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Layla's Pov
Andai a quei maledetti provini e, nonostante O'Brien facesse di tutto per farmi sbagliare qualcosa, andò tutto liscio come l'olio.
Ovviamente Logan e i suoi amici vi assistettero.
Lui continuava a sorridermi beffardo. Giurai a me stessa che mi sarei vendicata.
Terminati i provini, mi avviai verso l'uscita della palestra quando qualcuno mi bloccò. Henderson.
«Sei stata brava, complimenti. Apri le gambe molto bene» disse con un filo di malizia.
«Già. Ho preso lezioni private da tua madre per imparare ad aprirle così» risposi.
Lui sorrise. Lo faceva sempre.
«Senti, sono stanca. Voglio solo andare a casa, spostati per favore» continuai.
«Se vuoi ti accompagno con la macchina» propose lui.
«Ma sei serio?» scoppiai a ridere.
«Vedi? Io cerco di esserti amico, ma tu fai la stronza» disse lui.
«Io non faccio la stronza, io sono stronza. E poi preferirei ingerire sassi che farmi accompagnare da te» risposi marcando "sono".
«Come vuoi stellina, ci si vede» mi sorrise come solo lui sapeva fare e si allontanò.
Uscii. Pioveva.
«Cazzo!» esclamai. L'acqua piovana impregnava i miei vestiti. Ero bagnata fradicia.
«Stellina, non ti serve il passaggio, vero?» disse una voce maschile alle mie spalle. Henderson. Era divertito.
«Ma che cazzo vuoi?» dissi infuriata.
«Aiutarti. Solo aiutarti, giuro» disse lui.
Per una volta mi sembrò sincero, così decisi di lasciarmi aiutare.
«Vieni con me, ti do una maglia asciutta» disse iniziando ad incamminarsi verso gli spogliatoi maschili. Pensai che mi avrebbe dato una maglia della proprio squadra con su scritto il suo nome. Fu così.
«Tieni, ma sappi che la rivoglio» disse ghignando ponendomi la maglia.
«Contaci» dissi io prendendola dalle sue mani.
«Ora esci, mi devo cambiare» continuai.
«Fino a prova contraria, sei tu che dovresti uscire. Questo è lo spogliatoio dei ragazzi» rispose lui.
Sbuffai e uscii incamminandomi verso gli spogliatoi femminili. Vi arrivai.
«Dannazione!» esclamai. Trovai un cartello sulla porta con su scritto "Fuori servizio".
«Cosa c'è, piccola Layla?» disse Henderson sogghignando raggiungendomi.
«C'è che mi sono rotta il cazzo. Dove mi cambio ora?» dissi io.
«Negli spogliatoi maschili» rispose lui.
«Con te presente? No, grazie» ci pensai su.
«Senti, ho visto tante ragazze nude; non mi sbalordisco mica se vedo te in intimo» rispose lui.
«Ti odio» mi avviai verso gli spogliatoi maschili seguita da lui.
«Ti adoro anch'io» mi rispose.
Mi tolsi prima la maglia, poi notai Henderson che mi fissava.
«Cazzo guardi?» dissi coprendomi con la maglia.
«Te. Fa' veloce, che non ho tutto il giorno» rispose.
Mi tolsi i pantaloni, mi asciugai velocemente con un asciugamano trovato lì vicino e indossai la sua maglia che mi arrivava poco sopra le ginocchia.
«Ritiro quello che ho detto; hai un corpo perfetto» disse mordendosi le labbra.
Diventai improvvisamente rossa; ancora non so se per imbarazzo o per rabbia.
«Smettila di guardarmi. Sei un idiota, Henderson» dissi passandomi l'asciugamano tra i capelli bagnati.
«Idiota forse, cieco no» rispose.
Alzai gli occhi al cielo sbuffando.
«Possiamo andare ora?» chiesi rompendo il silenzio ch'era calato.
Lui annuì e, insieme, uscimmo dagli spogliatoi e poi dalla scuola. Pioveva ancora.
Mi diede la sua giacca per non farmi bagnare.
Arrivammo correndo alla macchina, vi entrammo e ci guardammo.
«Grazie» dissi.
Quella fu la prima volta che pronunciai quella parola, a lui specialmente.
«Di nulla, piccola Layla» rispose mettendo in moto la macchina per poi partire.
Mentre lui guidava, io mi stringevo nella sua giacca avevendo la testa appoggiata al finestrino. Chiusi gli occhi.
Iniziai a fantasticare sulla mia vita, di come sarebbe stata se i miei non fossero morti. Mi chiesi come sarebbe stato guardarsi allo specchio e, anziché vedere il nulla, piacersi.
«Perché sei così taciturna?» mi chiese lui.
«Sto solo pensando» risposi, ahimè, con voce debole.
«A cosa?» domandò apparentemente curioso.
«A niente» risposi decisa. Aprii gli occhi e li fissai sulla strada.
«E da quando per "niente" si sta male?» mi guardò un attimo staccando gli occhi dalla strada e fissandoli nei miei. Per la prima volta mi sentii debole, incapace di sostenere il suo sguardo, così abbassai il mio senza rispondere alla sua domanda.
«Non ti piace molto parlare di te, vero?» mi fece l'ennesima domanda.
«Non c'è nulla da dire, Henderson. Sono quella che vedi e basta» risposi fissando un punto fuori il finestrino, sguardo assente.
-Io non credo. Secondo me, in te si nasconde qualcosa di più, di speciale.

Prima di allora, non avevamo mai avuto una conversazione normale, da persone civili, poi quando disse che in me c'era qualcosa di speciale, capii che in realtà era in lui che celava qualcosa di più.

-Henderson, non sfidare la realtà. Io sono così; non ho un lato buono e neanche uno cattivo. Tutto ciò che ho è un vuoto.

Non era vero che non avevo un lato buono, anzi. Avevo sempre avuto paura di mostrarmi per ciò che ero realmente. Avevo paura che le persone, una volta che mi avrebbero conosciuta, si sarebbero allontanate così non davo loro neanche l'opportunità di avvicinarsi a me. Prevenire è meglio che curare. Ero stata abbandonata troppe volte, rimasta sola. Non volevo accadesse ancora.

-Sfidare la realtà è l'unica cosa che mi mantiene vivo.
-Io sono morta da tempo.

Arrivammo davanti casa mia e io mi chiesi mentalmente come Logan conoscesse la strada per arrivarvi.
Aprii lo sportello ed uscii. Non pioveva più.

-Buonanotte, piccola.
-Buonanotte, Henderson.

My Bad Boy ||LH|| (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora