Capitolo 1.

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"Parlami di lei"

Chiudo gli occhi e lascio che i ricordi mi travolgano.

"Sono piccola, credo di avere 8 o 9 anni, non sono sicura. Sto correndo in giardino. Corro, corro e rido senza fermarmi, sento il profumo di biscotti e il leggero venticello che mi scompiglia i capelli. Non so cosa mi faccia ridere, non ricordo, ma le mie risate si affievoliscono quando la sento chiamarmi per tornare in casa. Voglio ancora stare fuori ma obbedisco. So che se faccio la brava potrò avere più biscotti e giocare più tempo insieme a lei e questo mi fa felice. Entusiasta entro in casa e seduta al tavolo in cucina inizio a mangiare i biscotti. Mi si siede accanto e mi prende una mano prima di parlare.

"Tesoro hai presente ieri quando quella buca ti ha fatto perdere il controllo della bici e sei caduta sbucciando le ginocchia?"

"Sì nonna, perché me lo ricordi? Mi fanno ancora un po male."

"Sai il dolore passerà proprio come altre situazioni un po differenti dalle ginocchia sbucciate. A volte, alcuni eventi possono sconvolgerci e farci male come quando cadi ma anche in quelle occasioni tutto prima o poi torna come prima, ti rialzerai e sarai ancora più forte."

"No. Non voglio. Non voglio. No!"

Affogo in quel ricordo, sembra che mi tiri nell'oscurità di quel momento. Voglio smettere di ricordare, voglio tornare alla mia vita di tutti i giorni.

L'unica cosa che mi dà la speranza di poter tornare in superficie, abbandonando lacrime e dolore, è una dolce melodia. Inizio a calmarmi, i battiti del mio cuore rallentano, le lacrime prima copiose sulle mie guance si arrestano gradualmente.

Torno su quel lettino, torno nel mondo reale.

"Devo andare via". Mi alzo senza aspettare risposta. Esco sbattendo la porta e corro fuori dall'edificio che visito fin troppe volte.

POV CLAIRE

Aspetto Heidi da più di un'ora e inizio a preoccuparmi, di solito non tarda mai così tanto. John è in macchina ed intanto ascolta la musica che passa in radio per ammazzare il tempo. Dopo ancora qualche minuto vedo Heidi correre nella nostra direzione ma ci supera senza nemmeno degnarci di uno sguardo. Inizio a chiamarla ma niente da fare, non mi sente. Le corro dietro e la afferro per un braccio e finalmente sembra notarmi.

"Tutto bene?"

"Sì, vi stavo cercando"

Mi dispiace vedere Heidi in quello stato. Non sono sicura che queste sedute dalla psicologa le possano far bene. Così sostiene sua madre ma non sono dello stesso parere. Sembra sempre persa ogni volta che esce da quello studio e credo che ricordare quei momenti bui della sua vita le faccia soltanto del male.

Entriamo in macchina, un silenzio carico di tensione aleggia nell'aria, né io né John sappiamo cosa dire, è una situazione strana. Abbiamo paura di dire qualcosa di sbagliato. Alla fine è John a rompere il ghiaccio. Fa una delle sue battute pessime per cui nessuno riderebbe ma dette da lui non può non scappare una risata.

"Sai come si chiama un omosessuale svedese? Andrei Coimaschi"

dice cercando, probabilmente, di tirare su il morale ad Heidi. John non sopporta vedere le persone tristi e neanche io, soprattutto se si tratta di persone a cui tengo.

La vedo sforzarsi per trattenere un sorriso e scoppio in una risata trascinando dietro anche gli altri. Voglio sempre vederli in questo modo, gioiosi e con il sorriso sulle labbra.

Siamo pronti per una bella serata da passare in compagnia, niente problemi, niente sedute dalla psicologa, niente di niente, solo risate su risate fino a rimanere senza fiato e con le lacrime agli occhi.

Spazio Autrici

Buonsalve!
Siamo Clara e Martina aka Marlara.
Questa è la nostra prima storia, è partito tutto da uno scherzo ma alla fine abbiamo deciso di prenderla su serio.
Speriamo vi piaccia.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 24, 2016 ⏰

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