Capitolo 1

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wake me up. When it's all over.

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Presente

Seduto difronte ad un focolare, su una poltrona di pelle nera come la pece, come il suo animo negli ultimi anni, un uomo dai capelli schizzati di grigio sorseggiava un bicchiere di vino rosso in attesa che i suoi giovani figli ritornassero dalla festa a cui si erano andati ad imbucare. Fuori, un temporale come non si era mai visto si stava abbattendo su quella piccola parte di mondo. Solo un'altra volta si era visto un temporale simile. Ed era stato in quella notte dove tutto e niente gli era stato portato via. Quella notte che lo perseguitava da anni, sia di notte che di giorno, sia nei sogni che nei pensieri. Quegli  attimi di quella notte che rivedeva in ogni gesto quotidiano, oramai spento. Quella notte che continuava a fargli apparire il viso della sua dolce Cècile in ogni donna, in ogni riflesso che incontrava. Quella notte si era divertita a giocare con la loro nuova famiglia, il destino si era divertito a giocare con loro, con il loro amore e con il loro dolore, perché lui sa che lei sapeva. Lei sapeva che quella notte sarebbe stata l'ultima, sapeva che la sua candela si sarebbe spenta, lei sapeva ma non aveva voluto dirglielo. Quella fatidica notte gli era costata cara, era stato privato del suo unico vero amore, privato della vita dal suo stesso elemento, il fuoco.

La pioggia batteva forte sulla finestra della loro camera da letto, in lontananza si sentivano i tuoni dei fulmini e il fruscio degli alberi che sbattevano tra loro per via del vento. Le fiamme circondavano già la maggior parte della casa, e i bambini avevano già iniziato a piangere. Ma lui non se ne sarebbe andato senza di lei, e lei continuava a dormire beata come se niente fosse. In fin dei conti cosa pensava? È il suo elemento lei nel fuoco c'era nata in un certo senso. Erano almeno 5 minuti che cercava di svegliarla scuotendola e chiamandola ma niente, ancora pochi minuti e sarebbero stati tutti morti, tranne lei forse, se si fosse svegliata e trasformata le fiamme non le avrebbero torto nemmeno un capello, anzi probabilmente si sarebbero piegate al suo volere, ma senza trasformazione anche lei era vulnerabile a quel fenomeno, forse anche più di tutti loro, perché le fiamme erano attratte da lei. Ma non si svegliava, d'un tratto quando l'uomo si stava per arrendere la donna dai rossi capelli si svegliò di colpo con l'affanno e gli sorrise per l'ultima volta prima di pronunciare quelle fatidiche parole che gli avrebbero cambiato la vita per sempre...

Una lacrima scivolò sul pallido viso dell'uomo, ormai segnato dal tempo e dal dolore. Non doveva finire così, se è morta è stata solo per colpa sua, continuava a ripetersi da anni, non doveva darle ascolto, doveva tornare indietro a prenderla. Ma poi ripensa al fatto che se fosse entrato, magari poi non ne sarebbe mai più uscito e i suoi due piccoli angeli non sarebbero sopravvissuti e ci sarebbero state solamente altre persone in meno nel mondo. L'unica cosa di cui era grato e che ringraziava anche il destino, era per il fatto che i suoi figli, soprattutto sua figlia, fossero così diversi da lei ma al contempo così uguali, l'unica cosa del loro aspetto che avevano preso dalla madre erano gli occhi verdi, che ogni volta che ci si specchiava la sua mente tornava a lei, a quella notte e a quei ricordi di attimi passati insieme che gli erano rimasti. Ma nient'altro del loro aspetto era preso da Cècile e ogni volta lui pensava che fosse una fortuna altrimenti sarebbe stata una dolce e lenta agonia verso la pazzia.
Si sentì un giro di chiavistello, e delle risate sommesse. Erano tornati, l'uomo guardò l'ora segnava le due di notte. I ragazzi proseguirono verso le loro stanze, ma si bloccarono all'istante nel udire lo schiarimento di voce di loro padre. Lentamente si voltarono verso di lui e gli rivolsero un sorriso tirato, mentre pensavano a tutte le possibili punizioni e romanzine che si sarebbero dovuti subire ora che il loro anziano ( ma neanche più di tanto ) padre gli aveva beccati. Lui era molto rigido riguardo alle feste, e sul coprifuoco, loro non capivano mai perché lui si preoccupasse tanto, in fin dei conti erano grandi ormai è non avevano più bisogno di qualcuno che gli controllasse, ma lui si ostinava a continuare a farlo nonostante loro abbiano ormai quasi vent'anni, questo fatto la maggior parte delle volte scocciava ai due giovani ragazzi, ma loro non sapevano che lui si preoccupava per loro solo perché non voleva rischiare di perderli come era successo con loro madre diciannove anni prima.
" Oh padre ! Meno male che sei sveglio! Luc mi ha costretto ad andare ad una festa con lui anche se io non volevo, gli avevo detto che era pericoloso e di lasciarmi in pace ma ha insistito!" Disse le giovane figlia con tono teatrale, gettandosi tra le braccia del padre mentre indicava il fratello che la guardava sbigottito per via dell'immensa cazzata che aveva detto, quando era stata lei, come sempre , a trascinare lui.
" Cosa stai farneticando? Sei tu quella! " rispose il fratello.
" Io? Ma se stavo leggendo quando sei venuto in camera per implorarmi a venire con te!" Rispose la sorella.
" Ma quando?! Sei entrata in camera mia come una furia implorandomi di venire e io non volevo!" Urlo il fratello ormai al limite della sopportazione, la ragazza notando che lui stava iniziando a scocciarsi gli diede ragione per evitare di combinare casini e farlo incazzare.
" Si ma tu hai accettato " disse in tono docile.
" Mi hai corrotto!" Sbraitò il ragazzo.
" È vabbe almeno ti sei divertito no?" Disse con il labbruccio e gli occhioni dolci la ragazza al fratello, che sapeva essere il suo punto debole. Il ragazzo sbuffo incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo, era sempre la solita pensò tra se. Mentre i due continuavano a discutere il padre gli osservava in silenzio, immerso nei suoi pensieri. Quei due erano così simili e così diversi allo stesso tempo, tutti e due capelli neri come il carbone e mossi come le fiamme, pelle pallida e occhi verdi smeraldo, lui alto, lei bassa, lui rispettoso, cauto e indagatore, lei ribelle, impulsiva e casinista, erano come la luna e il sole, come il buio e la luce, come il giorno e la notte, come l'acqua e il fuoco, erano due faccine delle stessa medaglia, l'uno senza l'altro non sarebbero  resistiti, avevano bisogno l'uno dell'altro per andare avanti ed esistere, per sorreggersi. Immerso nei suoi pensieri non si accorse che i suoi figli stavano cercando di svignarsela così tuono con voce imperiosa " Nymphe! Luc! Dove credete di andare ? Tornate subito qua, e affrontate le conseguenze da adulti!"
" Perbacco, ci mancava poco alla porta" imprecò la ragazza.
" Puoi dirlo, ora chi lo sente quello?" Rispose il ragazzo sbuffando.
" Lo so che mi state sparlando dietro, quindi ora muovete le vostre chiappe e venite subito qui!" Sbraitò il padre.
" Agli ordini Signor Capitano!" Gridarono all'unisono i due gemelli imitando un saluto militare, mentre si dirigevano difronte al padre senza discutere, perché sapevano che quando gli chiamava per nome intero significava che era arrabbiato.
" Ora, ditemi la scusa di questa volta " disse con tono calmo Giulio.
" Beh ecco c'era questa festa in piscina a casa di Aron e ci hanno invitato, quindi beh ecco come rifiutare ? Eh perciò siamo andati." Disse Nym.
" E io lo seguita perché non poteva andare da sola, lo sai in che casini si sarebbe messa senza una guardia" Concluse Luc. L'uomo li osservava senza proferire parola ad un certo punto annui, silenziosamente sussurrò un "capisco" mentre sorseggiava ancora il suo vino rosso.
" Bene se non hai nient'altro da dirci io andrei..." Proseguì Nym mentre scivolava verso la porta che portava al corridoio.
" Ferma lì signorina, per avermi disubbidito starai in punizione per un mese!" Tuono autoritario sta volta Giulio.
" Ma papà ho 19 anni e mezzo!" Protesto la ragazza
" È io 50!" Rispose il padre.
Luc se la stava ridendo sotto i baffi " Ben ti sta!" Disse alla sorella continuando a ridacchiare.
" E tu non ridere giovanotto! Comunque alla festa ci sei andato anche tu un mese di punizione !" Disse Giulio beffardo " E ora potete andare, buonanotte " concluse.
I ragazzi sbuffarono infastiditi e se ne andarono nelle loro rispettive stanze a dormire, non prima di aver dato la notte a loro padre.
Giulio dopo che i suoi figli se ne andarono a dormire termino il suo bicchiere di vino, per poi dirigersi anche lui nella sua stanza per riposare almeno un paio d'ore prima di andare a lavoro.

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