"Pronto, chi parla?" uno sbadiglio dall'altra parte del telefono fece capire a Lucy che la sua amica si era appena svegliata.
"Levy-chan, sono Lucy."
"Oh, Lucy..."
"Se sei abbastanza sveglia dovrei parlarti di una cosa..." le disse, per venire poi interrotta da un grugnito e intuì che quello fosse Gajeel: la scorsa notte evidentemente si erano divertiti "...però sento che sei alquanto impegnata." Terminò ridacchiando.
"M-ma cosa stai dicendo?!" rispose la turchina con uno squittio imbarazzato.
Lucy ridacchiò e riuscì ad immaginare la faccia completamente rossa dell'amica.
"Dammi dieci minuti e ti richiamo Lucy-chan" si salutarono e Lucy posò il cellulare sul tavolinetto in vetro del salotto posizionato ai piedi del grande divano rosso.
Afferrò la coperta che aveva lasciato la sera prima e se la mise sulle gambe. Iniziò a giocherellare con l'elastico per capelli che aveva al polso e pensò a come Natsu – con troppa semplicità – l'aveva invitata a cena fuori.
Era vero che lei la sera prima lo aveva accudito e ospitato per la notte, però non riusciva a spiegarsi come facesse quel ragazzo da essere così gentile ed estroverso con tutti.
Quelle poche volte che stava in sua compagnia si sentiva felice e spensierata. Tutte quelle cose che aveva per la mente, i troppi fantasmi alle spalle superati solo in parte, le troppe responsabilità e anche la troppa paura di rischiare sembravano lasciate in un angolino sperduto della mente di Lucy.
"La vita non la vivi appieno fino a quando non rischi il tutto per tutto." Le aveva detto una volta sua madre.
Ci aveva provato tante volte a mettersi in gioco, a provare nuove cose, a rischiare; qualcosa però dentro di sé l'aveva sempre frenata e ormai aveva quasi rinunciato.
Lo squillo del cellulare interruppe il flusso infinito dei suoi pensieri e si affrettò a rispondere.
"Lu! Cosa dovevi dirmi?"
Si vergognava un po' a raccontargli di ciò che era successo, però aveva bisogno di aiuto "Natsu mi ha invitata ad uscire a cena fuori..." disse in un sussurro.
"Come?!" ci mancò poco che Lucy rimanesse sorda ad un orecchio, "Stiamo parlando di quel Natsu, quello capitano della squadra di basket, quello desiderato da tutta la scuola?!"
"Proprio quel Natsu." Rispose arrossendo. Levy a volte aveva qualche problemino di autocontrollo su certi tipi di notizie: leggeva troppi romanzi d'amore. Infatti, non dovette attendere molto per essere sommersa da supposizioni per quella serata "... E dopo lui ti porterà in un posto isolato e ti confesserà il suo amore. Poi avrete tanti bambini e vivrete felici e contenti." Concluse sognante.
"L-levy basta!" Lucy non ne poteva più, un'altra idea di quelle della turchina e sarebbe esplosa dalla vergogna! In quel modo non la rassicurava di certo, anzi faceva anche peggio.
Prima che riiniziasse a dire qualunque altra cosa che l'avrebbe sicuramente messa in imbarazzo le raccontò di come si erano conosciuti e di tutta la serie di eventi che si erano susseguiti a quel giorno; le confessò anche tutte le sue paure, le sue emozioni e le sensazioni che provava ogni volta che Natsu la toccasse o le sorridesse, dei suoi cambi d'umore repentini – di come passasse dal puro imbarazzo all'essere del tutto naturale - e del suo cuore che accelerava ogni volta che avvertiva la sua presenza. Le parlò anche della confusione che aveva in testa, di cosa non capisse e di cosa invece avrebbe voluto comprendere.
Alla fine della storia Levy sospirò e ridacchiò: "Sai Lu-chan, ti facevo un pochino più sveglia."
"Ehi!" protestò Lucy.
"Ascolta Lu, secondo me ti piace," disse Levy, bloccando sul nascere ogni protesta della bionda "e magari anche tu piaci a lui."
"Ma se ci conosciamo da pochissimo!"
"Questo non vuol dire nulla. Molto probabilmente vi siete presi una cotta l'uno per l'altra."
"Non è possibile..." No, Levy si stava sbagliando di grosso. Tra loro due non c'era assolutamente nulla.
"Sai, non tutti i ragazzi ti invitano a cena fuori così di punto in bianco, anzi a volte devi essere proprio tu a proporglielo!" quell'ultima frase era sicuramente riferita a Gajeel, che di galante e romantico aveva ben poco.
"Quindi tu dici che mi sono innamorata di lui?" domandò, stringendo i lembi della coperta. Se era davvero così allora era stata una stupida a non rendersene conto da sola; ma soprattutto per averlo fatto in così poco tempo.
"Nah, per il momento credo che tu abbia preso solo una piccola cotta. L'amore è qualcosa di più grande; un sentimento più forte, così intenso che puoi arrivare a non poter fare a meno di lui."
Lucy deglutì abbastanza rumorosamente. Ci mancava solo che si innamorasse, "Ne sei sicura?"
"Mi sono mai sbagliata?" le chiese con voce dolce la sua amica.
"No." Le rispose.
Un breve silenzio calò fra le due, ma venne presto interrotto dalla piccola Levy:
"Bene. Adesso non ti resta che andare a preparati e divertirti! Quando mai ti ricapiterà un'occasione del genere? Sappi che se hai ancora bisogno di qualunque cosa io sono a tua disposizione, Lu-chan."
"Grazie mille Levy-chan." Le rispose con un sorriso. Levy riusciva sempre a tirarle su il morale e a aiutarla nei momenti di difficoltà, donandole preziosi consigli che ogni volta le tornavano utili.
"Ah! E ricordati di indossare il completo che abbiamo comprato l'altro giorno! Farai un figurone!"
Rimasero ancora a parla di alcune cose banalissime e poi si salutarono, per Lucy era quasi ora di andare.
"Ci sentiamo presto Lu-chan!"
"Certo, Levy. E saluta Gajeel."
Non appena riattaccò la telefonata si lasciò cadere all'indietro sul divano e iniziò a fissare il soffitto: e così aveva davvero una cotta per Natsu? Beh, non poteva certo negare il fatto che fosse un bel ragazzo, e non solo di aspetto.
Però credeva che Levy esagerasse, definire tutte quelle emozioni confusionarie come una cotta era forse troppo. A lei non interessava Natsu, certo le faceva piacere passare del tempo in sua compagnia – anche se alcune volte avrebbe evitato volentieri. Nei buoni propositi dello scorso anno c'era anche quello di evitare il più possibile figuracce.
Comunque adesso non poteva di certo tirarsi indietro e non presentarsi alla cena. Infondo era solo una cosa tra amici. Un modo per conoscersi meglio e passare una serata diversa dalle altre.
Guardò il grande orologio alla parete della cucina, e quando si rese conto che non avrebbe fatto in tempo a prepararsi e ad arrivare in tempo all'appuntamento si alzò dal divano e corse in camera a prepararsi.
Come sempre trovare l'abbigliamento giusto da indossare all'occasione adatta non fu impresa facile.
Aveva scartato pantaloni, gonne e vestiti. Poi alla fine si ricordò delle parole di Levy: "Metti il completo che abbiamo comprato insieme! "
Anche se lo trovava eccessivamente elegante e avrebbe optato molto più volentieri per una gonna e un top, decise comunque di seguire il consiglio di Levy, così in un angolo dell'enorme armadio ritrovò il vestito in questione: un abitino da cocktail grigio a maniche lunghe che le arrivava fino a metà coscia. Lo abbinò allo stesso paio di décolleté beige della sera prima, il cappotto nero, la pochette dello stesso colore e via: pronta per l'appuntamento.
Un leggero velo di mascara le valorizzava le lunghe ciglia e un rossetto lucido idratava e illuminava le labbra. I capelli come sempre erano stati trattenuti da un nastrino nero in una coda alta, che puntualmente le andava a finire sul lato destro della testa.
Prima di uscire da casa si guardò allo specchio un'ultima volta, di solito era molto autocritica sul proprio abbigliamento e finiva per cambiarsi milioni di volte prima di trovare il giusto outfit. E così, senza accorgersene – ancora una volta - si ritrovò a studiare ogni minimo particolare della sua figura riflessa nello specchio e per la prima volta si sentì bellissima. Non riusciva a trovare niente fuori posto. Aveva proprio ragione Levy a dire che non sbagliava mai. A Natsu sarebbe sicuramente piaciuto quell'abito. Diciamo che almeno un pochino ci sperava...
Ma no, cosa andava a pensare. Tutti quei discorsi con Levy le avevano fatto montare la testa.
Ricontrollò per l'ennesima volta di avere le chiavi di casa e il cellulare, per poi chiudere la porta e fare i consueti tre giri di chiave.
Mancavano solo 20 minuti all'appuntamento e lei era ancora sul pianerottolo di casa. Non poteva fare tardi.
Prese il telefonino dalla tasca interna della borsa e digitò rapidamente il numero del taxi. Si sarebbe fatta venire a prendere sotto casa, con l'autobus ci avrebbe impiegato troppo tempo e di prendere la metro non se ne parlava proprio. Magnolia era sì una cittadina tranquilla, dove non accadeva mai nulla di strano, ma a quell'ora della sera non girava gente molto raccomandabile.
Arrivati a destinazione pagò il tassista e lo ringraziò; recuperate le sue cose dal sedile posteriore della macchina scese e - per quanto le fosse possibile - corse fino all'entrata del Fairy Tail, luogo d'incontro dell'appuntamento.
Si appoggiò alla colonna del grande portone del locale e tirò un sospiro di sollievo: non era in ritardo e per fortuna di Natsu non c'era ancora nessuna traccia.
Controllò ancora una volta l'orario al telefono e vide che segnava le 20:57, avrebbe dovuto aspettare soltanto 3 minuti. Sperando che Natsu fosse un tipo puntale.
A quell'ora della sera faceva sempre un freddo cane e Lucy ogni volta desiderava che fosse sempre estate. Amava le alte temperature, il sole cocente, l'odore dell'oceano e il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia. Quello si che era il paradiso.
Se ci pensava in modo più approfondito tutte quelle sensazioni le ricordavano Natsu...
No, ma cosa stava pensando! E poi come le era venuto in mentre proprio lui? Poteva pensare a tantissime altre cose e invece...
No Lucy, smettila!
Era, ancora una volta, tutta colpa di Levy e delle sue stupide idee romantiche.
Guardò di nuovo l'ora e il display segnava le 21:20. Dove diavolo era finito? E se le avesse dato buca? Magari quello era tutto uno scherzo per umiliarla.
Le lacrime le pungevano già gli occhi e le iniziò a crescere una tale rabbia dentro che non appena gli fosse capitato a tiro lo avrebbe colpito talmente tanto forte da fargli dimenticare chi fosse. Era stata una stupida a illudersi che ci potesse essere qualcosa. Quelli come lui non uscivano con quelle come lei. L'ennesima umiliazione da aggiungere alla collezione.
Idiota!
"Lucy!" si sentì chiamare da lontano. Una strana felicità le si fece largo nel suo cuore quando lo vide correrle incontro con un largo sorriso.
"Natsu" rispose a sua volta salutandolo con un cenno della mano. Allora non le aveva dato buca, era venuto veramente! Era stata una stupida anche solo a pensare che lui l'abbandonasse, Natsu non era il tipo.
Nel vederselo arrivare incontro un enorme sorriso le si dipinse sul volto e di certo nulla in quel momento avrebbe potuto cancellarglielo. Era quello l'effetto che Natsu le faceva.
Il ragazzo quando le fu davanti si piegò in due e appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, doveva aver fatto una bella corsa.
"Scusami per il ritardo." Disse mentre si tirava su.
"Oh, non preoccuparti, sono arrivata da poco anche io." Mentì sorridendo. Non gli avrebbe di certo fatto pesare il fatto che lei, da brava idiota paranoica pessimista quale era, avesse creduto che lui le tirasse un bel bidone.
"Bene! Io propongo di andare. Qui fuori si congela, e poi ho una fame!" Esclamò il ragazzo strofinando le mani sulle braccia per procurarsi un po' di calore. Lucy ridacchiò e si strinse ancora di più nel suo cappottino.
I due iniziarono a camminare verso il ristorante, che per fortuna distava pochissimo, chiacchierando di cose del tutto normali "Assaggerai la carne migliore della tua vita!" le aveva annunciato tra una parola e l'altra.
Arrivati davanti all'entrata Natsu le aprì la porta, e così facendo fece inevitabilmente arrossire Lucy, che lo ringraziò timidamente. Apprezzava sempre che le persone le donassero piccoli gesti di gentilezza come quelli.
Il cameriere – dall'aspetto molto discutibile - li condusse al loro tavolo e i due si spogliarono dei loro cappotti, che prese in custodia. I lunghi capelli verdi del giovane erano davvero stravaganti, ma ormai Lucy era abituata a vedere capelli dalle tonalità più bizzarre. Sembrava essere sulla ventina e l'unica cosa che sembrava avesse di normale era il completo da cameriere.
Natsu fu il primo a togliersi la giacca e Lucy poté ammirare la sua bellezza in abiti formali. Adesso capiva cosa ci trovavano in lui le sue compagne di classe. Non che non avesse mai notato che fosse un bel ragazzo, sia chiaro. I pantaloni neri e la camicia bianca risaltavano il fisico slanciato del giovane e gli donavano un'aria molto più matura e attraente. La sciarpa poi completava il tutto e dava quel tocco 'alla Natsu' che non poteva di certo mancare.
Si ritrovò a fissarlo e quando se ne accorse scrollò impercettibilmente la testa e tolse anche lei il cappotto. Se prima era sicura del vestito che indossava in quel momento le sembrò troppo attillato e troppo fuori luogo.
"Wow, Lucy, sei uno schianto!" il complimento di Natsu le fece sobbalzare il cuore. Davvero lo pensava? Magari stava mentendo per non offenderla. Il classico complimento di cortesia.
Si stava facendo troppe paranoie, doveva smetterla o non si sarebbe goduta la serata. Sapeva che Natsu era tanto gentile quanto sincero e che quindi, non avrebbe avuto motivo di prenderla in giro.
Ricambiò con un sorriso e porse - finalmente – il suo cappotto al cameriere che, poverino, aveva dovuto attendere che lei si decidesse a scendere nel loro mondo.
Così, una volta consegnati loro i Menù e con le giacche in mane si dileguò, in attesa di una loro chiamata.
Il loro tavolo era posizionato in un angolo della sala, abbastanza appartato e riservato. Come sedie avevano dei divanetti a "L" che circondavano per metà il tavolo, permettendo ai due ragazzi di stare vicini, ma di guardarsi comunque in faccia. Le luci soffuse poi creavano un'atmosfera intima e romantica.
Un momento; non era proprio quello che Levy aveva previsto?! Ecco che adesso andava nel panico. Le mani le iniziarono a sudare e per il nervosismo iniziò ad arricciare una delle lunghe ciocche dorate che le ricadevano fino alla vita.
Cercava di guardare ovunque tranne che Natsu, ma ogni volta lo sguardo finiva inevitabilmente su di lui, perciò decise di imitarlo e di iniziare a scegliere dal Menù.
Iniziò a sfogliarlo e trovò tantissimi piatti che solo dal nome sembravano deliziosi, però erano tutti molto cari. Non voleva fargli spendere un patrimonio.
Intanto il cameriere si era riavvicinato a loro in attesa di prendere ordinazione.
Natsu fu il primo a parlare: "Io prendo un piatto di riso al curry piccante e poi due porzioni di Shabu shabu [1] per entrambi. Tu invece?" le domandò.
"I-io?"
Natsu annuì e le fece l'occhiolino: "Puoi scegliere ciò che vuoi, il proprietario è mio amico"
"Vacci piano Natsu, il Raijinshuu non è di certo uno dei soliti locali in cui sei solito recarti. Questo è un ristorante di lusso. Laxus non ti farà di certo andare via senza aver pagato." Lo ammonì il cameriere di prima.
"Oh, adiamo Freed! Ho già parlato con Laxus" gli rispose ghignando.
Freed sembrò leggermente irritato da quelle parole, ma non si scompose oltre, anche se Lucy sospettò che lo avrebbe volentieri cacciato da lì.
"Lei signorina, che cosa prende?" le domandò cordialmente.
"O-oh, io credo proprio che prenderò..." era rimasta a fissare il Menù per un sacco di tempo senza leggere nulla, e adesso non aveva la minima idea di cosa prendere.
"Se posso suggerirle, le consiglio i nostri dango [2]. Vengono preparati giornalmente e serviti con una salsa particolare adattata ad ogni stagione, con l'aggiunta di una tazza di tè verde."
Sbirciò con la coda dell'occhio nella direzione di Natsu e lo vide intento a osservarla. Riportò la sua attenzione sul cameriere e diede finalmente la sua risposta: "I dango vanno benissimo."
Freed scrisse velocemente le ordinazione sul taccuino che aveva in mano e si dileguò nelle cucine, ringraziandoli per aver ordinato, non prima però di aver lanciato una rapida occhiataccia a Natsu.
Lucy aveva seguito attentamente quello scambio di sguardi fulminanti che i due si erano lanciati ed era curiosa di sapere chi fosse.
"Lo conosci?"
"Freed? Andavamo alle medie insieme, lui era qualche classe avanti a me," spiegò scrollando le spalle "il proprietario del ristorante anche è mio amico, è il nipote di Makarov. È lui a possedere i due bar Fairy Tail della città."
"Intendi dire che Laxus è il nipote del nostro preside?!" chiese stupita Lucy.
"Esattamente," annuì energetico il ragazzo "dopo essersi diplomati Laxus e i Raijinshuu – Freed, Bixlow e Evergreen – hanno deciso di aprire un locale. Sono partiti dal Fairy Tail, vecchio bar posseduto dal vecchietto, e dopo aver avuto successo Laxus ha aperto questo ristorante."
Lucy ne rimase sorpresa, in pratica stava mangiando nel ristorante del suo capo. Però non le tornava una cosa:
"Ma il Fairy Tail non appartiene a Cobra?"
"In un certo senso sì, è lui che se ne occupa adesso. Laxus è troppo impegnato per badare anche a quello." A Lucy parve che l'ultima frase pronunciata dal ragazzo avesse una nota di risentimento.
Avrebbe voluto chiedergli altro, ma i loro piatti arrivarono e, ovviamente, Natsu non perse tempo a ingozzarsi.
Lucy trovò quei dango strepitosi, il sapore dolciastro della salsa era una goduria per il suo palato e l'impasto era morbido e saporito, quasi si scioglieva in bocca.
Tra un boccone e l'altro Natsu le raccontò di alcuni aneddoti sui suoi amici, che, in alcuni casi, fecero sbellicare Lucy dalle risate – sì insomma, nessuno avrebbe resistito dall'immaginarsi un Gray vestito da femmina a causa di un errore della madre quando avevano 6 anni.
"Natsu, posso farti una domanda?" chiese Lucy ricomponendosi. L'immagine dell'amico del rosa in quelle condizioni era troppo esilarante. Lo avrebbe sicuramente raccontato a Juvia.
"Certo, tutto quello che vuoi" rispose posando le posate ai lati del piatto. Aveva ancora le labbra piegate in un ampio sorriso dovuto alle risate di poco prima.
"Come vi siete conosciuti tu e Gajeel?" sin dalla sera prima quella domanda le ronzava nella testa. Sapeva che Gajeel avesse molte conoscenze, ma non credeva che all'infuori di lei, Levy e Juvia conoscesse qualcun altro che frequentasse la Fairy Tail.
"Ci allenavamo nella stessa palestra," rispose alzando la testa verso di lei "da piccoli eravamo nella stessa squadra, poi però io ho vinto una borsa di studio per giocare alla Fairy Tail e lui invece per Phantom Lord, da lì siamo diventati amici-avversari. Più avversari che amici a dire il vero."
Lucy rimase sorpresa da quel racconto, nonostante conoscesse Gajeel da un paio d'anni non era a conoscenza di tutte quelle informazioni – per gran parte doveva ringraziare anche Levy. "E adesso?"
Natsu fece spallucce e si grattò la zazzera rosa "Adesso ci capita spesso di giocare l'uno contro l'altro. Ogni tanto ci troviamo per caso in palestra per fare due tiri, ma nulla di più."
"Non immaginavo che voi due vi conosceste. Gajeel non ha mai parlato di te."
Natsu aggrottò le sopracciglia "Credo sia normale, Phantom è una scuola molto rigida e vietano un qualunque tipo di interazione con noi."
Juvia e Gajeel non le avevano mai raccontato nulla di tutto ciò. Sospettava però che quello fosse uno dei motivi per il quale aveva deciso di cambiare scuola.
"Ma questa è una cosa insensata!" esclamò.
Natsu le lanciò un rapido sguardo carico di tristezza; per lui gli amici dovevano contare molto più di qualsiasi cosa. Lo aveva notato in quegli anni che aveva trascorso lì, in quella scuola. Lo aveva osservato molto, anche di nascosto e a volte senza rendersene conto.
Capì che era arrivato il momento di cambiare discorso quando vide Natsu giocherellare con delle mollichine di pane. Doveva trovare un argomento più interessante, uno di cui avrebbero potuto parlare insieme, magari un qualcosa di più allegro; solo che gli argomenti erano un po' limitati.
Mentre Lucy cercava di pensare a qualcosa di cui parlare Natsu l'anticipò: "Dovresti venire a vederci qualche volta. Giochiamo quasi ogni sabato."
"C-come?" aveva capito male o la stava invitando ad andare a vedere una sua partita?
"Sì insomma, da quando sei arrivata non credo di averti mai vista tra gli spalti a fare il tifo per noi," le fece notare "solo quella tua amica dai capelli blu. Quella che va pazza per Gray."
"H-hai ragione..." ammise abbassando leggermente il capo imbarazzata. Aveva accompagnato qualche volta Juvia, ma dopo solo qualche minuto era dovuta scappare per andare a lavorare nonostante le sarebbe piaciuto molto rimanere.
"Allora, ci verrai? Mi farebbe molto piacere." Le confessò mettendo una mano dietro la nuca.
Lucy rialzò immediatamente la testa e sbarrò gli occhi. A Natsu faceva piacere che lei andasse a fare il tifo per lui?
"Certo!" esclamò senza pensarci. Sapere che lui la voleva le riempiva il cuore di gioia.
Continuarono a chiacchierare per tutta la durata della cena e il cuore di Lucy non poté fare a meno di fare le acrobazie. Era arrivata alla conclusione che Natsu la faceva stare bene, le trasmetteva allegria e le dava l'impressione che ogni cosa avesse fatto lui l'avrebbe capita e ci sarebbe stato. Riusciva a ridere come non faceva da tempo e a provare emozioni che credeva aver dimenticato.
Forse Levy aveva ragione: Natsu le piaceva. Magari non come intendeva lei, non credeva di provare ancora quel tipo di sentimento verso di lui. Avevano passato troppo poco tempo insieme per poter dire che avesse una cotta per lui. Era però sicura del fatto che avrebbe approfondito quel sentimento a cui lei non riusciva ancora a dare un nome.
"Wow che mangiata!" esclamò Natsu tenendosi la panica gonfia.
Lucy ridacchiò e guardò anche la sua di pancia: "Non mi sono mai sentita così piena!"
Dopo aver finito la cena, aver pagato – e discusso con Freed sul prezzo e un intervento da parte di Laxus –, i due giovani, pieni come dei draghi dopo una bella scorpacciata, decisero di fare una passeggiata digestiva prima di rincasare.
"Ti porterò in un posto stupendo!" le aveva annunciato Natsu prima di uscire dal ristorante.
Ed ora si stavano dirigendo proprio lì: in un posto che sembrava isolato dal mondo e che a piedi ci avrebbero impiegato un'eternità. Lucy avrebbe volentieri preso un taxi, o la macchina di Natsu – se solo ne avesse una -, ma purtroppo era venuta a conoscenza del fatto che il rosa soffrisse di Chinetosi acuta – adesso si spiegava come mai tutte quelle fermate extra e non dovute all'alcool che era stata costretta a fare la sera prima mentre tornavano a casa.
Perciò erano stati costretti a farsela a piedi e Lucy credette di non arrivare più e – tanto per non farsi mancare nulla – aveva rischiato di cadere svariate volte, tanto che Natsu, ridendo, si era offerto di prenderla sottobraccio e farle da sostegno. Okay, doveva ammetterlo, le era piaciuto stare così vicino a lui e poter usufruire di tutto quel calore che emanava.
Dopo svariate imprecazione, svariate tappe e molteplici quasi cadute Natsu le annunciò che erano finalmente arrivati. Lucy si guardò intorno e tutto ciò che vide fu una montagnola verde e due pali della luce contati, con una panchina situata proprio in mezzo all'unica fonte luminosa. Lucy domandò a Natsu se fossero arrivati per davvero e lui le rispose di sì e aggiunse che doveva chiudere gli occhi.
"Ma sei matto?! Non riesco a camminare a occhi aperti e con la luce del sole con questi tacchi, figuriamoci di notte!" aveva quasi urlato agitata all'idea di ciò che le sarebbe potuto accadere. Non ci pensava nemmeno a chiudere gli occhi e farsi guidare senza sapere dove doveva andare, per dipiù in un posto completamente sconosciuto e al buio.
"Fidati di me. Non ti farò mai cadere, per nessuna ragione al mondo." Bastarono quelle parole e un sorriso per farla sciogliere e acconsentire alla strana richiesta del ragazzo.
E il tuo "non ci penso nemmeno" dov'è finito? Eh Lucy?!
Gliel'aveva promesso, l'avrebbe sostenuta lui, perciò non c'era niente di cui preoccuparsi.
Prese un bel respiro e serrò gli occhi, mosse un passo e si sentì afferrare le mani da una paio decisamente più grandi e callose. Il calore che le trasmettevano la riscaldò tutta e una scarica di adrenalina le percorse tutto il copro, desiderosa di poter mantenere quel contatto per sempre. Le strinse sempre di più con le sue.
"Cammina piano, qui c'è una salita."
"Si può sapere dove mi stai portando?" domandò Lucy. Ormai stava perdendo la voglia di sapere dove stessero andando. Sentiva solo i piedi doloranti e il vento farsi sempre più forte e soprattutto più freddo. Sospettava che l'avesse fatta salire su quella collinetta con la panchina che aveva visto poco prima; la luce che passava attraverso le sue palpebre ne era una prova.
Natsu si fermò e così anche Lucy, le lasciò le mani e le disse di continuare a tenere gli occhi chiusi. Quando anche l'ultimo lembo di pelle che era in contatto venne separato Lucy si sentì improvvisamente delusa: avrebbe voluto che non la lasciasse mai.
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e strinse la stoffa del cappotto. Serrò ancora di più gli occhi al tocco improvviso di Natsu sul suo viso: aveva portato una sua mano a coprirle gli occhi e aveva avvicinato il volto ai capelli di Lucy. Adesso poteva sentire chiaramente il respiro caldo del ragazzo.
Il suo odore di muschio e cannella stordì completamente i sensi di Lucy, facendole così perdere il controllo di sé stessa e trattenere il respiro.
Voleva di più. Voleva avere un contatto più intenso con lui.
Natsu continuava a tenerle gli occhi coperti e il volto accanto al suo per poter inebriarsi di quel profumo di vaniglia che per lui era diventato come una potente droga. Intanto con la mano era sceso fino a trovare quella piccola e morbida della ragazza e fece intrecciare le loro dita.
Sentiva fremerla sotto il suo tocco e pensò che finalmente fosse arrivato il momento che più aspettava: poterla baciare. Sin da quando l'aveva vista, quattro anni prima, nei corridoi della scuola aveva desiderato poterla conoscere e quando per puro caso si erano scontrati aveva bramato le sue labbra più di ogni altra cosa e adesso che si trovava lì non poteva più resistere.
Strinse le sue dite con quelle di Lucy e finalmente le lasciò gli occhi scoperti. La vide aprire gli occhi piano – per farli abituare alla luce dei lampioni – e aspettò che si accorgesse di dove l'aveva portata.
Un 'Ohh' di sorpresa gli fece capire che la biondina aveva apprezzato la sua sorpresa.
Quello era uno dei suoi posti preferiti: da lì si poteva ammirare tutta Magnolia. Le luci della cittadina erano uno spettacolo più unico che raro e, a volte, se si era abbastanza fortunati si potevano ammirare le stelle cadenti.
"Questo posto è... è semplicemente magnifico!" esclamò Lucy estasiata.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto" le sussurrò in un orecchio facendola rabbrividire. Non riusciva più ad aspettare, doveva scoprire che sapore avessero quelle labbra.
Piano le lasciò la mano e si staccò leggermente da lei per poterla girare verso di lui e guardarla negli occhi.
Lucy nel frattempo era andata nel panico più totale e era completamente rapita da Natsu. Aveva uno sguardo serissimo e quegli occhi verdi erano come una calamita per i suoi; con quella luce poteva vedere chiaramente ogni pagliuzza nera.
Aveva cercato di concentrarsi sul paesaggio per evitare di perdere il controllo di sé stessa, ma quando lui la girò verso di lui non capì più nulla e non fece altro che farsi guidare dal suo istinto.
Le mano che non era intrecciata con la sua venne posizionata sotto il collo di Lucy e con il pollice Natsu le accarezzò la pelle morbida della guancia rosea e poi le labbra.
Lucy non sapeva più che cosa stava accadendo, tutto ciò che riusciva a capire era che stava accadendo qualcosa che non sarebbe dovuto esserci.
Natsu si fece sempre più vicino, ormai i loro respiri si erano fusi e erano diventati una cosa sola.
Quello che accadde dopo fu questione di un lampo, ma fu indimenticabile.
Il rosa appoggiò le sua labbra su quella carnose e rosa di lei, saggiandone la morbidezza e la delicatezza e Lucy provò una scarica di emozioni mai provate prima. Si lasciò trasportare da quel bacio che inconsciamente aveva desiderato da sempre.
Si trovava in paradiso, ne era sicura.
Però si sa, prima o poi si rimettono i piedi per terra.
Quando sentì la lingua umida di Natsu premere sulle sue labbra spalancò gli occhi e si staccò di colpo da lui, facendolo rimanere con un'aria interrogativa e sbalordita in volto. Non riusciva a capire che cosa fosse andato storto in quel bacio, e forse non lo sapeva nemmeno lei.
Aveva rimesso i piedi per terra e si era resa conto di ciò che stava succedendo e per quanto avesse voluto continuare e approfondire quel bacio sapeva che c'era dentro di sé qualcosa che non andava.
Si era vergognata tantissimo e soprattutto sapeva che non era ancora il momento, non aveva ancora messo in chiaro i suoi sentimenti e non voleva di certo illuderlo. Ci teneva molto a Natsu e non voleva di certo perderlo.
Aveva bisogno di più tempo.
"I-io m-mi dispiace!" quasi urlò con voce strozzata.
Si sentiva così in colpa per averlo lasciato in quel modo, ma sapeva che non era ancora il momento.
Adesso doveva solo andare a casa e fare chiarezza con i suoi sentimenti.
Lo ringraziò per tutto quanto e si scusò ancora una volta, assicurandogli che non era colpa sua e più imbarazzata che mai se ne andò via, lasciandolo lì, da solo.
Sapeva che forse aveva appena rovinato tutto, però confidò in Natsu e sperò che lui capisse la sua azione, perdonandola.
[1] dango: Il dango è una sorta di gnocco giapponese ricavato da farina di riso e da quella di riso glutinoso. Viene spesso servito con tè verde. I dango vengono mangiati tutto l'anno, ma le differenti varietà sono tradizionalmente mangiate in determinate stagioni. Da tre a quattro dango sono spesso serviti in uno spiedo. ~[Fonte: Wikipedia]
[2] shabu shabu: Fettine di carne di vitello e maiale molto sottili lessate direttamente al tavolo in un brodo leggero. Generalmente vengono accompagnate da diverse varietà di salse speciali [...] L'analogia consiste nella cottura direttamente al tavolo, con una pentola posta sopra un fornello portatile. ~[Fonte: Wikipedia]
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Stella d'estate ~ Natsu no hoshi
Fanfiction[NaLu] [AU] [OOC] Lucy era stanca di vedere il mondo in bianco e nero, voleva sperimentare nuovi colori. Non ne poteva più di vivere in una felicità apparente, di sopravvivere in quella degli altri. Voleva la sua di felicità. Lucy voleva dare...