Cenere.

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1 - Cenere.

Tutto iniziò con il battito delle ali di una farfalla, il pulsare di un cuore lontano, un'impercettibile voce che, rauca, pronunciava parole meravigliose. Le piccole cose, come il semplice e ripetitivo rumore della vita che scorre limpida fra le dita di ogni uomo, colpiscono l'animo dei poeti. Io sono uno di loro. La vita di ognuno ha un suono diverso: bisogna toccare le corde giuste, sfiorarle con delicatezza, accarezzarle, per creare una melodia perfetta; secondo tale affermazione, è quasi impossibile scorgere tra milioni di sinfonie quella perfetta, quella di un artista, di colui che vive di sensazioni, della bellezza di ogni più piccolo essere.
Da che rammenti, non ho mai smesso di scrivere. Ho perso ogni traccia della mia vita prima di questo interminabile fluire di pagine su pagine pregne di ricordi vuoti, del tutto privi di spessore. Il mio cammino è ormai simile a delle orme nel deserto, cancellate dal soffiare del vento e trasformate, infine, in una immacolata e desolata distesa di sabbia. Mi nutro delle emozioni altrui, descrivo la vita altrui minuziosamente, senza tralasciare il più piccolo dettaglio.
Parole, meravigliose e taglienti, c'era nulla che fosse reale quanto le parole? Molti la definirebbero ossessione, io la chiamo passione. Passione per il pensiero, per il ricordo, per il sentimento, per qualcosa di evanescente, sfuggente come l'aria, che può durare in eterno oppure un solo istante. Ed è quell'istante che continuo tutt'ora a temere.
Ed ora mi sorprendo nel chiedermi: perché? Perché dopo interminabili fiumi di pagine riempite di parole riguardanti tutto ciò che non fossi io, mi ritrovo infine a guardare nel mio animo, come se stessi compiendo il primo passo nel buio, nell'ignoto? Perché sono così spaventato, terrorizzato da me stesso, dalle mie tremanti mani, dai miei vacui occhi? Perché ho continuato a fuggire dalle mie stesse domande, dalle mie stesse risposte, fino a questo frangente? Perché proprio ora?
Un incendio, causato da quell'istante di perfido oblio, dalla mia momentanea, ambigua ed inconsistente follia, seguita dalla più cupa e profonda disperazione. Il meraviglioso fuoco che rovente incorniciava la carta, il beffardo sorriso delle fiamme di fronte alla mia disperazione e alla mia vita piena di parole, nient'altro che di parole, belle, ma vuote, la fioca luce che illuminava la mia espressione, la quale rifletteva il mio animo infranto di fronte alla perdita di tutto ciò per cui vivevo, la mia vista appannata dalle innumerevoli lacrime che limpide scorrevano senza sosta sul mio volto, il sangue che fluiva scarlatto dai miei polsi ed infine la cenere, bianca e pura, leggera e crudele, tutto ciò che era rimasto. Nient'altro che cenere, davanti ai miei occhi e nel mio cuore.
Ed è così che me ne andrò, con il sorriso sulle labbra, mentre mi librerò nell'aria, come cenere.


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