Uno Scandalo a Cambridge

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[Ispirato a "Uno Scandalo in Boemia" di Arthur Conan Doyle]

La mia prima indagine con Sherlock Holmes, ritagliata tra le ore di lezione, la ricordo certo con un pizzico di incredulità e forse anche un po' di ribrezzo. Ma giusto un pizzico...in fondo si trattava solo di uno scandalo che coinvolgeva la nostra preside.
Tutto normale, non vi pare?
Ma andiamo con ordine, troppo spesso mi perdo sulla scia dei miei pensieri dimenticando che il lettore ancora ignora le vicende che mi accingo a raccontare.
In questa vicenda è entrata a far parte delle nostre vite, anche se solo per poche ore, un personaggio che Holmes avrebbe sempre ricordato come "La Donna".
Non si può dire che provasse qualcosa di simile a un innamoramento verso questa ragazza dal momento che tutte le emozioni e in particolare l'amore erano aborrite dalla sua mente fredda, precisa e mirabilmente equilibrata [1] ma senza dubbio ha suscitato nel mio amico un interesse che mai gli avevo visto nei confronti di un'altra persona. Questo probabilmente per via della sottile intelligenza e la perspicacia che la caratterizzavano e la mettevano su un piano di sfida con Sherlock Holmes.

Cominciò tutto con una busta.
Dopo una faticosa giornata di studio ero seduto nel salottino comune che condividevo con Sherlock ed ero intento a sorseggiare una tazza di the mentre impegnavo la mia mente nella lettura di un classico. Se non sbaglio si trattava di "Ventimila Leghe Sotto i Mari di Jules Verne". Ma questo è un dettaglio insignificante ai fini dell' indagine.
Sulla poltroncina un po' consumata sedeva il mio coinquilino intento a vagare nei meandri del suo Mind Place dopo aver assunto la sua bizzarra ma caratteristica posizione che consisteva nell'avvicinare le mani giunte alla bocca, il tutto con le gambe rannicchiate sopra il cuscino.
Anche se pareva perso nei suoi pensieri, con gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate fu comunque il primo a percepire il fruscio della carta che sfregava contro il pavimento.
Qualcuno aveva infilato una lettera sotto la nostra porta.
Fissai per un attimo il mio amico con sguardo interdetto, ma ricevetti come risposta un'alzata di spalle.
Sherlock prese la busta con due dita sollevandola vicino ai suoi occhi.
Solo dopo averla osservata attentamente in controluce davanti alla lampada si decise ad aprirla, naturalmente sotto il mio sguardo curioso.
Estrasse un foglio di carta spessa accuratamente ripiegato in tre.
Uno dei maggiori divertimenti di Sherlock in quei giorni era lo studio della calligrafia; ripescava sempre nei cestini gli appunti che qualcun altro aveva gettato via soltanto per il gusto di riuscire a risalire allo studente che li aveva scritti. Per cui per me fu facile intuire la sua delusione quando notai che la lettera era stata scritta al computer in un classico "Times New Roman".

"Il signor Sherlock Holmes è gentilmente pregato di recarsi alle ore 21.00 di domani sera nell' ala di Narrativa Tedesca della biblioteca. Lo si prega di mantenere massima segretezza e di agire con descrizione."

Che biglietto insolito. Chi mai poteva rivolgersi al mio strambo amico in quella maniera?
Ammetto che a prima vista ho pensato ad uno scherzo. Sherlock, con quei suoi modi strani e la sua supponenza, non aveva certo molti amici nell'ambiente universitario e sarebbe stato facile preda di prese in giro. Ma lui stesso mi fece notare, con quella supponenza sopracitata, che nessuna persona dalla mente ristretta solita a insultare la sua intelligenza sarebbe mai stata in grado di architettare uno scherzo così sofisticato. E perlopiù non sarebbe stato in grado di mettere giù una frase che contenesse le parole "recarsi" e "discrezione".
Sì, Sherlock ha sempre avuto una bassa considerazione dell' intelligenza altrui.
-Scommetto allora che tu avrai certo già risolto il mistero!- la mia voce era mista ad un po' di rincrescimento; non era piacevole quando Sherlock stroncava le mie intuizioni senza molto riguardo.
Ovviamente la sua risposta fu affermativa:
-Proprio risolto no, però ho dedotto chi è il nostro misterioso cliente. -
E accompagnò la frase con uno di quei rari sorrisi che non mi sono mai stancato di ricevere e che gli permetteva di farsi perdonare qualsiasi velato insulto alle mie deduzioni.
Ci mise poco a mostrare come gli fosse giunta l'illuminazione:
-La carta utilizzata non è la stessa che viene fornita agli studenti per le fotocopie, né quella utilizzata per stampare le circolari. Quindi possiamo escludere gli studenti e anche, probabilmente, i bidelli. Rimangono dunque i professori e un'altra persona...L'altro motivo per cui sono certo di poter escludere gli studenti é il difetto della stampante alla quale abbiamo libero accesso.-
Con il mio sguardo interrogativo lo spinsi a spiegarsi meglio:
-Non so se ci hai mai fatto caso ma la stampante per gli studenti ha il brutto vizio di sporcare il foglio di inchiostro proprio qui, nell' angolo in alto a sinistra. Come puoi ben vedere questo foglio è perfettamente pulito.-
-Uhm si certo- ho risposto io con noncuranza come se davvero fosse tutto molto ovvio.
Solo in quel momento mi ricordai della mia tazza di the. Ormai la bevanda si era raffreddata e non era più molto gradevole...fortunatamente c'era la questione del biglietto misterioso a consolarmi. Sherlock stava giusto continuando la sua spiegazione:
-C'è un indizio molto importante, poi, direttamente nel messaggio: viene citata l' ala di Narrativa Tedesca. Perché proprio la Narrativa Tedesca? Mi sono chiesto e mi si sono aperte due strade: la prima possibilità è che si tratti della professoressa di lingue ma questa eventualità porterebbe ad un'altra domanda "Perché proprio il tedesco allora? Perché non il francese o lo spagnolo?". Così mi sono soffermato sulla seconda strada: la nostra preside.-
Se in quel momento fossi stato intento a bere il the mi sarei di certo strozzato a metà sorso.
-La preside? - domandai curioso.
-Certo! È un' amante della cultura tedesca. Ha vissuto per cinque anni in Germania. Non hai mai notato il suo leggero accento? -
-Sinceramente credo di non aver mai visto la preside!- ed era la verità.
Mi chiesi in che occasione Sherlock potesse averla sentita parlare.
-Cosa potrebbe mai volere la preside? -
-Ho giusto qualche idea ma meglio non correre a conclusioni affrettate. Ecco perché domani andremo in biblioteca nell'orario di chiusura e attenderemo di avere informazioni certe direttamente da lei.-
La trovai una risposta sensata e tornai a concentrarmi sulla lettura visto che Sherlock sembrava non avere altro da dire.
Il giorno seguente sembrava non trascorrere mai...i minuti si sommavano con una lentezza esasperante; ero divorato dalla curiosità.
Al contrario, quando incontrai Sherlock a mensa, lui sembrava tranquillo e rilassato. Mi mise sotto gli occhi un foglio stropicciato e cominciò a spiegarmi il significato che la psicologia attribuisce ad una scrittura spigolosa e marcata.
Quando finalmente Sherlock bussò alla mia porta per dirmi "andiamo!" io ero teso come una molla.

Note:
[1] Uno Scandalo in Boemia - Arthur Conan Doyle

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