È da esattamente sette minuti che la fila alla caffetteria non accenna a dissolversi.
Sette minuti in cui Louis è impalato dietro una ventina di altri ragazzi e ragazze, con le braccia conserte e gli occhi che gli fanno male, da tante sono le volte che li ha roteati.
Sette minuti in cui si è visto costretto a respirare l'olezzo della schiena sudata di Calvin Rodgers, davanti a lui, e ad ascoltare passivamente le chiacchiere acute di un trio di ragazzine esagitate.
Louis pensa sia una motivazione più che valida per cancellare l'iscrizione a questo liceo e cambiare scuola.
Gonfia le guance, e se non ha abbandonato la coda da un pezzo è solo perché ha fame, ha dannatamente fame, la pancia gli si sta contorcendo in modi che non riteneva possibili, ed ha tutto il diritto di accaparrarsi un paio di muffin ai mirtilli ed una meritatissima tazza di caffellatte.
Sbroglia le braccia per incrociarle subito dopo, e sposta il peso del corpo su un altro piede.
"Che palle" sussurra, alzando gli occhi al cielo.
Le pupille rischiano di guizzargli fuori dagli occhi --La classe di teatro è da quella parte, Louis, gli sbadiglia Niall dentro la testa-- quando un paio di braccia gli si allacciano sulla pancia ed un viso gli si nasconde nella nicchia tra il collo e la spalla.
"Quella rompicoglioni di Margaret mi ha detto di dirti se, già che ci sei, le prenderesti un latte scremato?" borbotta una voce assonnata direttamente sulla sua pelle, e Louis non riesce a fare altro che sobbalzare violentemente.
Completamente irrigidito, riesce a girarsi solo quando quelle dita estranee, ora un po' tentennanti, gli si affondano sui fianchi.
Appena si volta, le mani, come scottate, finalmente lo lasciano andare.
"Oh Dio," sibila il ragazzo, gli occhi enormi, "Scusami!" esclama impacciato.
Louis non riesce a dire niente, si limita semplicemente ad arrossire con furore.
"Ti ho scambiato per un altro!" chiarisce il ragazzo, agitando in aria le mani giganti, gli occhi sempre innaturalmente sgranati.
Louis annuisce, a corto di parole, e, con un pizzico di umiliazione, si rende conto di star diventando secondo dopo secondo sempre più rosso.
"Scusami" ribadisce Occhi Enormi, mordendosi il labbro inferiore.
È carnoso, pensa Louis.
"Come scusa?" Occhi Enormi china la testa da un lato, e con questa mossa la cascata di ricci che gli dimorano la testa cade sinuosamente verso destra.
Louis avvampa maggiormente, perché ha commentato ad alta voce senza nemmeno rendersene conto e. Che figura di merda, che giornata di merda, che vita di merda.
"Io," balbetta Louis, le guance che gli pizzicano aggressivamente, "Io ti perdono" farfuglia infine.
Occhi Enormi lo squadra per un paio di secondi, prima di scoppiare in una risata argentina.
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Send your dreams where nobody hides
De TodoLouis si sgranchisce le spalle e mastica lentamente l'aria, confuso.