Per le due settimane seguenti al loro primo incontro segreto si erano susseguite molte altre situazioni del genere e ogni volta che i loro sguardi si incontravano o si trovavano vicini, sgattaiolavano via per andare in un posto più appartato per baciarsi. Le labbra di Lucy erano diventati due canotti gonfiabili.
Ormai era diventato quasi un bisogno vedersi e scambiarsi quei caldi baci.
Natsu a volte era anche venuto a trovarla a sorpresa a casa, entrando da quella finestra che ogni volta dimenticava di chiudere, facendole prendere degli spaventi allucinanti.
A scuola nessuno sapeva di loro e di ciò che era successo, nemmeno Juvia e Levy, che però, secondo la bionda iniziavano a sospettare qualcosa - le labbra gonfie, il lucida labbra sbavato, i capelli arruffati e i vestiti spiegazzati non erano per niente un indizio. No, no.
E nemmeno quel costante sorriso da ebete stampato sulle labbra.
Averlo accanto a sé e sentirlo quasi suo la faceva sentire al settimo cielo. Nonostante tutto andasse bene c'era una cosa che la turbava, a dire il vero erano ben due: prima di tutto ancora non sapeva in che rapporti fosse con lui. Cioè, lo sapeva, ovviamente, però non l'aveva ancora definito, ecco. Non sapeva se fossero conoscenti, amanti o, nel peggiore dei casi amici con dei benefici e se le cose stavano davvero in quel modo quasi si sentiva male al solo pensiero perché voleva dire che non l'amasse...
E poi Lisanna, con lei non sapeva cosa fosse successo dopo che Natsu era andato a casa sua. Aveva provato molte volte a estorcergli qualche informazione, però lui cambiava sempre discorso o iniziava a baciarla e lei, da brava ragazza innamorata quale era, si scordava di ogni buon proposito e si lasciava dominare da quelle labbra che ad ogni loro passaggio lasciavano dei marchi rossi tendenti al violaceo.
L'unica cosa che era riuscita a capire era che i due ancora non si parlassero, solo lo stretto necessario. Poteva vedere che entrambi ne soffrivano e di conseguenza ci stava male pure lei, passava le nottate intere a sentirsi in colpa per stare con il rosato e a ripensare agli occhi tristi e peni di lacrime dell'albina nonostante sapeva che non doveva starci male accadeva tutto il contrario. Si rivedeva in lei e in parte si sentiva anche in colpa, perché se non fosse arrivata e soprattutto se si fosse stata zitta adesso Natsu non si sarebbe accorto dell'amore di Lisanna e per lei sarebbe stato tutto più facile - o per lo meno avrebbe avuto qualche senso di colpa in meno.
Avrebbe voluto avvicinarsi a Lisanna e parlarle, ma lei per prima non avrebbe provato a socializzare con la persona che le aveva rubato il suo potenziale e quasi certo fidanzato.
Eppure Natsu in tutti quegli anni non si era accorto di niente e aveva finito per innamorarsi di lei e questo doveva rassicurarla, però quel suo cuore tenero che tante volte era stato una sua debolezza l'aveva tradita ancora. Avrebbe dovuto provare pena per sé stessa per non aver ancora fatto capire a Natsu che magari voleva andare oltre quegli incontri fatti solo di baci di nascosto. Lei voleva una relazione seria.
In quel momento però doveva concentrarsi su storia e non pensare a Natsu e Lisanna!
Forza Lucy, concentrati.
Concentrati!
Si sentì picchiettare dietro la schiena da qualcuno e quando si girò vide Juvia chiederle se stesse bene, perché le sembrava più distratta del solito.
Lucy le fece segno di sì con la testa e si rigirò davanti cercando di prendere appunti, però era tutto inutile, non ce la faceva proprio a seguire le spiegazioni del professore e non solo perché aveva la testa tra le nuvole ed era stanca, forse era il caso di prendere una boccata d'aria.
"Sensei, posso andare in bagno?"
I corridoi della scuola erano deserti e siccome il bagno delle ragazze al loro piano era fuori uso fu costretta ad andare a quello del piano superiore, dove erano situate anche le altre sezioni del suo anno.
Spinse la porta color rosa antico dei bagni femminili e vi ci entrò, avvicinandosi agli specchi per aggiustarsi i capelli e controllare in che condizioni fossero le sue occhiaie – l'aveva detto che non ci dormiva la notte.
Era intenta a sistemarsi alcuni ciuffi ribelli sfuggiti al controllo del fiocco blu quando le sembrò di sentire singhiozzare. Tese bene l'orecchio per accertarsi di aver sentito bene – ci mancava solo che fosse anche mezza sorda e si immaginasse le cose.
Con passo leggero percorse tutta la fila dei bagni, guardando attraverso il piccolo spazietto sotto ogni porta e solo quando arrivò alla fine vide un paio di scarpe sbucare da sotto e sentì dei singhiozzi stozzati e mal trattenuti.
Provò a concentrarsi per vedere se riusciva a riconoscerne la voce e, quando finalmente associò chi fosse la persona in lacrime dentro quel bagno le si strinse il cuore e fu costretta a cercare un appoggio alla parete.
Non riusciva a capacitarsi che ci fosse Lisanna dentro quel bagno, probabilmente con due occhi più gonfi di due canotti gonfiabili e il naso colante.
Attese alcuni istanti ancora saldamente incollata alla parete fredda delle mattonelle prima di avvicinarsi alla porta e cercare di ascoltare e capire se fosse successo qualcosa di più serio rispetto a quello che aveva in mente.
Purtroppo però i suoi sospetti diventarono fondati e capì che Lisanna stesse piangendo per Natsu. Si sentiva tremendamente in colpa e una terribile morsa al cuore che lo faceva rimbombare nelle sue orecchie insieme all'eco incontrollabile che ormai era diventato il suono dei singhiozzi dell'albina.
Doveva fare qualcosa per far smettere quella terribile sensazione o avrebbe finito per collassare dal senso di colpa.
Ovviamente non poteva fare molto e forse era la persona più sbagliata per consolarla, però non poteva stare lì ferma, dietro quella porta come una codarda a origliare un momento così delicato e privato.
Spostò il peso del suo corpo sull'altro piede e avvicinò il pungo chiuso sul legno della porta per bussare, aveva le mani completamente sudate.
Mancavano pochissimi millimetri prima che le sue nocche risuonassero sorde nel bagno, quando venne interrotta da una voce maschile molto profonda al di fuori della stanza.
"Lisanna! Ehi, Lisanna mi senti? So che sei lì dentro, esci per favore."
Lucy ritrasse subito la mano e, silenziosamente come prima sgattaiolò fuori dal bagno, andando a sbattere contro uno studente che bussava insistentemente nel tentativo di richiamare Lisanna.
Quando mise a fuoco chi fosse sbiancò dalla paura: un omone alto almeno due metri con gli stessi capelli argentati e occhi blu della Strauss con un principio di basette molto folte ai lati delle orecchie e muscoli a non finire era lì.
Lucy deglutì rumorosamente perché aveva capito chi fosse ed era un cattivo segno, anzi, cattivissimo: il fratello di Lisanna, Elfman sapeva.
Era morta e in tante piccole parti. Già vedeva la sua lapide al cimitero, accanto a quella dei suoi.
Elfman non aveva di certo la fama di essere un tipo tranquillo, da quello che sapeva, aveva picchiato diversi ragazzi che ci avevano provato con sua sorella maggiore o che avessero solo provato a rivolgergli la parola.
La guardò con le sopracciglia aggrottate dall'alto al basso.
"Ehi, tu. Hai per caso visto mia sorella lì dentro?"
Lucy trasalì, presa dal panico e troppo impegnata a cercare mentalmente una via di fuga dimenticò anche che avesse il dono della parola, per cui rispose scrollando energicamente la testa di no, che non l'aveva vista.
Il ragazzo evidentemente stranito dalla sua reazione la guardò interrogativo per poi riprendere a chiamare.
Lucy come un razzo schizzò via e girò il corridoio, infilandosi sotto lo sguardo interrogativo di alunni e insegnante.
Era nei guai, guai grossi. Se quell'energumeno veniva a sapere che lei era una delle possibili – ma che dico, quasi certa – causa della sofferenza della sua amata sorellina minore era morta, non le rimaneva altro che sperare che non picchiasse le ragazze e che non sapesse di lei.
Si mise le mani nei capelli e ne tirò qualche ciocca per il nervosismo e chiuse gli occhi e quando li riaprì, trovò un bigliettino accartocciato sotto il suo naso.
STAI LEGGENDO
Stella d'estate ~ Natsu no hoshi
Fanfiction[NaLu] [AU] [OOC] Lucy era stanca di vedere il mondo in bianco e nero, voleva sperimentare nuovi colori. Non ne poteva più di vivere in una felicità apparente, di sopravvivere in quella degli altri. Voleva la sua di felicità. Lucy voleva dare...