Capitolo 2.

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Non aveva mai cenato in ristoranti costosi come quello in cui l'aveva portata sua madre quella sera.

Tacchi alti, vestiti luccicanti e acconciature degne della prima pagina di Vogue.
Tutto quello non apparteneva al suo modo di vedere le cose nel mondo.

"Hai tolto la cintura?"

Gli occhi grigi di Dana vagavano attenti lungo le numerose vetrate trasparenti che si potevano osservare dall"esterno. Sembrava voler cercare qualcuno in particolare con quello sguardo da dura che sapeva far sciogliere mille uomini uno dopo l'altro nel giro di cinque minuti.

Alex fece lo stesso, senza nessun cenno di interesse verso la domanda della madre. Guardò attentamente la dozzina di teste che campeggiavano tra i tavoli imbanditi e le complicate mollette presenti sulle teste delle signore più altolocate, alla ricerca del loro uomo.

"Sicura che non ti abbia dato buca?"
Chiese dopo alcuni minuti passati a guardare ancora e ancora il punto indicato precedentemente da lei.
"Insomma, di solito i maschi le fanno queste cose."

La donna spinse giù lo sportellino dello specchietto con lo scopo di controllarsi e sistemarsi infine un filo di cipria sul naso, grazie alla capiente borsetta ricolma di trucchi che portava sempre ovunque. Sembrò poco interessata alla domanda della figlia e non fece altro che sventolarle la mano davanti al viso, scendendo infine dallo sportello.

A Fort Kent l'aria era mediocremente buona. Faceva caldo e l'atmosfera rendeva il tutto molto più misterioso e tremendamente snervante.
Alex amava molto più l'inverno. Le passeggiate sulla neve la rendevano libera e la sensazione di quella piccola granella bianca tra le dita da tirare a Dean, era la cosa più bella del mondo.

Ora invece, in una sera di Maggio piena di imprevisti e colpi di scena, non faceva altro che mangiucchiarsi le unghie senza nessun accenno di stop.

"Forza, entriamo."

La madre galoppò felicemente verso la porta di vetro del ristorante, tenendola gentilmente aperta a Alex per farla passare per prima.
Tre o quattro ragazzi in divisa le diedero il benvenuto e lei rispose semplicemente con un mezzo sorriso sforzato, non volendo fare di più.

Si sistemò la stretta canotta indossata precedentemente nella propria stanza e per un attimo, giusto per un piccolo attimo, si sentì tremendamente a disagio nell'essere l'unica vestita in quel modo. Voltò lo sguardo verso due ragazze della sua età, sedute comodamente a un tavolo, impegnate a mangiucchiare qualche piccolo crostino ripieno di caviale.
Riconobbe poi Tori Pin e la sua storica amica Blake. Blake Milton.

Tori e Blake erano amiche fin dall'asilo e parecchie volte si divertivano a prenderla di mira a scuola, chiacchierando quando la vedevano passare per i corridoi o disegnare in bagno da sola.
Erano famose per le loro stratosferiche feste a bordo piscina nella villa di Tori e non solo. Aveva sentito dire parecchie cose interessanti riguardo la "gola profonda" di Blake e il "culo sfondato" di Pin.

Tentò in tutti i modi di non farsi vedere dalle due e schivò due o tre camerieri, lasciando passare sua madre per prima. Osservò la sua camminata sicura e il modo in cui i suoi glutei si adattavano alla meravigliosa stoffa del vestito.

Si chiese se sarebbe stata capace anche lei, un giorno, di indossare una cosa simile a cena.

"Oh mio Dio, sei favoloso!"
La voce di Dana le giunse lontana, confusa e abbastanza strana. Abbracciava un uomo calvo, grasso e a dir poco brutto. Tutto il contrario di Dean.

Vide gli occhi di Dana che la cercavano da lontano e quando finalmente si avvicinò, lasciò un colpo di tosse imbarazzato mentre si lisciava ancora la canotta.
Arrivò al tavolo con uno o due minuti buoni di ritardo, non volendo essere costretta ad assistere a quell'orrendo spettacolo serale.

"Oh, tu devi essere Alexandra. Ma che bel bocconcino abbiamo qui?"
L'uomo guardò prima sua madre e infine lei, rivolgendole un disgustoso sorriso unto di vanità. Allungò la mano verso la guancia di Alex e la strinse calorosamente, dandole infine un leggero colpetto.
"Davvero una bella ragazza."

Restò in silenzio senza parlare.
Decise solo di puntare lo sguardo sul ragazzo seduto dall'altra parte del tavolino, impegnato a selezionare qualche strana pietanza nel piatto.

Il grassoccio in vestiti succinti lo guardò in malomodo e si avvicinò infine a Dana, scostandole gentilmente la sedia da sotto al tavolo per farla sedere.

"Allora, Alexandra. Questo è mio figlio Tony e io sono Victor, ma puoi chiamarmi Vic."

"Preferisco Victor. Non mi piacciono i soprannomi."
Disse in leggero disagio quando Tony puntò gli occhi azzurri nei suoi, osservandola dalla testa ai piedi con le mani ancora sporche di cibo. Prese posto accanto alla madre e afferrò velocemente il proprio fazzoletto al di sotto delle posate, stendendoselo sulle gambe.

"Alexandra. Non fare la maleducata."
La voce di Dana le arrivò nell'orecchio come uno schiaffo violento e rabbrividì a quella sensazione strana, puntando lo sguardo sul piatto.

Odiava essere in compagnia di qualche sconosciuto, e odiava più di tutto essere fissata a lungo. Proprio come Tony stava facendo in quel momento.

"Ho ordinato l'Aragosta! Succulenta e dolce come piace a noi."

"O come piace a te."
Si ritrovò a pensare lei, pentendosi di aver dato ascolto alla propria figura materna. L'album da disegno era la cosa che più le mancava.

"Sapete, Tony ha questo strano.. umh.. questa strana patologia, diciamo."
Victor si lisciò quella poca barba rimasta dalla rasatura precedente e guardò le due, schiarendosi la voce.
"Lui mette in ordine ogni singolo pasto in base ai colori e se non è come dice lui, beh.. non mangia."

Alex sorrise.
La trovava una cosa dolce, al contrario dell'altra mania che aveva di fissare a lungo la gente.
Quella la trovava davvero snervante.

"Perciò, ecco. Se siete imbarazzate dalla cosa.. possiamo benissimo cambiare tavolo o.. posso mandarlo in auto."

"Perchè dovrebbe mandarlo in auto?"

Gli occhi di Dana guizzarono da Victor a Alex e viceversa. Trovò il modo di sua figlia alquanto rude ma come poteva dargli torto?

L'uomo rimase in silenzio e fece per parlare quando, per sua fortuna o sfortuna, Tony parlò.

"È lui che lo trova strano. Non è una patologia, semplicemente non mi piace mangiare in un piatto disordinato."

Il tavolo divenne improvvisamente spento e privo di conversazione. Lo sguardo di Dana si spostava ancora su quello del suo amico, come a volergli dire "Chi cazzo di ragazzo hai portato a far conoscere a mia figlia?"

Alex si limitò solo a guardare attentamente Tony, come lui faceva con lei qualche minuto prima.

Poi parlò.

"Hai mai pensato che tutto il mondo intorno a noi è disordinato? Dovresti cercare di ordinare anche quello."

Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei e prese una grossa boccata d'aria prima di rispondere.

"Non sono Dio e non ho delle labbra meravigliosamente belle come le tue."

La fece sorridere di nuovo.





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