Capitolo 27

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"Papà papà andiamo all'parco" urlo io
"Su dai andiamo... Marco vieni anche tu?" Chiede papà urlando per farsi sentire
"No non mi va" dice lui venendoci incontro
"Okay allora a dopo campione" Dice papà abbracciandolo. Andiamo in macchia e quando siamo vicino al parco succede tutto in una frazione di secondo. Sento il rumore dei vetri rompersi e sento papà urlare. Ma perché urla? Non sta bene? E perché si sente una sirena? Perché un signore mi sta mettendo su una specie di tavolo? Perché delle persone dicono che il mio papà non ce l'ha fatta? Che significa che non ce l'ha fatta? Perché non riesco a vederlo?
Poi lo scenario cambia. Ho una recinzione attorno e sento una voce. La voce è di mio padre che mi dice di raggiungerlo per abbracciarlo. Così inizio a correre ma ogni volta che arrivo alla recinzione c'è come un muro di vetro che mi blocca. Poi sento un'altra voce. La voce di un bambino ma non riesco a vederlo perché è in braccio a mio padre con il volto nascosto. Il bimbo mi chiede di prenderlo in braccio così torno indietro e riprendo la rincorsa ma anche questa volta sbatto contro questo muro invisibile. Vado in tutti i lati ma c'è sempre questo muro che mi blocca. Vedo mio padre guardarmi deluso e si gira per andarsene mentre io urlo di restare e che ci avrei riprovato. Mentre cammina un camion li investe e io inizio a urlare...
Mi alzo di scatto piena di sudore e mi guardo intorno. Solito incubo. Questa cosa succede da quando sono è morto mio padre. Abbiamo capito che il bambino che mi chiama è Francesco solo che non riesco a vederlo e quella che sento non è la sua voce. Perché è una voce troppo meccanica per essere umana. Ora Francesco avrebbe 7 anni. Scendo dal letto e vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e poi salgo le scale ancora tremando. In cucina ho visto l'orario. 2:30. Entro in camera di Marco e lo scuoto delicatamente per farlo svegliare. Lui si sveglia subito perché ormai ha il sonno leggero dato che lo sveglio quasi tutte le notti.
"Piccola sempre stesso incubo?" Chiede con voce ancora impastata dal sonno. Io annuisco e lui mi fa spazio nel letto e io mi stringo a lui.
"Anche stavolta papà teneva un bambino in braccio e ti chiamava?" Chiede lui
"Sì...solo che questa volta Francesco invece di dirmi di andare solo li mi ha chiesto di prenderlo in braccio" dico io singhiozzando tra le sue braccia.
"Piccola mi..." Non gli faccio finire la frase.
"Non voglio la compassione lo sai già" dico guardandolo negli occhi.

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