Capitolo 2

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"Due, tre, quattro!"
Nonostante non fosse ancora aperto, il locale era più attivo che ad ogni altra ora del giorno, e sembrava anche meno spaventoso. Normalmente le luci erano tenute molto basse, ma a quell'ora la luce naturale proveniente da fuori riusciva a illuminare l'intera sala; i tavoli più piccoli erano addossati alle pareti, e le sedie erano impilate le une sopra le altre; il pavimento era anche piú pulito. In fondo alla sala, sul palco, dei ragazzi suonavano della musica rock.
"Malcolm, stai suonando in ritardo, concentrati!" Esclamò il cantante del gruppo, un ragazzo dai capelli castani e gli occhi viola dovuti alle lenti a contatto colorate che indossava.
"Scusa, le tue note stonate mi distraggono." Ribattè acidamente l'altro, il bassista, il cui colore principale sembrava essere il nero, che lo ricopriva dai capelli alle scarpe.
"Ragazzi, se non la smettete vi cavo gli occhi con le bacchette!" Disse minacciosa la ragazza alla batteria, una giovane minuta con i capelli corti e viola e il ciuffo un po' più lungo.
"Andiamo, non distraiamoci, non voglio fare una brutta figura con Aileen!" Affermò infine la chitarrista, una ragazza formosa con i capelli rossi e lunghi e la pelle scura. "Carrie, ricominciamo." Disse rivolta alla batterista.
"Non sappiamo se verrà, Rachel. Non pensarci e concentrati solo sulla musica." Le consigliò il cantante. Rachel sospirò e, quando Carrie terminò di dare il tempo con le bacchette, cominciò a suonare, seguita poi dal bassista, Malcolm, dopodiché Jim, il frontman, cominciò a cantare. Quando terminarono il pezzo, l'uomo dietro al bancone applaudì per qualche secondo.
"Bravi, state migliorando! Continuate così."
"Grazie, signor Alvarez!" Disse Jim. "È anche grazie a lei che ci permette di usare il suo locale tutti i giorni per le nostre prove."
"Gracias, papá!" Esclamò Rachel in spagnolo, la sua prima lingua.
"Prego, ragazzi!" Rispose il signor Alvarez, orgoglioso. Poi riprese quello che stava facendo. C'erano ancora tante cose da fare prima dell'apertura del pub: piatti da lavare, tavoli da pulire, pavimenti da spazzare, vivande da preparare e tante altre cose. Ma fortunatamente non era solo. Dieci minuti dopo entrò dalla porta sul retro una donna molto prosperosa con i capelli corti e castani. Poggiò una grande borsa arancione su una sedia in cucina e si diresse nella sala principale.
"Ciao anche a te, Helen." Disse ironico il signor Alvarez.
"Ciao, Garret." Rispose distaccata la donna. "Rachel, tesoro! Diventi ogni giorno più brava!" Si rivolse, poi, alla giovane rossa con entusiasmo.
"Grazie, zia!" Esclamò lei da sopra il palco, continuando a suonare.
"Che storia è questa! Con lei sei tutta -Oh, Rachel, tesoro!-" Disse l'altro imitando la donna, "e con il tuo amato fratellino sei un ghiacciolo. Cos'è, sei arrabbiata con me?" Domandò Garret.
"No, cosa te lo fa pensare?" Ribadì Helen, il che voleva dire -Sì, sono arrabbiata con te. E tu sai esattamente il motivo-. L'unico problema era che no, Garret non aveva idea del motivo per cui la sorella fosse arrabbiata con lui. Provò a pensare a tutto quello che aveva fatto fino ad allora, ogni minimo particolare poteva aver scaturito l'ira della donna, ma non gli veniva in mente nulla. Era stato un uomo modello da quando si era svegliato fino a quel momento, eppure doveva aver fatto qualche passo falso. Garret sospirò, stava per fare una cosa molto pericolosa, ma andava fatta.
"Avanti, cosa ho fatto?" Chiese alla sorella.
"Ti avrò detto un miliardo di volte che odio dover entrare dall'ingresso posteriore, ma tu dimentichi continuamente di aprire la porta principale!"
Oh, giusto. La porta. Garret si ricordò in quel momento quanto fosse irremovibile quella donna. Ma infondo era anche colpa sua che si ostinava a non volere una copia delle chiavi del locale. Garret si scusò con Helen, come faceva ogni volta e, poiché lei non riusciva a rimanere arrabbiata con suo fratello per troppo tempo, lo perdonò subito, con un "Che sia l'ultima volta." Ma infondo entrambi sapevano che quella non sarebbe stata l'ultima volta, succedeva quasi ogni giorno e finiva sempre allo stesso modo.
In quel momento Garret sentì bussare alla porta principale, ancora chiusa. A quell'ora non ci sarebbe dovuto essere nessun cliente, ed era sicuro di aver pagato tutte le bollette quindi non poteva nemmeno essere il postino (che oltretutto non lasciava mai la posta direttamente al locale). Abbandonò lo straccio con il quale stava pulendo il bancone e si avviò verso l'ingresso per aprire all'improvviso visitatore. Aperta la porta, si ritrovò davanti una ragazza dai lunghi capelli biondi.
"Aileen!"
Una ragazza dai lunghi capelli biondi che, evidentemente, sua figlia sembrava conoscere. E che anche a lui sembrava familiare. La ragazza chiese all'uomo davanti a lei il permesso di entrare, il quale si scostò per liberare il passaggio. Rachel saltò giù dal palco e lasciò la chitarra su un tavolo lì accanto, per poter andare incontro alla bionda.
"Sei venuta per davvero!" Disse entusiasta Rachel.
"Ormai non ci sperava più." Asserì Carrie dal palco.
"Certo che sono venuta, infondo avevo detto che l'avrei fatto." Replicò Aileen un po' imbarazzata. "Ho disturbato?" Chiese poi, preoccupata.
"Oh, no no!" La tranquillizzò Jim, il quale era sceso dal palco anche lui per salutare la giovane. "Avevamo già iniziato, a dire la verità, ma abbiamo ancora tante canzoni da provare, quindi ne avremo ancora per un po."
"Ah, meno male..." Aileen fu sollevata. Non voleva perdersi la loro performance e non voleva in alcun modo essere d'intralcio. Quindi si sedette su di una sedia vicino al bancone, e gli altri ragazzi ripreserero a suonare sul palco.
Garret, che era rimasto alla porta, si accorse che fuori vi era ancora una persona ma non sapeva se era con Aileen o meno. Era un uomo alto con un completo blu scuro e degli occhiali scuri, poggiato ad un'auto nera all'apparenza molto costosa. Garret lo fissò minaccioso, e l'uomo sembrava non voler né entrare né andarsene.
"È con la ragazza?" Chiese infine il barista, un po' scettico.
"Ah? Io?" Domandò l'altro indicando sé stesso. Quando Garret annuì, l'uomo rispose. "Sì, sono l'autista!"
"E vuole entrare o ha intenzione di rimanere lì tutto il giorno?" Continuò l'altro, continuando a guardarlo di sottecchi. L'autista si staccò dall'auto e si avviò verso l'ingresso un po' incerto. Prima di entrare, però, rivolse un'ultimo sguardo all'uomo che gli stava offrendo di entrare. Nonostante fosse molto più basso di lui, l'espressione del barista sembrava dire "Non so chi sei e non mi fido di te, ma se sei un amico di quella ragazza allora dovrò trattenermi dallo spezzarti le gambe". Era spaventoso, così filò dritto verso il bancone senza guardarlo più, e si sedette accanto ad Aileen, la quale sembrava totalmente presa dalla musica di quei metallari sul palco. Quei ragazzi suonarono una canzone dopo l'altra, a volte ripetutamente, a vte ricominciavano una canzone dopo averne suonata solo metà. Lui non si intenseva si quel genere, quindi non sapeva se si trattasse di musica scritta da loro o di cover di canzoni già esistenti. Ma si mise ad ascoltare lo stesso, infondo alla signorina Andersen sembrava piacere quindi doveva essere un genere in voga fra i giovani.
"Piace anche a te, Edward?" Domandò dopo un po' Aileen.
"Ah? Oh, sì. Non è il genere di musica che ascolto di solito, ma è orecchiabile." Rispose l'autista.
"Vale anche per me. Sono abituata alla musica classica e all'opera, quindi questo è un genere completamente nuovo per me e devo dire che mi piace veramente tanto!" Asserì Aileen entusiasta. "E poi, sono davvero bravi. Specialmente Rachel." Disse infine, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza dai capelli rossi.
"Quella ragazza è mia figlia, sai?" Affermò il signor Alvarez da dietro il bancone. "Dimmi, ehm... Aileen, giusto?" Chiese.
"Sì, signore. Mi chiamo Aileen Andersen." Rispose educatamente la giovane, tendendo la mano per stringere quella dell'uomo.
Garrer glie l'afferrò. "Io sono Garret Alvarez, il proprietario del locale nonché padre di Rachel." Affermò. "Sei una sua amica?"
"Ehm, sì... Più o meno. Ci siamo conosciute ieri sera." Rispose Aileen.
"Ieri sera? Oh, mi ricordo di te! Sei la ragazzina di ieri che ha attirato l'attenzione di tutti!" Esclamò Garret. Aileen arrossì e, vedendo la ragazza a disagio, Helen prese la situazione in mano e si inserì nella discussione.
"Io sono Helen, la zia di Rachel." "Oh, molto piacere, signora!" Aileen si ripeese dal suo imbarazzo e strinse la mano alla donna.
"Sembri proprio una brava ragazza, sono felice che mia nipote ti abbia conosciuta!" Affermò Helen.
"Grazie, ammiro molto Rachel. È una ragazza davvero talentuosa."
"E questo giovanotto chi è?" Domandò poi la donna rivolgendosi ad Edward. "Il tuo fidanzato?"
Il giovanotto in questione reagì immediatamente, negando l'affermazione della donna. "Sono il suo autista, signora." Disse infine.
"Oh, davvero? Beh, meglio, sembri troppo grande per lei." Asserì poi Helen. E in effetto aveva ragione: Edward aveva quasi trent'anni, mentre Aileen ne aveva appena diciotto. E poi, nonostante si fosse affezionato a lei, vedeva la ragazza solamente come la figlia del suo capo o, al massimo, come una sorellina.

Dopo circa quindici minuti di prove, la band fece una pausa. Erano le diciotto passate e fra poco meno di un'ora sarebbe stato orario di apertura. I ragazzi, infatti, suonavano anche la sera solo nei fine settimana, ma l'indomani dovevano andare a scuola, quindi sarebbero dovuti andare a letto presto. La band si avvicinò al bancone dove era seduta Aileen e ordinarono qualcosa per riempirsi lo stomaco e tanta acqua per Jim, il quale aveva cantato per quasi due ore e stava davvero cominciando a perdere la voce.
"Quindi, è lei il famoso autista che ha sbagliato strada?" Chiese Carrie sedendosi accanto ad Edward.
"Non... Io non ho sbagliato strada! Ho solo preso una scorciatoia!" La corresse lui, senza fare domande su come facesse quella ragazza a sapere cosa fosse successo il giorno prima.
"Beh, infondo è merito suo se adesso conosciamo Aileen, giusto?" Affermò Rachel. "Brindiamo all'autista sbadato. Papà, dacci la cosa più forte che hai!"
"Ho capito, vi prendo delle coca cole." Rispose Garret, il quale non cedette alla richiesta di servire loro un qualunque alcolico per brindare, e i ragazzi dovettero accontentarsi della coca cola.
"ALL'AUTISTA SBADATO!" Dissero in coro, alzando i bicchieri e ignorando il povero Edward che tentava inutilmente di spiegare per l'ennesima volta come non avesse sbagliato strada.
Poco prima dell'orario di apertura, i ragazzi cominciarono a sistemare le proprie cose per poter andare a casa. Edward era già uscito dal locale per accendere l'auto e aspettare la signorina. La band e Aileen si diressero verso l'ingresso sul retro, dal lato della cucina, e lì si salutarono, per poi separarsi dopo aver raccomandato alla giovane bionda di tornare a vederli anche l'indomani, e lei non se lo lasciò ripetere due volte. Dopodiché entrò nell'auto dove Edward la stava aspettando, il quale l'accompagnò a casa.

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