Concetti Astratti

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Oggi, nelle tarde ore del pomeriggio, rinvasavo in giardino alcune piante grasse per le quali avevo giudicato che il vaso che le conteneva non fosse più adatto o per le quali il colore dello strato superficiale del terreno indicava che era ora che quell'operazione andasse fatta.

Mentre ero seduto in mezzo alla terra, combattevo con spine, ghiaietto e sabbia e facevo conversazione con mia moglie o, per essere più precisi, ascoltavo uno dei suoi discorsi nei quali dopo un pò mi perdevo e per i quali assumevo uno sguardo sufficientemente attento e, di tanto in tanto, con un cenno del capo, confermavo un concetto espresso.

Evidentemente uno dei due, parlando, aveva usato le parole "concetto astratto" perché, poco dopo, nostro figlio Federico, che giocava vicino a noi, mi si è avvicinato, e, mentre cercavo di disporre il maggior numero di piante appena sistemate su una mensola troppo piccola per contenerle tutte, mi ha chiesto "Papà cos'è un Concetto Astratto ?".

Non ti rendi conto, fintanto che non ti ci trovi dentro, quanto sia difficile rendere semplice e spiegare, ad un bambino che ha da poco superato i 3 anni, cose che ritenevi facessero parte della tua "normalità" ma che non puoi mostrare dicendo questo o quello. E così, nei 5 minuti che sono seguiti, ho tentato di imbastire una plausibile spiegazione di cosa fosse un "Concetto Astratto".

Ogni tentativo però si infrangeva miseramente sul suo sguardo perplesso o su una raffica di perché che mi conducevano, via via, in un angolo da cui non riuscivo più ad uscire.

Avevo fallito allo stesso modo, la settimana prima, nel tentare di spiegare il significato di "metafora". Questo era stato lo sfortunato vocabolo a cui ero ricorso per dare un senso al logo che campeggiava sull'insegna del distributore AGIP di fronte casa. Da quando infatti gli avevo detto che quello "era un cane a 6 zampe con il fuoco che usciva dalla bocca !", lui, ogni volta che lo vedeva, mi domandava come mai Zara, il cane della zia, di zampe ne aveva solo 4 e non aveva il fuoco che gli usciva dalla bocca.

Quella volta mi ero cavato dall'impaccio forse in maniera indegna per un padre che avrebbe il dovere di insegnare: gli avevo detto che si chiamavano "metafore" quelle cose che lui non poteva capire. In seguito mi sono pentito di questa mia bassezza, ma al momento non avevo proprio saputo trovare di meglio.

Ma questa volta No. Ero deciso ad andare fino in fondo e a trovare un qualcosa che, seppure non  totalmente corretto, potesse soddisfare Federico e dargli un'idea sufficientemente buona del termine. 

Ma il muro dei suoi perché non mi dava scampo. Qualunque cosa cercassi di costruire trovava un suo perché pronto a smontarla. Alla fine ho provato a buttarla sul pratico, ho voluto distinguere le cose in bianco e nero, come cowboy e indiani ! Ho detto a Federico che un "concetto astratto" era "una cosa che aveva un significato ma che tu non potevi toccare ..." a differenza di un "concetto reale" e che invece era "... una cosa che esisteva e che tu, quando volevi, potevi anche toccare".

Il silenzio di Federico nei secondi che erano seguiti e la totale assenza di perché mi aveva illuso di aver giocato egregiamente, questa volta, il ruolo di Padre, di aver soddisfatto la sua necessità di conoscenza .... tutto questo fino a che Federico, candidamente, ha dedotto: "... allora un Riccio di Mare è un concetto astratto !"

Poco tempo prima, camminando al mare vicino agli scogli, gli avevo spiegato che non si potevano toccare i Ricci di Mare. Che stavano lì e basta.

Al momento ho sorriso della deduzione di Federico ed ho lasciato che la cosa finisse così, con un Riccio di Mare a dare un'immagine e un senso, nella mente di Federico, alle parole "Concetto Astratto".

Ora, invece, sono qui, seduto in giardino a finire quel che resta della bottiglia di vino aperta per cena, ascoltando i rumori della sera e a pormi domande.

"Ma quante volte io, e tanti altri come me" - mi sto domandando - "traiamo delle conclusioni e da queste prendiamo delle decisioni, basandoci esclusivamente su un insieme ridotto di conoscenze ? Abbiamo l'arroganza, o quantomeno l'ignoranza, di giudicare sufficientemente vasto il nostro ridotto insieme di conoscenze, e creiamo così una serie di conseguenze, e a volte grossolani errori, che si ripercuotono sugli altri come un effetto Domino".

Forse ognuno di noi, andando solo di poco indietro nella sua memoria, trova tanti esempi in cui ha portato un Riccio di Mare ad essere un Concetto Astratto.

E quanti casi sono sotto gli occhi di tutti noi in cui le persone chiamate a guidarci, in politica o in azienda hanno fatto altrettanto !

Ho riso di Federico ed ora sono invece ad interrogarmi sulle stesse basi su cui  basiamo le nostre convinzioni e convenzioni.

E se Federico, invece, nella sua purezza, avesse ragione ?

Se il Riccio di Mare fosse realmente un concetto astratto ? Dal momento in cui io decido di non toccarlo non ho più il conforto del tatto a dirmi se esiste come lo immagino o meno.

La vista, il tatto, l'udito ecc. sono solo dei sensi e ci ingannano. Cosa è il reale, se non ciò che io immagino che sia !

Non voglio neanche cadere nella banalità di chiedermi "Quante cose ho creduto vere, reali e invece si sono dimostrate solo un Concetto Astratto ?" Amicizia, benessere, amore, condivisione di intenti, valori ...."

Aveva allora torto Federico quando oggi mi ha detto che un Riccio di Mare è un Concetto Astratto ?

Non lo so e non mi aspetto una risposta ... ti lascio, come me, con questa domanda.


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