Capitolo 1

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Jackson o, meglio, Jack, come ormai lo chiamavano tutti in quel paesino sperduto, se ne stava seduto in silenzio sull'alto muretto di pietra, un po' malandato, immerso fino alla punta dei capelli castano scuro nei suoi pensieri, mentre faceva dondolare le gambe color porcellana, che non accennavano a prendere un po' di colorito nemmeno sotto al sole, nel vuoto appena sopra l'asfalto rovente, a causa di tutta l'afa diurna. La porta automatica carica di pubblicità di ogni tipo continuava ad aprirsi e a chiudersi poco più in là, permettendo ai diversi clienti, in genere donne di mezz'età, di entrare nell'edificio, cariche di sacchetti vuoti che sarebbero serviti per trasportare i surgelati e verdure varie. Gli occhi color cielo di Jackson saettavano da un volto all'altro, alla disperata ricerca di _lui_, ma per quanto esaminasse i volti, o persino i movimenti, delle persone che si accingevano a fare la spesa, non riusciva a scorgere i suoi lineamenti, la sua pelle bronzea per via del l'abbronzatura, o i suoi denti bianchissimi, che metteva in mostra quando sorrideva, protetti dalle morbide, morbidissime labbra rosee..


"Ecco. Lo sto facendo di nuovo" si disse spazientito Jack, scuotendo impercettibilmente la testa, nel vano tentativo di far ruzzolare via dal suo cervello l'immagine idilliaca del ragazzo che gli si era presentata davanti agli occhi, ancora alla ricerca del compagno che stava tardando fin troppo, seduto tutto solo su un muretto non troppo curato in un parcheggio disperso chissà dove. Sospirò affranto, esaminando attentamente le Converse nere piuttosto malconce, sentendo di stare ritornando nel suo mondo, saturo del ragazzo che lo stava tormentando da più settimane, ormai.


-Jack.-


Il giovane Jackson venne strappato dalla sua utopia dei sogni improvvisamente, quasi di violenza, facendolo tornare con i piedi per terra, nel parcheggio afoso e un po' malconcio del supermercato. Lui gli stava davanti, mentre gli rivolgeva un sorriso sghembo che avrebbe fatto sciogliere Jack seduta stante, se non fosse stato per il venticello fresco che accarezzava dolcemente la pelle di entrambi, facendolo sentire vivo. Daniel. Se ne stava in piedi di fronte a lui, la schiena era leggermente piegata nella sua direzione, in modo da poter guardarlo in faccia nonostante la differenza di altezza che c'era tra loro. I capelli castani gli ricadevano sulla fronte abbronzata morbidamente, coprendo gli occhi del medesimo colore nocciola intenso, che trafiggeva Jackson fin dentro l'anima. Indossava delle infradito, un paio di jeans scuri e una T-shirt rossa completamente slabbrata, strappata vicino al taschino che c'era sul petto piuttosto scolpito. Jack si chiese se fosse stata strappata apposta, per seguire una qualche assurda moda di quel luogo, oppure se fosse stata rotta involontariamente, in un qualche momento di sbadataggine da parte di Daniel.


"Non ha importanza!" Gli urlò esasperata una vocina, nell'angolo del suo cervello, ricordandogli che invece di riflettere sugli strappi delle magliette di Daniel, avrebbe dovuto rispondergli, al più presto possibile, per giunta, visto che era rimasto a fissarlo a bocca aperta per tutto il tempo, quasi come un ebete.


-Dan.-


Replicò lui poco dopo, con il suo stesso tono sorpreso e al contempo dispiaciuto, alzandosi in piedi prontamente per andare in qualunque luogo gli avesse chiesto, persino in capo al mondo. Daniel alzò un sopracciglio castano, come se fosse scettico per il suo atteggiamento così eufurico, ma con una scrollata di spalle le labbra si incresparono nuovamente in un sorriso raggiante, anche un po' imbarazzato.


- Scusa il ritardo, ero..- Jack lo interruppe con un gesto della mano, sorridendo leggermente, prima di replicare con tono superiore e ironiche:


-Certo, Dan. Le tue scuse le racconterai a qualcun'altro. Sei qui ora, è questo ciò che conta, penso.- gli occhi scuri di Daniel lo esaminarono per un breve tempo, prima di annuire in silenzio e grattarsi la nuca, come faceva sempre quando si sentiva in colpa, o in imbarazzo. Jack non avrebbe saputo dire se si trattava di uno o dell'altro. Decise di rompere il ghiaccio e quell'assurdo silenzio che si era creato tra loro, prendendo dalla tasca i biglietti del cinema e sventolandoglieli davanti alla faccia, con sfacciataggine:


-Stasera si va a vedere The Conjuring.- esordì Daniel, con un sorriso sornione stampato sulla faccia, mettendo nuovamente in mostra i denti bianchissimi che brillarono sotto la luce della luna. Jack deglutì nervosamente, seguendo i movimenti della mano del ragazzo con gli occhi chiari. Jackson aveva davvero tante qualità, ma tra queste "coraggioso" era del tutto assente e, per quanto tutto il suo cervello gli stesse gridando di rifiutare l'invito, si sforzò di sorridere e annuire alla proposta del ragazzo, cercando di sembrare entusiasta.


-Non avrai paura, voglio sperare..- la frecciatina e il sorrisetto di scherno che gli stava rivolgendo Daniel, ancora di fronte a lui, lo fece diventare del tutto sicuro di quello che stava dicendo: avrebbe visto quel film insieme a lui, a tutti i costi.


-Ti piacerebbe, Bolton. Ti piacerebbe. - rispose Jackson, dandogli una spallata scherzosa, prima di sorpassarlo. Il cinema, da quanto ne sapeva Jack e da quanto diceva Daniel, non era molto distante dal supermercato dove si era trovato fino a poco fa, quindi non ci impiegarono molto tempo. La scritta "MULTISALA" spiccava e brillava nel buio della stradina dove era situata. Le diverse locandine dei film erano appese appena prima dell'entrata. Jack adocchiò quella de "alla ricerca di Dory", "Ghostbusters"..ma nulla che si intitolasse "The conjuring" e, per quanto gli riguardava, avrebbe preferito di gran lunga non vederla. Daniel procedeva come se il cinema gli appartenesse, mentre Jack si limitava a restargli dietro e ad osservare le sue spalle piuttosto ampie, mentre pregava in cuor suo che il film non fosse troppo spaventoso e, soprattutto, di non fare gaffe davanti a Daniel, cosa che era capitata più di una volta.



Pochi minuti dopo i due ragazzi erano sprofondati nelle poltroncine imbottite del cinema, un contenitore di pop-corn in due, mentre i trailer degli altri film scorrevano sul grande schermo bianco dinnanzi a loro. Stranamente, il battito cardiaco di Jack era accelerato ancor prima dei titoli di testo del film, probabilmente per la vicinanza di Daniel, che aveva la spalla contro la sua.


-Uh, inizia!- Jack sentì bisbigliare alle ragazzine di fianco a lui e i muscoli di braccia e gambe si irrigirono, diventando quasi di pietra.


Ti amo alla folliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora