Capitolo Due

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La mattina dopo Toby si svegliò nel suo letto. Si sentiva diverso.
Egli non era affatto stanco, e quando si svegliò, si sentì come se fosse stato lì disteso, sveglio per ore. Non aveva nessun pensiero che gli attraversava la mente.
Si mise a sedere lentamente barcollando verso il muro, ma quando si alzò sentì automaticamente le vertigini. Barcollò verso la porta e scese le scale.
Suo padre guardava la tv, e sua madre si dedicava alla lettura del giornale.
Subito voltò lo sguardo quando sentì la presenza di Toby dietro di lei.
“Beh, buongiorno dormiglione!” disse salutandolo con un sorriso.
Toby lentamente, guardò l’orologio e si accorse che erano le 12:30.
“Ti ho fatto la colazione, stavo per svegliarti, ma faceva freddo e avevi bisogno di dormire” La sua espressione felice si trasformò in preoccupazione quando Toby non rispose.

“Stai bene?”

Toby inciampò e si sedette affianco a suo padre.
Si sentiva folle, e non aveva alcun controllo delle sue azioni. Vedeva tutto ciò che faceva, ma il suo cervello non registrava in modo corretto.
Allungò la mano per tenersi a suo padre, ma la sua mano finì per dargli uno schiaffo.
Suo padre si voltò verso di lui bruscamente e spinse la sedia con il piede.

"Non mi toccare ragazzo!" Urlò.

I giorni passavano, e le cose continuarono ad accadere come sempre.
Connie trascorreva la maggior parte del tempo a pulire la casa, e suo marito a imporgli ordini.
Toby restava chiuso nella sua stanza.
Stava seduto sul suo letto a... tremare.
Camminava in continuazione intorno alla sua camera come un animale in gabbia, e avvolte guardava fuori dalla finestra.
Connie continuava ad essere sottomessa dal marito, inconsapevoli di cosa stava accadendo all’interno di quella “gabbia”.

Prima che potesse rendersene conto, comincò a masticarsi le mani, strappando la carne dalle sue dita. Rosicchiò le mani fino a farle sanguinare.

Quando sua madre entrò in camera, lei reagì orribilmente. Si precipitò al piano di sotto e afferrò il kit di primo soccorso.
Avvolse le sue mani nelle bende.
Da quel momento non lo lasciò più da solo.
Toby si isolò, come se non bastasse il suo odio per gli altri.
La sua memoria cominciò a mancare per minuti, poi per ore, giorni, e così via.
Cominciò a parlare di cose senza senso, di cose del tutto estranee alle conversazioni dei suoi genitori. Iniziò a vedere e a sentire cose che non c’erano: squali nel lavandino mentre lavava i piatti, sentiva grilli nel suo cuscino, e vedeva fantasmi fuori dalla finiestra.
Sua madre si preoccupò moltissimo per lo stato mentale del figlio, e si convinse che sarebbe stato meglio rivolgersi ad un professionista.

Connie entrò insieme a Toby nell’edificio, tenendo la sua mano stretta a sé. Sentì una voce alle sue spalle:
“La signora Rogers?” Chiese una donna.
“Sì sono io” Connie annuì: “Siamo qui per vedere la dottoressa Oliver”
“Sì, proprio così” La signora si alzò e li condusse verso un lungo corridoio.
Toby non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle bellissime pareti colme d’arte…
Aprì la porta di una stanza, all’interno, un tavolo e due sedie.
“Toby può entrare e aspettare il dottore” Disse la donna sorridendo.
Toby entrò nella stanza e si sedette davanti al tavolo. Guardò sua madre prima che la donna chiudesse la porta dietro di lui.
Si guardò intorno… via libera.
Alzò le mani strettamente bendate e cominciò a mordere le bende e a scartare le sue mani, ma fu interrotto quando la porta si spalancò e una giovane donna in abito maculato e con capelli biondi, entrò nella stanza, in possesso di un block notes e una penna.

“Toby?” Chiese con un sorriso.

Toby la guardò e annuì.

“Piacere di conoscerti Toby, io sono la dottoressa Oliver” gli porse la mano, ma l’abbassò quando vide le mani bendate di Toby.

“Oh…” sorrise nervosamente prima di schiarirsi la gola, si sedette al tavolo davanti a lui.

“Ho intenzione di farti alcune domande, cerca di rispondere nel modo più onesto possibile, va bene?” disse appoggiando il block notes sul tavolo.
Toby annuì mentre teneva le mani sul grembo.

“Quanti anni hai Toby?”

“17” rispose tranquillamente.
Lei annotò subito nel suo blocco.

“Qual è il tuo nome completo?”

“Toby Erin Rogers”

“Quand’è il tuo compleanno?”

“28 Aprile”

“Da chi è composta la tua famiglia?”

Toby si fermò per un minuto prima di rispondere alla sua domanda.

“La mia mamma, il mio papà, e…”  si fermò.

“M-mia sorella…”

“Ho sentito parlare di tua sorella… Mi dispiace davvero, Toby” la sua espressione svanì in uno sguardo triste, pieno di compassione.

Toby annuì.

“Ti ricordi qualcosa dell’ incidente Toby?”

Toby distolse lo sguardo dalla donna.
La sua mente si svuotò per un momento.
Guardò in giro, nei dintorni, sentì un tintinnio flebile.
I suoi occhi si spalancarono e si bloccò.

“Toby…” chiese la donna “Toby stai ascoltando?”.

Toby sentì un brivido lungo la schiena, finchè non si bloccò nuovamente, e lentamente guardò fuori dalla piccola finestra dove lo vide.
Il buio totale avvolgeva la figura alta che sbirciava dalla finestra per poter vedere dentro di lui.
Lo fissò, spalancò gli occhi, tornò il ronzio nelle orecchie, come la prima volta che lo vide, sempre più forte fino a quando una voce non lo fece sobbalzare.

“Toby!!!” urlò la donna.

Toby saltò e cadde di lato, sbattendo la schiena contro l’angolo del tavolo.
La Dottoressa Oliver si alzò e lo prese di petto.
Lo guardò con sguardo sorpreso.
Toby chiuse i suoi occhi, respirava affannosamente per quanto si era contratto.

Ticci Toby [Ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora