31. L'umiliazione

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Sephyr aveva lasciato la sua mano per andare ad aiutare Alden.

La sua reazione era stata del tutto naturale, un amico d’infanzia stava rischiando la vita e lei si era precipitata ad aiutarlo. Il fatto che con tutta probabilità fosse lì per riportarla a casa non c'entrava, probabilmente non ci aveva neanche pensato. Allora perché si sentiva così? Nel momento in cui le loro mani si erano staccate e l’aveva vista correre verso di lui, aveva provato una fitta al cuore. Gelosia? Non era abituato a quella sensazione, sapeva che era un sentimento egoista e del tutto immotivato, ma non poteva controllarlo.           

   L’antipatia che aveva quasi dimenticato per Alden si trasformò in odio.

   La tranquillità che provava fino a poco prima si trasformò in inquietudine.

   E poi successe.

Di nuovo.    

   La sentì fluire attraverso l’elsa della spada e prendere il controllo del suo corpo.

   “Ora ci penso io…”.

Poi, il buio.

Questa volta era diverso, contro il golem non si era trasformato in quel modo. Il suo aspetto ora metteva i brividi. In più, aveva la brutta sensazione di essere in qualche modo responsabile di quello che stava accadendo. Alden non se ne era accorto, non si era ancora del tutto ripreso dallo shock. Non sapeva cosa fare. La cosa, nella quale si era trasformato Lind, spiccò il volo sbattendo le ali nere, creando un forte spostamento d’aria. A quel punto anche il ragazzo se ne accorse.

   «Cosa diavolo è quello…? »

Lei, con un filo di voce gli rispose.

   «Quello…è Lind…»

«Cosa?!»

I cadaveri ambulanti sembravano irrequieti. I due che stavano per aggredire Alden, passarono loro affianco senza toccarli, dirigendosi verso il cancello. Stavano scappando? Sembrava la reazione di animali che riconoscono il pericolo di fronte a un pericoloso predatore. L’essere alato volteggiava a mezz’aria restando fermo nello stesso punto, osservandoli. Improvvisamente alzò il braccio destro, puntando il palmo su un gruppo di cadaveri. La mano cominciò a brillare di luce azzurra e immediatamente l’aria attorno ai bersagli sembrò deformarsi. Un istante dopo furono ridotti in cenere da un’accecante vampata che illuminò a giorno, per un istante, l’intero giardino. Il rumore della deflagrazione fu contenuto, come soffocato. Sephyr e Alden si gettarono a terra istintivamente, per proteggersi. L’onda d’urto fece volare pietre tutt’intorno, colpendo e dilaniando alcuni cadaveri, spargendo pezzi di carne sul prato e sul viale. L’essere, sempre sorridendo, rivolse il palmo verso un altro gruppo di bersagli ancora in piedi. Un nuovo lampo. Una nuova esplosione. Poi ancora e ancora. In pochi istanti, l’orda di non morti fu spazzata via. Il fumo, che ricopriva tutto prima della battaglia, si era dissolto a causa del vento provocato dalle esplosioni. L’essere alato scese a terra, ripiegando le ali dietro la schiena e volse lo sguardo alla finestra del castello. Senza cambiare espressione, alzò di scatto il braccio destro e una lama di luce, simile a quella che aveva generato la spada poco prima, fece crollare il muro tutto intorno alla finestra, seppellendo la figura misteriosa, che era rimasta immobile per tutto il tempo. I due ragazzi si alzarono da terra. L’essere era immobile e dava loro le spalle. Alden afferrò per un braccio la ragazza e cercò di trascinarla verso il cancello.

   «Presto, scappiamo prima che uccida anche noi!»  

Sephyr si divincolò dalla presa in modo brusco.

   «Ci ha appena salvato la vita! Non capisci?»

Lentamente, cominciò ad avvicinarsi a quello che fino a qualche minuto prima era Lind, il ragazzo con il quale era arrivata fin lì, il ragazzo che le aveva salvato la vita. Il ragazzo che amava. Tremava come una foglia, gli occhi stavano riempiendosi di lacrime e una pietra le premeva sullo stomaco.

Il Respiro Del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora