Prologo

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Lexa era morta.
Perderla fu uno degli avvenimenti più strazianti della mia vita, non riuscivo ad accettarlo; ad elaborare che ormai era finita.
Tutto il mio corpo si ribellava a quella tragica fine. Ogniqualvolta calava il sole, le tenebre della notte incombevano su di me disturbando il mio sonno stentato, dormire ormai, era diventato troppo difficile o quasi inutile.
Mi svegliavo spesso, in preda agli incubi, nel cuore della notte; accanto a me ciò che rimaneva di lei: una ciocca dei suoi capelli castani.
Forse non dovevo far altro che lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare da capo: rinascere.
Dovevo solo accettare tutto quello che mi stava accadendo:
Accettare il fatto che non avrei più rivisto le sue labbra incresparsi in un sorriso.
Accettare il fatto che non avrei più sentito il suono della sua risata in risposta alle mie stupide battute.
Accettare il fatto che nessuno più si sarebbe interessato a me, a sapere come mi sento.

Non riesco a fermarmi, sono ore che cammino per il bosco.
Devo solo calmarmi, posso farcela.
Il richiamo dei grilli è uno dei suoni più belli in assoluto, se dovessi paragonarlo a qualcosa sceglierei una melodia.
Il buio della notte avvolge gli alberi che mi circondano restringendo il mio campo visivo, riesco ad orientarmi grazie al suono dell'acqua di un ruscello che si trova, ormai, a pochi metri di distanza da me.
Ci sono quasi, il suono dell'acqua è sempre più vivido; mi faccio spazio tra gli ultimi alberi prima di avvicinarmi del tutto ad esso.
Mi stendo sull'erba umida, poggiando il capo sul terreno freddo.
Il cielo è pieno di stelle, subito mille ricordi mi tornano alla mente; come un disco rotto, balenandomi nel cervello senza sosta.
L'arca, mio padre, il mio migliore amico Wells.
Stringo gli occhi, cercando di relegare quei pensieri in un antro buio della mia mente.

Giro piano il capo verso sinistra, aprendo gli occhi noto lo spettacolo che si prostra dinanzi i miei occhi:
La luna e le stelle sono riflesse nell'acqua come dipinte su tela, gli alberi fungono da contorno, delineando ogni minima parte del piccolo ruscello come una cornice naturale.
Piccoli insetti ronzano in prossimità dell'acqua, e i miei occhi non possono non soffermarsi su quella scena che pare un valzer; anche se in vita mia non ne avevo visti parecchi; tralasciando i balli che di tanto in tanto animavano le poche feste tenutesi sull'arca.

Mio padre mi diceva sempre di non lasciare che i sentimenti compromettano la mia missione, qualunque essa sia ed è proprio questo che farò, Lexa, ti lascerò andare.
Devo farlo, va bene così.
A volte mi capita di dimenticare me stessa per ricordare te.

Clarke. [#Wattys2016]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora