Capitolo 19

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La serata fu abbastanza tranquilla.

Passai i primi cinque minuti nel bagno della camera, incollata allo specchio, a correggere il trucco.

Raccolsi con le mani tutti i capelli indietro, poi li divisi in due e li lisciai lungo i lati, lasciando una sottile ciocca dietro.

Tornai dunque in camera a prendere un cambio e vidi Gabe al telefono.

Indossato un nuovo maglioncino lilla e i pantaloni grigio antracite a vita alta, tirai su la piccola zip degli stivaletti neri tacco dodici.

Trasportai le cose più essenziali dalla Céline blu alla Louis Vuitton nera e picchiettai la spalla di Gabe.

Avevo fame, perciò avevo deciso che era ora di andare a cena.

Mi ignorò per tre minuti buoni.

Continuai a picchiettare con un dito la sua spalla, ma faceva sempre un gesto sbrigativo con la mano come per mandarmi via.

- Sì, le assicuro che lunedì potrà venire nel mio ufficio e aggiungere i dettagli che desidera. Sì. Sì. No, al momento sono fuori città. Mi dispiace. Sì. A lunedì, arrivederla.

Gabe si lasciò andare ad un sospiro e lanciò il telefono sul letto matrimoniale al centro della stanza.

Nei tre minuti precendenti l'aspetto anonimo delle pareti beige e le tende color prugna aveva destato poco interesse in me, ma il letto era proprio carino.

La testiera in ferro battuto creava un motivo floreale che terminava con due boccioli ai lati, mentre le lenzuola nere apparentemente di seta davano un tocco sensuale.

Le luci soffuse ai lati del letto davano decisamente un altro tocco sensuale.

- Cliente intrattabile? - domandai.

- Molto. Non gli vanno bene i servizi che offriamo al prezzo che paga. Lunedì sarà una giornataccia, già lo so. - sbuffò.

Era girato di schiena e stavo osservando la maglia bianca che indossava, sotto la quale si nascondevano le spalle larghe e i muscoli che mi facevano impazzire.

Poggiai le mani sulle sue spalle e applicai una leggera pressione mentre le muovevo in modo circolare, cercando di rilassarlo.

Non avevo bisogno di una persona di cattivo umore che tenesse compagnia al mio carattere pressoché intrattabile. Volevo un weekend spensierato, lontano dai problemi.

Gabe si rilassò al mio massaggio improvvisato e io sorrisi.

- Potremmo andare fuori a cena. - propose.

- Potremmo... - sussurrai, con voce soffice.

Si girò di scatto e mi baciò, così, senza preavviso.

Aprì la bocca sempre di più mentre le sue labbra restavano incollate alle mie e non davano loro tregua.

Non potevo oppormi: le sue braccia mi tenevano saldamente ferma.

L'opposizione smise di essere uno dei miei problemi quando la sua lingua si infilò nella mia bocca ed iniziò a muoversi velocemente.

Era tutto così frenetico!

Lo sentivo palpitare d'eccitazione e respirai a fatica, come dopo una lunga apnea, quando iniziò a baciarmi il collo, cercando di andare in profondità.

La sua tendenza ad esagerare in quel momento somigliava a quella di una ragazzina che si veste tutta accollata e sciatta e poi si butta sull'abbronzatura finta e le minigonne qualche mese dopo, quando scopre il mondo delle drag queen.

Into You (Cameron Dallas)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora