Capitolo 5.

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C'erano ben quattrocento dollari all'interno del fantastico Signor Gump. Custoditi con una certa gelosia.

Le banconote brillavano pacificamente tra le sue mani mentre le lacrime che pian piano scendevano dai suoi occhi diminuivano fluidamente, depositandosi sullo strato di mattonelle posizionate sul pavimento.

Pensò alle parole di sua madre e al fatto che Victor aveva "ipoteticamente" due figlie femmine, per quanto ricordava di aver udito.

"Al Diavolo."
Pensò.

Non era mica la sua famiglia quella di cui si stava preoccupando.

Tornando in cucina, si accorse del disastroso aspetto che la casa stava prendendo; del fatto che nessuno se ne occupava più, se non lei.
Bicchieri vuoti, cartine per sigarette e una montagna di riviste sparse per il tavolino di vetro, chiazzato da macchie di caffè rappreso.

Nessuno bussava più alla loro porta per chiedere indicazioni o semplicemente fare un saluto. La maggior parte della gente che passava di lì, giudicava loro come delle pezzenti o luride abitanti incapaci di tagliuzzare l'erba del giardino.

Era stanca di questa vita e ancora più stanca di sua madre.

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Si cambiò e decise di mettere un semplice paio di pantaloncini di jeans, contornati da una canotta a stampe e da un piccolo cardigan nero da legare in vita.
Scelse qualche vestito da ficcare all'interno del suo zaino da viaggio e infine qualche scorta di cibo extra per il lungo cammino che le spettava.

Non lasciò nessun biglietto particolare sul tavolino.
Non voleva assolutamente immaginare la reazione di sua madre nel vedere quel banale foglio di carta scarabocchiato di nero.

Semplicemente, voleva godersi la vita in pace e magari correre da suo padre.

Proprio nel momento in cui la sua mano strinse fortemente la maniglia della porta, determinata ad uscire e a decidere da quale parte andare, alcuni passi si udirono dall'esterno.

Qualcuno camminava svelto sui sassolini posizionati nel pianerottolo.
Passi decisi.
Piedi alzati.

Tre bussi.
Quattro bussi.
Cinque bussi.

"Possibile siano già di ritorno?"
Si domandò, impassibile.

Sei bussi.
Sette bussi.
Otto bussi.

Dana non bussava mai così impazientemente alla porta.
Aveva troppa paura di romperla e di dover spendere soldi in più per doverla riparare.

Così, presa da un lieve ma deciso istinto di coraggio, si decise a parlare.

"Chi è?"

"Apra, per favore. Sono in ritardo e mi servono indicazioni."

Tirò un sospiro di sollievo con la fronte poggiata al legno dell'infisso e dopodichè lasciò lo zaino in un angolo, aprendo alla misteriosa voce maschile.

Un ragazzo sulla trentina ( o forse anche di meno a giudicare dall'abbigliamento) la squadrò da cima a fondo prima di decidersi a parlare.

"Oh, finalmente. Mi serve una veloce indicazione per questo posto."

Indicò "Milford Bravery".
Un piccolo stabile commerciale a pochi minuti da lì, costruito nel bel mezzo del nulla.

"Insomma, forse mi assumono lì e sono in leggero ritardo."

Alex annuì e indicò verso destra.
Non sapeva esattamente la posizione di quello stabile, ma sapeva almeno in quale punto preciso doveva imboccare.

"Vai dritto verso destra e arriva fino alla seconda strada sterrata. Lì ci sono alcune case di legno e dovrebbe esserci qualcuno in grado di dirti dove si trova esattamente. Non conosco quella zona, non ci vado quasi mai."
Sentenziò in tutta fretta.

Lui, per un attimo sembrò deluso dalla spiegazione della ragazza. Quasi sorpreso o addirittura indignato.

"Quindi vivi qui ma non sai dove si trova questo cazzo di posto. Bene."

I suoi capelli si scostarono bruscamente dalla fronte grazie alla leggera folata di vento che li attraversò. Sembrava pettinato di tutto punto per essere ricevuto da pezzi duri in abiti eleganti e distinti.

"Certo che siete proprio strani."

Indietreggiò verso la sua macchina, posteggiata a pochi metri dalla staccionata bianca che divideva le proprietà vicine.

"Sai chi è strano? Qualcuno che non riesce a comprarsi un navigatore decente in qualche negozio di elettronica."

Lo guardò con totale aria di sfida e richiuse la porta con un sordo tonfo chiedendosi cosa cazzo ci faceva uno squilibrato come quello nel proprio vialetto.

"Maleducato di merda."
Bisbigliò da dietro le tendine della finestra, osservandolo tornare in auto con un sorrisetto confuso sulle labbra.

Tornò a prendere tutto l'occorrente per poter attuare la fuga e aspettò pazientemente che il rombo del motore si allontanasse dal suo condotto uditivo.

L'ultima cosa che voleva era qualcuno che potesse vederla scappare via da casa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2016 ⏰

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