Capitolo Tre

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Quella notte Toby se ne stava sdraiato sul letto.
I suoi occhi smarriti fissavano dritti verso il soffitto. Sentì una dispersione di passi venire dal piano di sotto.
Si mise a sedere e guardò verso la porta spalancata.
Non c’era luce, tutto era illuminato dal bagliore luminescente blu della luna che attraversava la finestra.
Si alzò e si diresse lentamente verso la porta, quando improvvisamente gli venne sbattuta in faccia. Lui rimase a bocca aperta e cadde all’indietro.
Appena colpì il pavimento iniziò a respirare affannosamente con gli occhi spalancati.
Attese qualche secondo prima di rialzarsi in piedi. Allungò la mano e afferrò la maniglia fredda della porta con la mano fasciata.
La portà cigolò.

Guardò nel corridoio buio e uscì in punta di piedi fuori dalla sua stanza.
La finestra in fondo al corridoio illuminava l’oscurità con la luce blu della luna.
Sentiva dei passi fruscianti attorno a lui, delle deboli risatine accompagnate dal ticchettio di piccoli piedi,come se fosse un bambino.
Il corridoio era molto più lungo di come se lo ricordava, sembrava senza fine… come il ritorno a casa dall’ospedale.
Udì il cigolio della porta di fronte a lui.

“Mamma?” Gridò con voce tremante.

Improvvisamente una porta sbatté dietro di lui, saltò e si voltò.
Dietro di lui sentì un lungo gemito lugubre.
Si voltò più in fretta che poteva.

E improvvisamente si ritrovò faccia a faccia la sorella.

I suoi occhi offuscati di bianco, la sua pelle era pallida, e la parte destra della mascella penzolava dal tessuto muscolare, pezzi di vetro era conficcati nella sua fronte, sangue nero colava dal suo viso, i capelli biondi erano tirati indietro in una coda di cavallo come li aveva sempre portati, indossava la sua t-shirt grigia e i pantaloncini da atleta, era completamente ricoperta di sangue…
Le sue gambe erano piegate in un modo innaturale e il suo viso era a solo un centimentro di distanza da quello del fratellino…
Toby strillò e cadde all’indietro.
Cominciò a strisciare all’indietro lontano da lei, ma non era in grado di rompere il contatto visivo, il suo volto vuoto, i suoi occhi morti…

Si trascinò all’indietro fino a
quando non lo bloccò qualcosa.
Si fermò per un secondo.
Regnava il silenzio più totale, si sentiva solo il suo respiro pesante e i suoi singhiozzi.
Lentamente alzò lo sguardo fino ad incontrare il volto bianco di un’alta figura scura che si ergeva sopra di lui.
Dietro quell’enorme alta figura sinistra, giacevano i cadaveri di tanti bambini, fra i 3 e i 10 anni, i loro occhi completamente neri, i loro corpicini insaguinati, il sague era ovunque…
Urlò e si alzò più in fretta che poteva, ma cadde a pancia a terra, e si accorse che le sue caviglie erano legate da dei giganteschi rami neri.
Cercò di urlare, ma non riusciva ad emettere nemmeno un suono.
Ansimava e non riusciva a respirare.
Poi tutto divenne nero.

[...]

Toby si svegliò di soprassalto.
Urlò e si mise a sedere più in fretta che poteva, completamente senza fiato.
Cercava di respirare, teneva le sue mani bendate strette sul petto. “E’ stato solo un sogno", “solo un sogno…”
Si alzò e si diresse verso la finestra.
Non vide niente.
Nessuno era là fuori.
Nessun fantasma.
Non esistono.
Niente.

Sentì il padre tossire, il suono proveniva dal corridoio.
Si avvicinò e aprì la porta.
Guardò fuori nel corridoio, come aveva fatto nel suo sogno.
La tosse proveniva dalla cucina dove trovò suo padre in piedi, circondato completamente dal fumo.
Toby aspettò un secondo, lo guardava da dietro l’angolo prima che quella sensazione ardente iniziò a bruciargli il cuore.
Era profonda, bollente, la rabbia lo stava mangiando vivo.

“Fallo, fallo, fallo”

Sentiva una voce dentro la sua testa.
Si voltò e alzò le braccia.
Riprese il controllo di sé stesso, a differenza delle ultime settimane, da quando era tornato a casa dall’ospedale.

Per quegli ultimi pochi attimi, aveva veramente sentito la SUA voce nella testa.

“Uccidilo, uccidilo, uccidilo”, continuò.

Toby tremava… No!No!!!
Non poteva uccidere suo padre!
Stava impazzendo?

No!Toby non poteva ucciderlo,non poteva.

Odiava suo padre, ma non così tanto da volerlo uccidere.

Ma cosa stava succedendo?!

Non ce la faceva più… la SUA voce era troppo pesante, troppo dolorosa…

Cominciò a camminare verso suo padre.
Mimetizzandosi fra il fumo afferrò il coltello più grande che aveva in casa sua e lo strinse nella mano.
La SUA voce, quella sensazione ardente… era troppo forte.
Emise una risatina.

“Eh… eheheh… eheheheheh! AHAHAHAHAH!”

Cominciò a ridere così forte che aveva difficoltà a respirare.
Suo padre si voltò bruscamente prima che uno spintone lo sbattesse violentemente a terra.
Lui grugnì.

“Che cos-”

Guardò il ragazzo che stava sopra di lui, con il coltello da cucina in mano.

“Toby cosa stai facendo?!”

Andò a sedersi e mise le braccia davanti a sé per autodifesa.

Toby gli afferrò il collo, ma il padre si allungò e gli bloccò la mano afferrandolo per il polso.

“Non riuscirai a sbarazzarti di me, stronzo!”

Urlò, riuscì ad impiantare il coltello nella spalla di Toby, ma lui non si fermò.

Lo sguardo negli occhi di Toby non era quello di un sano di mente.

Sembrava che un demone avesse preso il suo controllo.
Urlò e pugnalò il petto di suo padre, ma lui gli afferrò nuovamente il polso, ancora una volta. Provò a spingerlo indietro, ma Toby gli sferrò un duro colpo dritto sul viso.
Suo padre si ritrasse e afferrò con le mani la sua faccia, ma Toby colpì dritto nella sua spalla.
Suo padre si lasciò sfuggire un grido e riuscì a strappargli il coltello, ma prima che potesse difendersi, Toby gli tirò nuovamente un duro pugno in faccia. Riempì la faccia del padre di pugni ridendo, nonostante non riuscisse a respirare.
Gli spezzò il collo e si riprese il coltello. Pugnalò in profondità il petto di suo padre, affondò il coltello nel cuore ripetutamente, il sangue schizzava dappertutto.
Non si fermò fino a quando il cuore del padre non si fermò violentemente.

Ticci Toby [Ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora