Nuovi inizi

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"Yeah, my love, there's a song in my soul
When you are around me
You make it easier to sing it
So we can feel whatever you feel
Together we built, together at..."
La canzone che è stata la colonna sonora della mia estate risuona dolcemente nella stanza, facendomi aprire gli occhi.
"No one can stop me when I taste the feeling" canticchio a bassa voce, cullata dal suono.
Guardo l'ora sul telefono e spengo la sveglia.
Sono le 7.30.
Richiudo gli occhi, è troppo presto per alzarsi.
Mezz'ora dopo li riapro, la sveglia ha ripreso a intonare le note di "taste the feeling" e la spengo nuovamente.
Improvvisamente realizzo.
L'estate è finita. Oggi è il primo giorno della mia nuova vita da universitaria.
Estasiata, corro al piano di sotto dove mia madre è intenta a preparare la colazione.
"Amore! Stavo per venire a chiamarti, sono già le 8. Non hai messo la sveglia?"
"Si, mi ero solo scordata della fine dell'estate" sorrido, stampandole un bacio sulla guancia.
"Sempre la solita" commenta, rispondendo al mio sorriso.
"Per il tuo primo giorno speciale ti ho preparato una colazione altrettanto speciale. Pancake, che puoi guarnire con Nutella o marmellata, decidi tu, fragole fresche già tagliate e lavate e succo d'arancia (l'ho appena spremuta, come piace a te)." continua.
La ringrazio con un altro abbraccio e rimaniamo così qualche minuto, a dondolarci.
Le sorrido felice e comincio a mangiare ciò che mi ha preparato, mentre lei si asciuga una lacrima solitaria che le ha solcato la guancia.
"La valigia è pronta? Hai messo tutto?"
"Si, ho lasciato fuori soltanto le cose che mi servono per ultime, tipo il dentifricio o la crema solare."
"Va bene. Ci verrai a trovare il weekend vero?"
"Certo mamma. Magari non tutti, ma verrò, promesso."
Divoro la colazione e vado a ultimare la valigia.
Mi faccio una doccia veloce e poi ripongo il bagnoschiuma, lo shampoo e, dopo aver lavato i denti, lo spazzolino nel beauty case.
Tutte le mie cose sono pronte, devo soltanto andare. Guardo la mia camera e provo una fitta di nostalgia.
"Ciao cameretta, ci rivedremo nei weekend" le sussurro, come se potesse sentirmi, e mi chiudo la porta alle spalle.
Scendo le scale con incredibile lentezza, godendomi la vista di ogni angolo della mia adorata casa e giungo all'entrata.
Mia madre e mio padre sono già lì che mi attendono.
Mamma ha le lacrime agli occhi, sta cercando di trattenersi ma le risulta molto difficile.
Papà all'apparenza sembra più calmo e pacato anche se, a un' analisi attenta, non sfugge la sua mascella contratta.
Abbraccio entrambi, che mi salutano ripetutamente e senza lasciarmi andare e finalmente esco.
Salgo in macchina, la mia nuova Fiat 500 (nuova per me, in realtà è usata, Papà se l'è accaparrata a un prezzo stracciato) e parto, sforzandomi di non girarmi indietro.
All'ultimo secondo però non resisto e mi volto.
Mia madre agita la mano mentre con l'altra regge un fazzoletto con cui si sta asciugando gli occhi. Mio padre sorride e agita anche lui la mano, mentre con l'altra cinge le spalle di mia madre.
Li lascio così, con quest'immagine di tenerezza che mi fa venire un groppo in gola.
10 minuti dopo mi fermo e accosto vicino a una grande e familiare casa bianca.
Kevin esce di casa, quasi correndo, carico di valigie. Non c'è nessuno che sia lì a salutarlo, ma non ci faccio troppo caso. È sempre stato così.
Raggiante, apre il baule e cerca di far entrare la sua valigia.
"Lily, non ci sta un bel niente in questo mini catorcio."
"Ehi!" lo rimbecco. "Non insultare la mia piccola. Caricala sul sedile posteriore, dovrebbe starci."
Ascolta il mio consiglio, e dopo essere finalmente riuscito a caricare la sua consistente valigia, sale davanti.
"Fai guidare me, non mi fido di te" mi accusa sorridendo e, per tutta risposta, ottiene una linguaccia.
"Non se ne parla, il mio gioiellino lo posso guidare solo io."
"Non avresti così riguardo nemmeno per il tuo ragazzo!" afferma alzando gli occhi al cielo.
"Certo che no" rispondo, sicura, e mi immetto nel traffico.
4 ore e 55 minuti dopo arriviamo a destinazione.
"Per fortuna che dovevamo metterci 4 ore e 30!"
"C'era traffico e poi non avrei resistito tutto quel tempo senza una piccola sosta."
Fa spallucce e insieme, scendiamo, portando le valigie.
Eccoci finalmente arrivati al college.
Dopo anni di estenuanti lezioni al liceo, prese in giro, lacrime, inizio una nuova vita e sono contenta di farlo insieme a Kevin, il mio migliore amico da quando ne ho memoria.
Siamo diventati amici all'asilo, dopo che lui mi aveva difesa da un bullo che mi prendeva in giro per i miei occhiali.
"Quattrocchi, quattrocchi" continuava a canticchiare, seguito da una massa di ragazzini che mi avevano accerchiata.
Kevin gli fece passare la voglia di scherzarmi e da lì restammo sempre insieme.
C'è stato soltanto un breve periodo di separazione durante le medie,  che lui ha frequentato in un altro istituto, ma al liceo siamo rimasti ancora uniti e ora iniziamo insieme il college.
Abbiamo cercato un'università che riuscisse a soddisfare entrambi e l'abbiamo trovata: Florida International University.
Una delle più famose e pregiate università della Florida, che prevede moltissimi corsi di laurea, tra i quali i nostri.
Lui, secchione fino al midollo, vuole diventare medico, mentre io ho aspirazioni più modeste e desidero diventare maestra d'asilo.
Essere qui con lui mi rende davvero entusiasta, non ho mai avuto tante amiche (eccetto un periodo del liceo che preferisco dimenticare) e lui è stato l'unica costante della mia vita.
Siamo arrivati all'entrata, dopo aver percorso circa 500 metri a piedi caricati come dei muli da soma.
Andiamo in segreteria, dove riceviamo gli orari e le chiavi delle nostre stanze.
Ci separiamo momentaneamente e andiamo a conoscere i nostri coinquilini.

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