_Wolfstar_

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Premetto che questa raccolta di
One-Shot è stata scritta in collaborazione con la mia parabatai: Suicide_fangirl24.
Quindi a lei va un ringraziamento speciale.
[You're the best little Black]

WOLFSTAR:

-I won't leave you alone-

Piccole nuvolette di vapore comparivano sul vetro della sala comune di Grifondoro ogni volta che Remus Lupin respirava contro la finestra che dava direttamente sull'edificio malridotto e diroccato rappresentante ciò che rimaneva della Stamberga Strillante.
Fissava l'edificio passando lo sguardo, di tanto in tanto, allo spicchio di luna che si intravedeva in quel momento sotto una fitta coltre di nuvole che minacciavano pioggia.
Nonostante ciò era più che sicuro che quelle maledette nubi coprissero una splendente luna piena.
Il via vai di ragazzini nella sala comune in quel momento era minimo; nonostante ciò, alcuni ritardatari sedevano di fronte al focolare intenti a svolgere i compiti per i giorni a venire.
Il rumore di passi incerti che si faceva sempre più intenso distolse Remus dai suoi pensieri e lo costrinse a voltarsi.
Rimase con lo sguardo sopra la spalla scoprendo una figura bassa dai capelli dorati avvicinarsi titubante.
-Ti vedo pensieroso Remus...- disse Peter con voce tremante avvicinandosi al biondo e sedendosi, anche lui, sul divanetto in velluto rosso posto di fronte alla finestra.
Si avvertiva una certa curiosità nella sua voce, ma Peter la mascherava attentamente sotto un velo di incertezza.
Grazie alla sua naturale timidezza gli risultava facile.
-Non è niente, Minus...non preoccuparti- sospirò Remus poggiando i gomiti sul davanzale, continuando a lanciare sguardi pieni di angoscia alle nuvole che mostravano sempre di più il candore della luna.
-Qualsiasi cosa ti tormenti Rem...puoi dircela, lo sai-
Lupin si voltò verso il suo amico.
Gli sorrise rincuorandolo e battendogli una pacca sulla spalla in modo amichevole.
-Certo che lo so Peter, ma non c'è da preoccuparsi,sono solo molto stanco.
I compiti del corso di Rune Antiche mi hanno ucciso...sai che non sono una cima in quella materia-
Cercò di sembrare il più convincente possibile.
Dopotutto ciò che gli aveva detto aveva un fondo di verità.
Rune Antiche non era il suo forte, e avrebbe preferito di gran lunga intraprendere un corso più facile e di poco conto come quello di Divinazione, ma aveva deciso di seguire i suoi amici, per questo ora era costretto a tradurre brani scritti in una lingua a lui pressoché incomprensibile.
Peter sorrise a quelle parole e si voltò sollevando gli occhi al cielo mentre il suo sguardo vagava fuori dalla finestra.
-Che bella luna piena-
Sospirò rimanendo con il naso all'insù e lasciandosi scivolare sul divanetto.
A quelle parole il sangue si gelò nelle vene di Remus.
Le nubi ormai non erano altro che un sottile strato di nebbiolina autunnale che copriva a mala pena quella grande distesa di stelle.
Si stavano dissolvendo.
Doveva fare in fretta.
Si alzò dal divanetto e liquidò Peter con un diretto -sai,ho un po'di fame, scendo un attimo nelle cucine-, poi uscì come una furia dalla torre di Grifondoro e, con il capo basso e le mani nelle tasche dei Jeans,cominciò a vagare senza meta per i corridoi.
Doveva trovare un rimedio per il suo "piccolo problema peloso", ma in quel momento la sua mente sembrava non riuscire a formulare una soluzione decente.
Doveva riuscire a raggiungere la Stamberga Strillante senza farsi notare.
Uscire e dirigersi al platano picchiatore avrebbe attirato troppi occhi indiscreti, eppure sembrava l'unica soluzione plausibile.
Mentre faceva avanti e indietro per il corridoio, passandosi una mano tra i capelli per la frustrazione, vide sfrecciargli davanti agli occhi una folta chioma rossa accesa.
Lily Evans.
-Eh dai aspetta Lils!- una voce familiare alle sue spalle rimbombò per tutto il corridoio.
-Potter- lo richiamò il biondo alzando la testa, senza voltarsi mentre un piccolo ghigno beffardo si apriva sul suo volto.
-Oh! Lupin...Non posso parlare adesso, sai devo raggiungere Lily- farfugliò non degnando il biondo di un singolo sguardo.
Il giovane James seguiva la Evans accellerando sempre di più il passo, finché non gli si ritrovò alle spalle e la afferrò per un polso facendola voltare.
Si ritrovavano con il viso a pochi centimetri l'uno dall'altro, le braccia di James che le stringevano i fianchi tenendola stretta a lui, quasi avesse il timore che potesse fuggire da un momento all'altro.
Le mani di Lily poggiate sul petto di Potter, come nell'atto di respingerlo, ma che non esercitavano la minima pressione nel farlo.
Per l'eternità di un secondo i loro occhi si fissarono intensamente l'un l'altro.
Gli occhi verdi di Lily si rispecchiavano nelle lenti degli occhiali rettangolari di James.
Sembrava che stessero azzerando la distanza che li divideva da un tanto atteso bacio, quando invece la giovane Evans ridusse gli occhi a due fessure e con uno schiocco sferrò uno schaffo sulla guancia sinistra di un povero James, rimasto interdetto dalla reazione della rossa, tanto che ritrasse le braccia dal corpo della ragazza e si potrò una mano a massaggiare la guancia dolorante.
-Sei solo un cretino Potter- sibilò a denti stretti la ragazza prima di voltarsi.
Sembrava voler andarsene ma poi si rigirò verso il moro e gli tirò un secondo ceffone, questa volta sulla guancia destra.
- E non chiamarmi mai più Lils- scandì bene le parole tornando sui suoi passi.
Il moro si tirò su gli occhiali che gli erano calati sulla punta del naso e con un'espressione scioccata si voltò leggermente verso Remus, che tratteneva a stento le risate.
Il giovane Potter aveva i capelli scombinati ed arruffati e le due guance rosse con impresse sopra le piccole mani di Lily.
-Sai Potter, avevi ragione...è proprio pazza di te-
Esclamò Remus prendendo in giro James, che con il volto corrucciato e la mano che vagava insistente tra i suoi capelli corvini cercando invano di sitemarli, guardava con aria truce il ragazzo di fronte a lui.
Remus voleva chiedere all'amico cosa avesse combinato quella volta per aver fatto infuriare così tanto la Evans.
Voleva saperlo non solo per poter poi rinfacciarlo a James qualsiasi volta che avrebbe voluto, ma anche perché provava un certo senso di rancore verso la povera Lily.
La riteneva la sua migliore amica, forse perché era l'unica amica donna che avesse, e non riusciva a sopportare di vederla 'soffrire' ogni giorno per mano di un assillante Potter indisposto a demordere con i suoi stupidi trucchetti per cercare di conquistarla.
Erano tre anni ormai che Lily doveva subirsi James, il che la faceva altamente infuriare.
Non che ci volesse gran ché.
Lily era come la miccia di un fuoco d'artificio: bastava una scintilla per farla scoppiare.
Ma si sà, che un fuoco d'artificio non è soltanto la gioia di tanti colori scoppiettanti ed allegri, ma anche il botto, che ti entra nelle orecchie, ti rompe i timpani e ti confonde il cervello.
Così era la giovane Evans.
Una portatrice di allegria la maggior parte delle volte, un aggressiva esplosione durante il resto.
Insomma,tornando a noi, Remus aprì la bocca per parlare ma qualcosa al dì fuori della finestra catturò la sua attenzione.
Una luna piena rischiarava il cielo quasi del tutto privo di nuvole.
L'ansia lo invase.
Le mani cominciarono a sudargli freddo e la testa gli girava.
Era tardi.
Troppo tardi.
-Remus...stai bene?- la voce di James gli rimbombò nelle orecchie, come se Potter fosse stato lontano da lui un miglio.
Per un istante si era persino dimenticato della presenza di Potter, tanto era stordito e confuso.
Remus annuì rapidamente prima di cominciare a correre.
Doveva uscire di lì oppure...non voleva neanche pensarci.
Continuò a correre finché non si trovo sulle rive del lago nero.
Con il respiro corto e la vista appannata per colpa dell'aria fredda e tagliente che gli entrava negli occhi, si piegò in due poggiando una mano sul petto cercando di calmare i battiti accelerati del suo cuore.
Si sentiva spaesato, non sapeva cosa fare.
L'aria cominciò a mancargli, provocandogli una sensazione di nausea.
La vista si offuscava sempre di più.
Riprese a correre, aveva il sentore di essere ancora troppo vicino alla scuola di magia, dato che il chiacchiericcio allegro degli studenti giungeva ancora alle sue orecchie, anche se ovattato data la distanza.
Credeva di poter rappresentare ancora un pericolo per tutti...soprattutto per i suoi amici: James, Peter e persino la Evans,ma soprattutto i suoi timori vagarono a Sirius.
Quest'ultimo forse poteva considerarlo il suo migliore amico, eppure negli ultimi tempi si sentiva ancora più legato a quel ragazzo.
Un sentimento che andava ben oltre la fratellanza che la loro amicizia rappresentava.
Amore, potrete pensare, ma questo Remus non lo sapeva.
Era solo confuso, non aveva ancora accettato del tutto il pensiero di poter non essere etero.
Sapeva che nel mondo magico, ma anche all'esterno, nel mondo babbano, gli omosessuali non erano visti di buon occhio, e spesso venivano create delle discriminazioni sul loro conto.
Aveva paura di ciò che la gente avrebbe potuto pensare di lui.
Di sicuro tutti l'avrebbero visto sotto una luce diversa,soprattuto temeva la reazione che avrebbero avuto i suoi amici.
Sirius in particolare, dato che aveva la quasi-certezza che lui non ricambiasse i suoi sentimenti.
Certo, dato che non era nella testa di Sirius non poteva saperlo al cento per cento, ma ogni volta che si ritrovava a pensare ad una cosa del genere si dava dello stupido, allontanando il pensiero con un semplice gesto della mano,compiendo l'atto di scacciare qualcosa.
Eppure lui soffriva per questo.
Soffriva tantissimo.
Quando Sirius annunciava il suo 'fidanzamento' con una nuova ragazza, che poi si rivelava essere una delle tante che cedevano agli imbrogli del grande Sirius Black.
Ci soffriva, quando Sirius fantasticava a voce alta sulla sua biondissima nuova fiamma Marlene McKinnon.
Il suo respiro si fece più affannoso.
Forse anche per colpa della rabbia che gli scorreva nelle vene.
Era gelosia quella che stava provando?
Si, sicuramente lo era.
Eppure lui continuava a correre, per allontanarsi da tutto,per allontanarsi da tutti...per allontanarsi da lui.
In un battito di ciglia si ritrovò di fronte al platano picchiatore.
Raccolse quegli ultimi attimi di lucidità che gli rimanevano ed afferrò la sua bacchetta dalla tasca posteriore dei Jeans scuri.
La puntò verso il platano, già pronto a colpire e con voce rauca e spossata a causa della lunga corsa riuscì ad esordire un -Immobilus-.
Il platano,leggermente rivolto verso il biondo, si fermò di colpo.
Remus cominciava a non sentirsi più in sé.
Avvertiva la sensazione di perdere il controllo del suo corpo ogni secondo che passava.
Guardò ancora una volta l'arbusto di fronte a sé.
Sullo sfondo la stamberga strillante illuminata da uno scorcio di luna risaltava sul tetro e cupo paesaggio.
'Devo andare lì,ed in fretta'
Pensò continuando a fissare l'edificio malmesso.
Ma non ci sarebbe riuscito quella volta.
Era troppo tardi per compiere una qualsiasi manovra evasiva da quella situazione.
Un rumore sordo, come qualcosa che in pochi secondi fendeva l'aria lo fece immobilizzare dalla paura
Lo scalpiccio di passi alle sue spalle tra le foglie cadute d'autunno lo fece trasalire.
Si voltò di scatto intercettando due occhi color tempesta che lo fissavano stupiti.
-Remus...- un sussurrò bastò al biondo per capire chi avesse davanti, nascosto nell'oscurità.
Il suo cuore perse un battito e sentì l'ansia invadergli ogni cellula del corpo.
-Va'via Sirius- la sua era più una richiesta che un ordine.
Una disperata richiesta.
Proprio la persona che più voleva salvare da sé stesso ora era lì di fronte a lui, spaesato ed inconsapevole di cosa stesse affrontando.
Il biondo lo sentiva, sentiva che stava accadendo.
-ti prego va'via-
Esclamò alzando di più la voce,passandosi le mani nei capelli per la frustrazione.
Si accasciò a terra coprendosi il volto tra le braccia e scoppiò in un pianto disperato.
Singhiozzi irregolari sfuggivano dalla sua bocca nonostante stesse cercando di fermarli mordendosi insistentemente il labbro inferiore, a tal punto da farlo sanguinare.
Non si era mai mostrato debole di fronte ai suoi amici.
Eppure questa volta non era riusciuto a trattenersi.
La situazione gli era sfuggita di mano.
Si era cacciato in qualcosa di più grande di lui,e non c'era modo di rimediare.
Intanto il moro guaradava la scena ad occhi sbarrati.
Era straziante per lui veder soffrire il ragazzo di cui era innamorato in quel modo, e non poter fare niente per aiutarlo.
Si sentiva inutile ed al contempo non capiva cosa stesse accadendo, e non riusciva a capacitarsi del perché fosse finito lì, o di cosa l'avesse spinto a correre alla velocità della luce fino al platano picchiatore.
Forse era stato solo il suo sesto senso a condurlo laggiù.
Tanto meglio, perché una cosa era certa...non avrebbe mai e poi mai abbandonato Remus in una situazione del genere.
Gli sarebbe stato accanto, qualsiasi cosa fosse successa, e su questo Sirius non aveva alcun tipo di dubbio.
Sirius cercò di arrancare un passo in avanti ma prontamente Remus si scansò allontanandosi ancora di più dal ragazzo.
-STAMMI LONTANO!-
Urlò non sapendo più cosa fare.
Remus ad un tratto perse totalmente il controllo.
Sentì la pelle strapparsi con talmente tanta facilità da sembrare semplice carta straccia.
Un dolore straziante si stava irradiando in tutto il suo corpo.
Sentiva le articolazioni allungarsi e il suo corpo mutare.
Una folta pelliccia grigiastra gli ricoprì il corpo, ormai del tutto trasformato.
Un lupo mannaro comparve alla vista del giovane Black.
La paura ed il terrore per un momento lo pervasero.
Almeno finché il lupo non posò il suo sguardo su di lui.
Due occhi color caramello lo fissavano supplichevoli.
Quei due occhi color caramello che tanto amava erano l'unica cosa di ancora umana che rimaneva del biondo.
Remus, per quel che riusciva, stava cercando di avvisare Sirius, stava tentando in tutti i modi di allontanarlo.
Voleva potergli parlare.
Poter dirgi 'Scappa Sirius, non essere stupido e per una volta ascoltami!' ma l'unica cosa che poteva veramente fare era vedere attraverso gli occhi di quell'orribile mostro che era diventato.
Vide le labbra del moro muoversi veloci.
Ma il suono giunse come ovattato alle sue orecchie.
-non ti lascerò da solo-
Poi non riuscì più neanche a vedere.
Buio.
Solo il buio lo circondava.
Ed il terrore.
Tanto terrore.
Era solo, di nuovo, e non poteva farci niente.
Tutto ciò che gli rimaneva era sperare che Sirius riuscisse a sopravvivere.
Del resto, non gli importava.
Esisteva solo l'immagine del moro a fargli compagnia nell'oscurità che lo avvolgeva, e Remus, si aggrappò a quell'immagine con tutte le forze che aveva cercando in qualche modo di attutire la rabbia dell'insaziabile lupo mannaro, come se quella fosse la sua unica ancora di salvezza.
Come se fosse la sua luce infondo al tunnell di disperazione da cui era avvolto in quel momento.
Come se fosse l'unica cosa giusta da fare.
Perché infondo lo era.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 14, 2016 ⏰

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