveva baciato nel suo giardino; lui era stato il suo primo bacio. Era il suo vicino di casa, quello che con cui aveva costruito la loro casa sull'albero.

Guardare quegli occhi era come innamorarsi di nuovo di quel piccolo bambino.









E questa era una bella storia da raccontare ai loro figli, raccontare come si erano baciati nel giardino, a come si erano riconosciuti e innamorati di nuovo anni dopo.

il ragazzo della porta accanto; fenji {oneshot}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora