Capitolo 2

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17 Ottobre 1986

James era perso nella foresta. O almeno così pensava. Forse iniziava a perdersi, forse voleva semplicemente non essere trovato da nessuno.

Continuava a camminare nel sottobosco, calpestando mucchi di foglie bagnate e fango, sporcandosi di conseguenza le gambe. Dei rovi strapparono la sua maglietta e gli graffiarono le braccia, ma non gli diede peso, continuò semplicemente a camminare ancora e ancora, irriguardoso e inarrestabile.

Improvvisamente il biondo perse l'equilibrio. Scivolò su una pozzanghera fangosa, dove la suola delle sue scarpe non aderì bene. Istintivamente strinse la presa sulla bottiglia di whiskey che stava portando, determinato a proteggerne il contenuto. Atterrò in un piccolo fiumiciattolo e, appena riuscì a riprendersi, si mise a sedere nell'acqua fredda.

James controllò di non aver versato il prezioso liquido, ma la bottiglia era ormai quasi vuota. Rimase seduto nel fiume, i suoi occhi e la sua espressione erano vuoti.

Il cantante si chinò verso il terreno scivoloso per cercare di rialzarsi; il suo sguardo finì verso l'alto. Il cielo era stato nuvoloso tutto il giorno, ma ora era limpido. Tra i rami degli alberi ormai spogli, ormai poteva vedere delle stelle brillare, e la luna, che guardava verso la terra come un occhio bianco nel cielo notturno.

No, era un occhio rosso. La luna era di uno strano colore ramato. James sbattè qualche volta le palpebre cercando di metterla a fuoco.
Era un eclissi, come quella che videro tutti insieme quasi quattro anni fa.

Mia madre disse che se pensi intensamente a qualcosa mentre guardi un eclissi... Ti mostrerà dove camminare. E tu dovrai camminare e camminare... E alla fine del sentiero, troverai quella cosa che tanto desideri.

James poteva sentire le parole di Lars nella sua testa, come se il suo amico stesse al suo fianco. Fissò la luna, come se gli avesse fatto un incantesimo.

E' una cazzata, pensò. Solo qualche storiella che la madre gli disse perché era spaventato.

Il ragazzo tornò su i suoi passi. Le sue gambe e la sua schiena erano bagnati e congelati, le sue braccia iniziavano a far male per tutti i graffi e i suoi occhi bruciavano.

Guardò verso la luna ancora una volta. Poi iniziò a camminare, la sua mente svuotata di nuovo, come se fosse guidato da una mano invisibile.

Solo una fottuta storia per bambini, pensò.

James non aveva idea per quanto tempo aveva continuato a camminare. Potevano essere passati 5 minuti, o forse 5 ore. Alla fine non poteva più andare avanti. Gli alberi davanti a lui erano fitti, sembravano annodati insieme, con un labirinto di rami che riempiva ogni piccolo spazio che poteva esserci tra di loro.

Gli occhi di James ricaddero su un albero antico. Era una vecchia quercia ormai morta e rovinata. Sembrava come uscita da un film horror.

E con una piccola figura raggomitolata alla base.




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