Capitolo I - Il Principe

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Ora, vi prego, date un'occhiata a questa triste storia
Non dimenticate di tenere il vostro fazzoletto pronto

In un posto molto lontano da qui, viveva una strega
Che si innamorò di un principe

Passavano molto tempo insieme felici
Tanto che la strega quasi si scordò della propria magia

.

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Era una giornata grigia, nella Capitale. Il cielo plumbeo prometteva pioggia imminente ed il forte vento sembrava preannunciare aria di tempesta.

Forse decidere di farsi un giro solitario per le strade della città non era stata un'ottima idea, pensò Gaspard. Avrebbe fatto bene a far ritorno a palazzo quanto prima; non voleva certo che suo padre si preoccupasse, pensandolo sorpreso nel bel mezzo del temporale.

Fece per voltarsi e tornare a casa, quando qualcosa catturò la sua attenzione. Un oggetto scuro danzava nell'aria, scosso dal vento, forse un fazzoletto. Si esibì in un paio di volteggi per poi planare dolcemente verso di lui, che aprì la mano per afferrarlo curioso. Non era un fazzoletto, notò, bensì una fascetta decorata in pizzo che probabilmente una donna nei paraggi doveva aver perso a causa del vento.

A conferma della sua teoria, una fanciulla dai lunghi capelli rossi sbucò trafelata da dietro un edificio. Si guardò attorno confusa alla ricerca del proprio accessorio, misteriosamente sparito nel nulla.

Gaspard le si avvicinò. «Perdonatemi» esordì, porgendole la fascia. «È vostra?»

I loro sguardi s'incrociarono. Era davvero graziosa, ammise fra sé.

«Oh, cielo!» fece lei sollevata, prima di riprendersi l'accessorio con un gran sorriso. «Lo è. Vi ringrazio infinitamente, Signore»

"Signore"? Gaspard la scrutò interdetto. I suoi occhi brillavano grati, senza però traccia di riverenza. Possibile che una sua suddita non lo avesse riconosciuto?

«Un piacere, Madama. Posso farvi una domanda? Se non sono indiscreto»

La giovane parve colta alla sprovvista. «M-ma sì, certamente»

«Non siete di qui, o mi sbaglio?»

Un lampo di paura le attraversò lo sguardo. «Ehm...no, non vi sbagliate, Signore... Sapete, sono appena arrivata da un lungo viaggio e volevo davvero dare un'occhiata alla città»

Gaspard aprì la bocca per ribattere, quando un fulmine squarciò il cielo con un rombo assordante, facendoli sobbalzare entrambi, e le prime gocce di pioggia seguitarono a cadere. L'idea originaria di tornare a palazzo era da scartare, rifletté: lui e la forestiera dovevano trovare al più presto un riparo dall'acquazzone imminente.

«Posso sapere il vostro nome?» le chiese.

Lei indugiò un poco prima di rispondere: «Luna»

Gaspard fece un piccolo inchino, mentre la pioggia iniziava a rigargli la faccia. «Incantato, Luna. Ditemi, casa vostra dista molto da qui?»

La fanciulla annuì desolata. «Troppo, temo»

Lui allora le porse la mano. «Posso offrirmi di accompagnarvi presso una chiesa vicina? Potremo restarvi fino a quando il maltempo non cesserà»

Gli occhi di lei si accesero di nuova gratitudine. «Ne sarei più che lieta, Signore»

«Vi prego, chiamatemi Gaspard» le disse con un sorriso, che lei ricambiò imbarazzata.

«Ne sarei più che lieta, Gaspard» e gli afferrò la mano. Lui fece passare un braccio dietro alla sua schiena ed appoggiò l'altro palmo sul fianco,come ad assicurarsi di non perderla per strada. La pioggia, infatti, iniziò ascendere tanto forte che entrambi si misero a correre.

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Il tempo volava in compagnia di Luna.

Intrappolati in quella chiesa semideserta, con lo scroscio ovattato dell'acqua a far loro da sottofondo, lei e Gaspard avevano ingannato il passare dei minuti chiacchierando a mezza voce del più e del meno. Cosa che il giovane non aveva quasi mai occasione di fare.

Fermarsi a pensare alle cose più semplici, però, era un balsamo per i nervi stressati dalle attività di palazzo. Con Luna, quel pomeriggio, si era sentito più rilassato che mai a parlare di famiglia, interessi e progetti per il futuro senza mai dover tirare in causa la propria carica. Era un'ottima ascoltatrice e, poiché ignara della sua reale identità, gli si rivolgeva schietta e a volte persino pungente. Quando le aveva raccontato la storia della cicatrice che portava sul mento, era scoppiata a ridere senza ritegno; eppure, l'umiliazione non fu minimamente paragonabile alla soddisfazione che quel suono gli procurò.

Quando la pioggia scemò, Luna propose di tornare all'aria aperta ed egli accettò anche se a malincuore. Non voleva separarsi da lei, ma una volta uscito da quella chiesa non avrebbe avuto scuse a trattenerlo dal filare dritto a palazzo.

O forse ne aveva?

«Posso offrirmi di accompagnarvi a casa?» le chiese.

Le gote parvero tingerlesi di rosso. «Con piacere, ma di questo passo sarò costretta ad assumervi nella mia scorta personale»

Gaspard rise. «Ne avete una?»

«Ne ho una adesso» rispose furbesca.

Raggiungere la casa di Luna costò loro una mezz'ora buona, ma né l'una né l'altro se ne dispiacquero. Quando finalmente arrivarono, Gaspard si rese conto che non poteva dirle addio. Aveva bisogno di spendere altri pomeriggi spensierati insieme con lei, di parlare ancora di cose banali, di sentirla di nuovo ridere.

«Non sapete il piacere che mi darebbe riuscire a incontrarvi di nuovo» confessò sulla porta. In risposta Luna abbassò lo sguardo e si strinse nelle spalle, tanto che per un momento Gaspard temette di essere stato indiscreto.

«Lo stesso vale per me» disse invece lei in un soffio.

Il giovane avvertì uno strano calore irradiarsi nel petto. Si accordarono di incontrarsi l'indomani presso i giardini del palazzo, ai quali i civili non avevano accesso solitamente: era stato fortunato, quel giorno, a non venire riconosciuto da nessuno per strada, ma doveva eliminare il rischio che ciò accadesse quando era in compagnia di Luna. Non voleva, infatti, che lei scoprisse la sua identità, altrimenti avrebbe preso a rivolgerglisi con il distacco e la formalità di circostanza.

Si congedarono dunque con il più grande dei sorrisi, ignari della figura che li scrutava nell'ombra.

WITCH HUNT - Caccia alla StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora