"C'è un ragazzo fuori," Tiff commenta leggermente.
È ancora in ginocchio sul ripiano ad armeggiare con delle catene di carta economiche che abbiamo comprato in città. Le ho dato un cuscino da mettere sotto le ginocchia dopo che si è lamentata della posizione imbarazzante.
"Hmm."
Mi giro verso di lei mentre aggiusta lo striscione improvvisato che abbiamo creato con un pezzo di carta e un tubetto di glitter. Abbiamo un piccolo budget, ma tutti si meritano un po' di scintillio il giorno del proprio compleanno, anche Rob. Tiff ed io avevamo il compito di preparare la torta e le decorazioni, il resto dei coinquilini avevano il compito incasinato di procurare l'alcool e preparare gli inviti; il quale si è rivelato un compito semplice dato che una volta che la voce si è sparsa, le persone hanno deciso di portare le proprie bottiglie.
"Sai, non ha molto senso che tu metta tante decorazioni. Rob non le noterà più di tanto una volta che tutti saranno qui e ha bevuto un po' di drinks."
"Sto solo cercando di aumentare l'atmosfera di celebrazione."
"Più metti, più dovrai togliere."
"Sei incredibilmente miserabile."
Ritorno alla pastella per la torta che abbiamo deciso di colorare in tonalità diverse. Se tutto va bene, sarà un delizioso marmo di grigio e blu. Fare dolci non è il mio forte, ma con la competenza culinaria di Tiff ce la stiamo mettendo tutta.
"Pensi che stia aspettando qualcuno?"
"Chi?"
"Il ragazzo. Continua a guardare il telefono."
"Non ne ho idea," rispondo distrattamente, cacciando fuori un po' la lingua in concentrazione.
"Dovrei metterla nelle tortiere?"
"Si. Aspetta, ti do una mano."
Abbandona le decorazione per affrettarsi ad aiutarmi a depositare la pastella. Siamo lontane da un paio di grumi che hanno mancato le tortiere. Inizio il nauseante lavoro di pulire prima che Tiff torni sul ripiano.
"Ohh," mugola. "Se n'è andato."
Ascolto la sua spassosa tele cronaca, mentre riempio i piatti di sapone e li lascio ad asciugare.
"Oh no, no! E ancora li. Cavolo, è carino," esclama, spostando la testa furiosamente da un lato all'altro per evitare il riflesso della luce nella finestra.
"Come puoi dirlo?" Rido. "Siamo al secondo piano."
"Beh, ha dei bei capelli."
"È buio fuori."
"Smettila di discutere con me e vieni a vedere se possiamo sentire cosa dice a telefono."
Mi chiama con un cenno, un sorriso insolente è sul suo volto mentre cerca di aprire la dura serratura della finestra.
"Si chiama origliare, ed è rude," la rimprovero lanciando nella sua direzione delle gocce d'acqua.
Mi guarda con un cipiglio acido, mostrandomi i denti come un felino troppo cresciuto.
"Ugh," fa il verso. "Lascia stare, fuma."
Nonostante il suo tono di respinta è un errore pensare che abbia perso interesse, il suo naso è pressato contro la finestra mentre da spettacolo impegnata a seguire i movimenti dell'uomo. Mi ricorda dello sguardo da predatore che un soriano ha mentre guarda degli uccelli che lo provocano volando intorno agli alberi, non potendo essere raggiunti dietro il vetro.
"Penso che stia venendo nel nostro palazzo."
"Cosa?"
"Il ragazzo," conferma animatamente.
Può essere passato più di un minuto, tempo che Tiff spende inventando una storia vertiginosa e tratti di personalità oltraggiosi per il ragazzo dietro il vetro. Il nostro campanello suona e gli occhi di Trish guizzano nei miei prima che lei si precipiti davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento. La seguo per vederla premere la guancia contro il legno mentre guarda dallo spioncino.
"La festa di Rob inizierà controlla l'orologio sul polso "tra quattro ore e mezza."
"Non sono qui per una festa," risponde, la sua voce è smorzata dalla barriera di legno.
"Puoi farti un po' indietro, non riesco a vedere la tua faccia."
La spingo via poiche è il mio turno di guardare dallo spioncino come se fossimo bambine. Tiff sa che non ci arrivo, quindi non sono sorpresa quando mi circonda il busto con le braccia e mi solleva di un centimetro o due mentre ridiamo.
"Oh, allora perche sei qui?"
Le mie mani premono entrambi i lati della lente d'ingrandimento per vedere meglio e poi il ragazzo guarda l'alto.
"Harry?"
La presa di Tiff si dissolve e i miei piedi toccano di nuovo il pavimento. È attaccata dietro di me mentre io apro la porta. Vestito con dei skinny jeans neri strappati al ginocchio e una giacca scura con il cappuccio, Harry spinge il telefono nella sua tasca.
"Ciao."
La sua bocca si alza in un piccolo sorriso mentre i suoi occhi passano velocemente da me a Tiff.
"Hey," lo saluto tranquillamente. "Sei qui. Come mai sei qui?"
"Uh, mia sorella mi ha accompagnato.
"Come fai a sapere dove vivo?"
"Mack."
Annuisco mentre sono colpita ripetutamente nelle costole dal gomito di Tiff. Sta sorridendo esageratamente, cercando di ottenere una presentazione che so che vuole a tutti i costi.
"Questa è Tiff," la indico con un gesto della mano, ma lei è già piazzata davanti a me e porge la mano a Harry.
Lui la afferra ridendo, ripete il suo nome ancora una volta per lei. Come se potesse essere scambiato per qualcun altro.
Il saluto dura più secondi di quanto dovrebbe perche so che sta guardando gli stessi occhi che mi avevano distrutta quella sera in camera sua. Sono qualcosa che blocca la conversazione, provocano un'inalazione tagliente d'aria e una perdita di parole.
Sono grata per la sua mente veloce e cuore gentile.
"Stretta di mano salda," conferma in modo gioviale mentre si volta verso di me.
Scuoto la testa guardandola mentre scuote le spalle entrando nell'appartamento.
"Vado a controllare la torta."
Lasciati soli, io ed Harry ci scambiamo un po' di sguardi prima che io ricordi le mie buone maniere.
"Vuoi entrare?"
"Grazie."
Di solito il nostro appartamento odora di cibo cotto al microonde e disinfettante, quindi l'aroma di dolci è un cambiamento benvoluto. Mentre guardo in cucina, Tiff è a carponi mentre guarda attraverso la sporcizia del vetro del forno della cucina.
Conduco Harry attraverso l'entrata, camminiamo davanti le porte uguali fino a quando raggiungo la "D", la mia camera. Le mie mani sono sul legno quando sento il mio nome.
"Bo," Tiff caccia la testa fuori dalla cucina. "Posso parlarti un secondo?"
Mostra un sorriso disinvolto ma so che c'è della preoccupazione dietro il gesto amichevole.
"Puoi entrare," guardo Harry mentre spingo la porta con il fianco.
C'è un breve lampo di muri pieni di poster e una scrivania carica di troppi libri, prima che Harry sorpassi la soglia della porta e entri in camera mia.
"Grazie."
In cucina, Tiff è all'in piedi come una madre pronta a fare una ramanzina: anche se probabilmente l'orecchino al naso le da più aria da ribelle di quanto lei vorrebbe.
"È lui?"
"Si."
"È più alto di quanto pensavo. Sexy."
"Gli dirò che approvi," dico mentre gioco pigramente con la frusta che dobbiamo ancora lavare.
"Non mi hai detto dei suoi occhi," sussurra.
"Non sapevo come spiegarlo. Non è a suo agio con gli occhi, quindi non mi sembrava giusto."
"Ok."
Il fatto che accetti con facilità e che non mi forzi affinche io le racconti i dettagli di come e perche la faccia di Harry è sfreggiata mi sorprende.
"Cosa farete?"
"Probabilmente parleremo. Forse usciamo; non voglio parlare qui."
"Portati il cellulare."
"Tiff."
"Tranquillizzami," mi sollecita con un piccolo sorriso.
L'avrei portato comunque ma annuisco per rassicurarla. Quando entro in camera mia, Harry è impegnato ad osservare la mia bacheca piena di fogli e spilli. C'è appeso di tutto, dai miei orari alla lista di cibi di esperimento che io e Tiff proveremo a fare.
"Sembra che tu ti sia divertita," indica con un gesto della testa la foto attaccata al muro che rappresenta me e i miei amici del corso in un'uscita.
"Si, ci siamo travestiti," ricordo con affetto.
"Cosa sei, un zombie?"
"Come ti permetti! Sono la moglie di Dracula," lo sgrido scherzosamente.
"Oh, le mie scuse."
È un po' strano avere Harry in camera mia, non avevo mai pensato che avrebbe messo piede qui. Era stato rannicchiato e nascosto in una scatola che avevo tenuto separata dalle altre parti della mia vita. E pensavo che sarebbe rimasto li. Ma adesso si sta riversando dai bordi, troppo grande, troppo prezioso per essere tenuto nascosto in una scatola come uno sporco segreto. I confini che avevo costruito stanno sanguinando.
"Vuoi andare a fare una passeggiata?"
"Certo."
Osserva la stanza mentre aspetta che io metta gli stivali.
"Dov'è James?"
"Non qui."
La risposta suona più distaccata di quanto io voglia.
"Fa freddo fuori?
"Si, un po'. Dovresti metterti qualcos'altro," indica con un gesto la mia t-shirt e i miei jeans.
Le grucce nel mio guardaroba grattano sulla barra dove sono appesi i miei vestiti e subito decido di indossare una camicia e un vecchio giubbotto. Sono impegnata a tirare su le maniche che mi arrivano sulle mani mentre prendo dal comodino il burro di cacao.
Ne applico uno alla fragola, muovo le labbra insieme in modo che si spalmi bene e poi metto il tappo per mettere il rossetto nella tasca.
"Merda."
L'imprecazione scortese mi sfugge quando mi volto e urto contro Harry. La mia mano si sposta dal suo petto e ritorna al suo posto.
"La indossi ancora," Harry mormora, i suoi occhi sono fissi verso il basso. "Lui sa che è mia?"
È una sensazione focosa, abbastanza da farmi venire la pelle d'oca sulle braccia e devo combattere per trovare le parole giuste. Mi guarda attraverso le ciglia e il calore scende verso la mia pancia, una sensazione che rifiuta di essere ignorata. La sensazione è possessiva, accompagnata da calma, tende ad eccitare muscoli che sono imbarazzata da ammettere.
"È solo una camicia."
"La mia camicia." mi corregge.
"No, perché l'hai data a me, non è vero?" Rispondo, faccio di tutto per mandare via il mio rossore. "Ma se la rivuoi-"
Fingo di toglierla, ma la mano di Harry mi ferma dallo sbottonare gli altri bottoni.
"Per favore."
Tengo addosso la camicia.
***
Tira vento gelido sulla panchina, il quale alza ciocche di capelli dalle mie spalle e colora le mie guance di rosa. Prendo boccate vigorose di brezza marina, il sapore è salato nella mia bocca e fresco nei miei polmoni. Le divertenti luci del molo splendono nella nebbia, i gabbiani strillano sopra di noi. Nei rari viaggi di famiglia la spiaggia era la parte più bella di qualunque vacanza estiva, ma solo quando mi sono trasferita in questo paesaggio idilliaco ho scoperto che può piovere in un posto in cui pensavo ci fosse sempre sole.
Harry mi aiuta a scendere verso la spiaggia e camminiamo lentamente sulle rocce prima che lui suggerisca di sederci. Non c'è quasi nessuno a sfidare le temperature, fa troppo freddo per nuotare con le rabbiose onde increspate.
"Sei andato a trovare tua madre?"
"Sono rimasto per un paio di giorni. Jess si è fermata per un po' e ha parlato cosi tanto da farmi sanguinare le orecchie," Harry scherza, ma non nasconde l'amore nella sua voce. "Lei e il suo fidanzato avranno un bambino a luglio."
"Non stai dicendo sul serio! Scommetto che sono eccitati," sogghigno. "Zio Harry."
Lo colpisco scherzosamente con il gomito.
"Sono felice per lei, ha trovato un bravo ragazzo quindi..."
"È fantastico."
Sceglie una pietra, misura il peso prima di tirare indietro il braccio. Sfreccia nell'aria, afferra la cresta bianca di un'onda prima di essere richiamata dal mare.
"Ti tratta bene?" Harry sbotta.
Spalanco gli occhi.
"No," scuoto la testa sprezzante, un gesto da cui Harry trae un'orribile conclusione. "No-no, non intendo non voglio parlare di questo con te."
"Perché no?" chiede con una voce ferita.
"È troppo imbarazzante."
La conversazione finisce e le onde arrivano solo per essere infrante poco dopo, accarezzando i sassolini immobili. Starà arrivando la marea. Mi stringo di più nel mio giubbotto.
"Non ti ha messo sotto pressione, non è vero?"
"Harry," scatto.
"È solo - è solo che ci ho pensato molto."
"James è adorabile."
"Continua," cerca di afferrare il discorso.
"Non ci stiamo vedendo più, quindi qualunque conversazione tu stai cercando di iniziare è inutile, okay?"
"Non vi state vedendo più?" Il vivace alzamento di voce nella sua domanda distrugge le mie emozioni e accelera il mio battito.
"No."
Se Harry è scioccato dall'informazione si rifiuta di mostrarlo, si ricompone.
"Hai freddo?"
"Sto bene."
Un braccio esitante si appoggia comunque sulla mia spalla, incoraggiandomi ad appoggiarmi a lui. Lo faccio volentieri.
"Quando? Cos'è successo?" stuzzica gentilmente.
"Un paio di giorni dopo che sono tornata da cosa tua. Abbiamo scoperto che stiamo meglio se restiamo amici."
"È una cosa buona, giusto? Gli impedirà di avere il cuore spezzato in futuro."
"So come ci si sente. Non lo farei a nessuno."
"Bo, noi -"
Gli tolgo il braccio in modo meschino e da bambina e mi alzo senza grazia. Si infastidisce perche respingo la sua preoccupazione per il mio equilibrio. Non voglio il suo aiuto.
"Tu mi hai lasciata," lo accuso ferocemente. "Tu sei quello che mi ha lasciata. Quindi non hai il diritto di dire a me o qualcun altro come ci si deve sentire."
Mi guarda come se gli avessi trafitto il petto con un coltello, fino ad affondare la lama. Il pensiero mi fa venire un dolore allo stomaco, un dolore che pesa molto sulla mia coscienza. Non avrei mai voluto ferirlo.
"Tu mi hai lasciata," mormoro.
Ancora seduto tra le fredde pietre, cerca un pacchetto nella tasca della sua giacca, caccia fuori un'accendino blu. Non aspetto che si porti la sigaretta tra le labbra.
"Non voglio che i miei abiti puzzino, aspetto sul lungomare."
"Ok."
Lo guardo da una panchina che condivido con una signora anziana. Le sue mani tremano mentre porta altro fumo nei suoi polmoni. La vista di Harry sono le onde turbolenti, e la mia è lui. I fasci di fumo sono cullati e portati via dall'aria dove scompaiono. In qualche modo mi fa pensare a Harry, qualcosa che si vede ma difficile da catturare.
Inclino la testa all'indietro per vedere le nuvole che si spezzano e rivelano luce del sole acquosa. Ma scopare troppo presto, ingoiata di nuovo dalle orribili nuvole. Pioverà, dovremmo tornare nell'appartamento. I miei occhi raschiano il cielo, la mia vista ritorna alla spiaggia con i sassi e sono sorpresa di vedere Harry che cammina sulle rocce. Si appiattiscono sopra e sta praticamente correndo verso di me. Mi alzo dalla panchina e ci riuniamo nel mezzo del lungomare.
"Stai bene?" chiedo, con la mia mano sul suo braccio. "Harry?"
Lui scuote la testa.
"Stavo cercando te."
Guardo l'anziana signora con la quale ero seduta prima. Mi sorride, spingendosi il suo carrello dietro.
"Cosa c'è che non va?"
Il respiro di Harry è veloce e rimango in uno strano stato di incertezza mentre cerco di mettere insieme i frammenti delle informazioni. Sbottona il suo giubbotto, infila una mano dentro e tira fuori un pezzo di carta stropicciato. Me lo offre. Quando lo apro, è come se fossi stata immersa nelle acque fredde dietro la spiaggia.
"Quando l'ho letto, mi sono sentito come se stessi parlando a me," Harry spiega freneticamente.
"Era per la fidanzata di Mack."
"Scritto da te. Sapevo che eri tu."
Il mio cuore sta battendo il doppio della velocità mentre guardo l'inchiostro.
Porti con te la parte sinistra del mio cuore, tu possiedi la mia metà più grande. Tienila al sicuro.
Passa un dito sul rigo e io sono arrabbiata perche lui ha visto la lettera. Perche l'ha tenuta. Quando l'ho scritta il sentimento era nel posto giusto, Mack ed io avevamo bisogno di qualcosa di solido e di una promessa per mettere insieme questa frase. Ma adesso è straziante rileggerla e sono vergognata di aver screditato le parole che una volta avevo detto mentre ero innamorata.
"Ecco perché sapevo che eri tu- dovevi essere tu." confessa. "Ero arrabbiato all'inizio." Mi irrigidisco alla sua verità. "Pensavo che l'avessi fatto per tormentarmi. Ma Mack mi ha calmato. Mi ha spiegato che tu lo sei andata a trovarlo solo quando avevo dei match. Non volevi che io sapessi che tu eri li, ma capisco."
"Come un angelo," sussurra. "Suona stupido," ride a mezza bocca. "Ma mi ha fatto sentire meglio."
***
Mentre torniamo ci fermiamo in una pizzeria vicino al campus per fermare il brontolio del mio stomaco. Sono contenta e sazia durante il cammino verso il mio alloggio. Non prendiamo la strada diretta del terreno del campus; invece lo guido attraverso gli edifici indicandogli dove vado a lezione. La presenza di Harry è confermata con commenti intelligenti, domande e lo strofinare occasionale delle sue nocche contro il dorso della mia mano. I tocchi delicati stimolano i miei desideri di tenere la sua mano, per sentire la ruvidità delle sue dita mentre il suo pollice traccia dei cerchi. È qualcosa che mi manca.
Inizia a piovigginare una volta che abbiamo raggiunto il mio isolato, entriamo in cortile con i ciottoli illuminato da lampioni bassi. Harry tiene la porta aperta per farmi entrare e non sono particolarmente contenta di sentire la festa prima di vederla. La porta dell'appartamento praticamente vibra dai cardini e Harry è proprio dietro di me mentre giro la chiave nella serratura.
Vengo salutata dal nauseante dolce aroma di vodka e il fetore del liquore sulle lingue impegnate delle persone che sorpassiamo. E forte, spaventosamente forte e so che gli studenti più grandi dell'appartamento di sopra si lamenteranno domani mattina.
La cucina è piena di gruppetti che condividono bottiglie e aneddoti di serate interessanti. Vedo Tiff oltre il tavolo della cucina che si versa un drink appena prima che i miei occhi guizzino su un ragazzo che rovista nella mia credenza. Stringo i denti, urtando contro la marea di persone vacillanti ma nel frattempo che lo raggiungo si è già messo in testa il mio colapasta.
"È mio!" Dico furiosamente, prendendolo dal manico e togliendolo dalla sua testa.
Lo riconosco come uno degli amici stupidi di Rob e lui sogghigna, urlando il mio nome prima di stritolarmi in un abbraccio. Con difficoltà io e Tiff me lo togliamo di dosso prima che si diriga verso il frigorifero, senza dubbio vuole cercare qualcosa con il quale terrorizzare qualche altro studente.
"Pensavo ti avesse rapita," Tiff sussurra una risatina brilla nel mio orecchio. "Sei stata via per secoli."
Ha la pelle leggermente marrone, l'alcool le ha colorato le guance e ha gli occhi lucidi.
"No, sono ancora qui."
Mi volto per guardare Harry. Quando lo vedo, tiene Rob dal braccio per aiutarlo a stare in piedi prima che dia una testata sul bancone della cucina. Nascondo una risata dietro la mia mano mentre Harry mi supplica di dirgli cosa fare con l'idiota tra le sue braccia dall'altra parte della stanza.
"Venite con noi?" Tiff chiede da dietro.
Mi giro verso di lei, il suo alito è addolcito dalla bottiglia di un miscuglio che culla sul fianco.
"Non me la sento, penso che andremo a letto."
In risposta c'è un gemito infantile e non sarei sorpresa se iniziasse a battere i piedi a terra e a fare il broncio. Invece, sto all'in piedi ad ascoltarla divagare sulle buffonate che sfortunatamente mi sono persa mentre eravamo fuori. Il fatto che qualcuno non si fosse sentito bene nei cespugli non mi sorprende tanto ma ridacchio comunque.
"Ti abbiamo conservato un po' di torta," sogghigna prima di inclinarsi verso di me. "Usate un preservativo."
Le parole di Tiffsono assolutamente ovvie e se non ci fosse il pericolo che si ribaltasse, avrei spinto il suo culo più lontano possibile da me.
"Bo."
Il mio stomaco cade come una roccia e quando mi volto, James sta sorridendo prima di prendere un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra. I suoi occhi sono luminosi, stimolati dal divertimento di qualunque cosa stia bevendo. Mi ricordo della sua gentilezza quando abbiamo discusso della situazione meno di una settimana fa. Ha detto che preferisce avermi come amica invece di non avermi affatto, un'affermazione che ha indotto lacrime e la condivisione di un pacco di biscotti davanti un film.
"Come stai?
"Sto bene, tu?" annuisce sopra il rumore.
"Sto bee-"
"È un fottuto disastro," Harry interrompe senza preavviso.
È all'in piedi accanto a me.
"Quello è il festeggiato," scherzo debolmente.
L'attenzione di Harry passa tra me e James, probabilmente cercando di capire cos'ha interrotto. Ma siamo tutti presenti e insieme, quindi penso che dovremmo superarlo.
"Questo è Harry. Harry, James," faccio con la mano avanti e indietro con il colapasta che a quanto pare sto ancora tenendo.
C'è un silenzio nel nostro piccolo gruppetto che è pieno di musica assordante e occhiate ubriache. È un'esperienza solo vedere la sensazione di riconoscersi passare su ognuna delle loro facce. Se arriva all'immaginabile, mi metterò tra loro.
"ll tuo Harry?" James mi chiede.
Beh, suppongo lo sia.
"Si."
"È bello conoscerti, amico."
James passa la bottiglia nella mano sinistra, porge la destra a Harry. Non c'è esitazione prima che Harry afferri la mano con una stretta salda.
"Anche per me."
Iniziano a parlare civilmente di cose futili come i giocatori di rugby. Sono completamente perplessa, se non sollevata, del fatto che io mi sieda e li osservi parlare. Ero pronta ad una resa dei conti ma sembra che la mia bandiera bianca debba rimanere a posto.
***
"Perché ridi?"
C'è un sorriso divertito ad addolcire il suo volto, sulla sua guancia compare una fossetta. Guardando oltre l'ovvia unicità dei suoi occhi, attraverso loro viene trasmesso calore mentre mi guarda con affetto dimenarmi sotto le coperte.
"Perché sembra che io finisca sempre a letto con te," sussurro la verità come se fosse un segreto.
Si spoglia fino a rimanere in mutande prima di sollevare il piumone e chiedendomi silenziosamente di spostarmi. La mia spalla entra a contatto con il muro freddo ed io mi sposto con un sibilo tra i denti.
"Il tuo letto è piccolo," Harry si lamenta, combattendo per avere più spazio sotto le coperte.
"Penso sia il modo dell'università di impedirci di condividerli con altre persone," ipotizzo. "Il gestore del dormitorio non sarà troppo contento di sapere che tu eri qui."
"Beh, chiunque sia il responsabile dell'assegnazione dei letti è uno stronzo," brontola.
C'è altro contorcersi nel letto mentre il materasso emette rumori per il peso eccessivo. Mi giro sul fianco per evitare un doloroso colpo alla schiena.
"Hai finito?" Chiedo nel freddo buio della stanza.
Harry grugnisce prima di girarsi sul fianco ancora una volta, respirando sul mio collo.
"Sarà un miracolo se riuscirò a dormire," dice a bassa voce.
"Beh, non renderlo un incubo anche per noi altri."
I nostri respiri iniziano ad avere un ritmo tranquillo prima che io senta la mascella di Harry spalancarsi mentre sbadiglia. Il suono mi infastidisce e mi lamento colpendolo con una gomitata. In risposta mi infastidisce, mi pizzica la schiena per provocare una reazione. Afferro le dita in questione e sembra che questo lo faccia smettere perche adesso ci stiamo tenendo le mani nel buio.
"Posso abbracciarti?" Chiede a bassa voce.
"Okay."
Harry non ha bisogno di vedere la direzione questa volta, si sistema con facilità e avvolge un braccio intorno al mio bacino. La sua mano prende leggermente il mio fianco e io sono incoraggiata a stendermi contro la forma del suo corpo dietro di me. Ci incastriamo mentre mette una caviglia tra le mie.
Fuori la pioggia colpisce la finestra, piccoli tuoni fanno da sottofondo e complimentano i nostri battiti accelerati. Ho lasciato
la finestra socchiusa prima che ci mettessimo a letto e adesso le tende si muovono a causa del venticello che tira.
"Mi è mancato tutto questo. Dopo settimane in cui mi svegliavo nel cuore della notte da solo," pronuncia le parole come se fossero un segreto, sussurra nel mio collo. "Una stupida parte di me pensava che tu fossi andata in bagno o a bere qualcosa in cucina. Era come se il mio cuore si spezzasse tutte le volte che realizzava che tu non c'eri."
Stringo la sua mano sul mio petto, intrecciando le nostre dita.
"Sono qui adesso."
***
Harry's POV
"Bo! Bo!"
Spalanco il mio occhio destro. La schiena mi sta uccidendo e ho la bocca piena di capelli anche se non so bene di chi siano. L'incessante bussare continua mentre tolgo il braccio da sotto lei. Si agita ma non abbastanza da svegliarsi, espira con il naso prima di prendere un cuscino da stringere contro il petto. Con un sorriso gentile e il cuore pesante le stampo un bacio sulla fronte e mi alzo dal letto.
I jeans che ho tolto la sera prima sono stesi sul pavimento e io li indosso mentre cammino verso la striscia di luce che penetra da sotto la porta. La stanza non mi è familiare, quindi vado rumorosamente a tentoni nel buio mentre mi ambiento nel nuovo territorio. È facile toccare; mi aiuta a creare un'immagine completa nella mia mente, cosi ho meno lavoro per il mio occhio buono. La serratura si apre facilmente e tocco ciecamente il legno fino alla maniglia e apro la porta.
C'è un ragazzo all'in piedi di fronte a me, sembra dispiaciuto di vedermi allo stesso modo in cui a me dispiace di vedere lui. I suoi capelli sono in disordine, i pantaloni del suo pigiama a quadri sono attorcigliati intorno ai suoi fianchi e indossa uno strano maglione al contrario. Il suo viso mi è vagamente familiare.
"Oh, aspetta -" si acciglia, gira la testa guardare il corridoio alla sua sinistra.
Mi guarda da quella che penso sia la sua porta aperta.
"Posso aiutarti?" chiedo intontito, la mia voce è piena di sonno.
"Questa è la stanza di Bo."
Mormoro confermando, mi sto stufando di questa conversazione e sono pronto a tornare a letto.
"Si, cosa vuoi?
"Latte," risponde semplicemente.
"Cosa?"
Un soffice tocco sulla parte inferiore della mia schiena nuda coglie la mia attenzione mentre Bo gira intorno al mio corpo per mettersi affianco a me. Si appoggia a me e sono contento di essere il suo supporto con i suoi capelli disordinati che solleticano la mia pelle. Un braccio circonda la mia schiena e le sue delicate dita fanno pressione sul mio fianco. Assorbo la sensazione di lei, la penetro, imprimo il suo tocco nella mia mente.
Gli occhi del ragazzo si spalancano.
"Finché lo rimetti a posto, va bene," dice intontita.
"Voi due stavate-" la voce gli si affievolisce mentre alza suggestivamente le sopracciglia.
"Dormendo? Si. Adesso vattene. Voglio tornare a letto," Bo si lamenta, mi prende la mano per tirarmi via dalla porta e dentro la sua stanza.
Non mi convince molto.
"Non hai mai lasciato James dormire la notte," dichiara, impedendo alla porta di chiudersi con un piede e guardando dentro la stanza dietro di noi.
"Beh, chiaramente questo non è James, non è vero?" alza la mia mano con la sua per indicarmi.
Il suo tono tagliente mi fa sorridere e mi piace quando fa cosi. È come se ci fosse fuoco dietro le sue parole e si atteggiasse.
"Giorno, Harry. Bo," Tiff dice con un gesto della testa indicandoci con uno sbadiglio dietro il ragazzo, prima di trascinarsi verso la cucina.
Lui segue i suoi passi, chiedendole una serie continua di domande sulla nostra organizzazione per dormire.
***
"Quindi, cos'è successo al tuo occhio?"
La mia postura cambia, il silenzio si allunga fino a quando mi giro a guardare il tavolo della cucina. Rob inclina la testa da un lato, cercando di vedere meglio l'occhio danneggiato di Harry. Tiff si appoggia contro una delle sedie con i cuscini vicino il tavolino da caffè, dimenticando lo smalto fresco.
"Sono stato sfortunato in un combattimento."
La maggior parte delle persone non avrebbero l'imprudenza, o il coraggio di chiedere di più a Harry. Ma Rob è un'idiota che spende la maggior parte del tempo con il suo piede in bocca, quindi ovviamente chiede.
"Un combattimento? Cioè un -" alza i pugni come se stesse prendendo a pugni l'aria. "Un vero combattimento?"
"Si."
Posso quasi vedere l'eccitante curiosità di Rob, un altro assalto di domande pronte da fare e alla fine offendere.
"Mangia il tuo toast," lo sgrido, mettendogli il pane bruciato in bocca.
Harry mi guarda ritornare alla mia ciotola di cereali, prendo un cucchiaio pulito dal cassetto e il latte dal frigo. Mangio la mia colazione dopo avergli messo il tè sul tavolo. Mi ringrazia con un sorriso.
Lo smalto sui piedi di Tiff si sta asciugando quindi la sua camminata verso di noi è più che ondeggiante. Si alza la manica sinistra mentre si muove, scoprendo il suo avambraccio al gruppo Ho già visto la cicatrice, una spessa linea frastagliata che quasi tocca il polso.
"Sono caduta dall'altalena di un albero quando avevo sette anni, un ramo mi è entrato nel braccio."
Harry mette giù la tazza, prendendo con attenzione la mano e il gomito di Tiff per angolare la ferita guarita in modo da esaminarla.
"È una bella cicatrice," conclude annuendo.
"Beh, almeno tu sembri un pirata sexy," risponde argutamente.
Harry sogghigna, tira la testa indietro e ride.
***
La tempesta di ieri è passata, lasciando al suo risveglio fangose pozzanghere da schivare e un cielo pulito. Harry ed io aspettiamo sotto al riparo della fermata dell'autobus più vicina all'angolo della strada. I motori delle macchine sfrecciano sull'asfalto che quasi brilla per il bagnato. Mentre io osservo liberamente questa tarda mattinata di domenica, la mia considerazione si allontana fino a quando guardo dal basso Harry. Non indietreggia mente le mie dita tracciano gentilmente il suo viso.
Mi chiedo silenziosamente cosa vede. Tutto è più opaco, o la sua mancanza di vista ha amplificato i colori e le forme? Potenzia i suoi sensi attraverso il tatto, una nuova coincidenza che ho notato con apparentemente ignari tocchi su di me e sugli oggetti che lo circondano. La mia mano copre cautamente l'occhio sinistro e con la cicatrice nascosta appare non cambiato nel tempo che abbiamo passato separati. Mi sorride delicatamente come se capisse quali pensieri occupano la mia mente. Sono osservata in modo penetrante da un'iride luminosa e una pupilla marcata.
Tolgo l'ostacolo e lo metto dalla parte opposta. L'occhio destro leggermente color latte funziona col tempo, cerca disperatamente qualcosa da scorgere. Guarda in giro e posso sentire le sue ciglia solleticare il palmo della mia mano. Harry sa che non gli farei mai del male, ma l'improvvisa perdita di vista è troppo. Il movimento del suo petto è aumentato per il panico dal momento in cui mi toglie la mano afferrandomi il polso.
"Perche mi hai lasciata?" chiedo, la voce trema leggermente.
Guarda in basso tra di noi, mentre gioca con le mie dita.
"Pensavo che saresti stata meglio senza di me. Sembra che tu stia bene adesso," sorride ma so che gli fa male.
Tutto sommato, sono messa bene. Ma questo non significa che tutti i pezzi del mio puzzle hanno trovato il loro posto. Potrebbe non esserci mai una figura completa, ma questo è il bello del gioco. Potrei aver trovato il mio secondo giocatore.
Una macchina argento frena davanti a noi e io sforzo un sorriso mentre Mack si inclina verso il centro per salutare. Harry non ha una borsa quindi lo carico di un forte bacio sulla bocca. E un turbinio di emozioni, tutto quello che potrei desiderare in un solo tocco. Mentre mi allontano spero sia qualcosa che porti con lui per tutta la strada verso casa. Miprometto di ricordarlo fino a quando lo rivedrò di nuovo.
"Non sparire," gli dico.
"Non lo farò, prometto."
(Traduzione a cura di @ruthless-minds)
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Knockout (sequel to Dark)
FanfictionKNOCKOUT è il sequel di Dark, storia della scrittrice inglese H28. Posterò qui le traduzioni dei capitoli, ma ci tengo a sottolineare che NON sono mie. Le potete trovare sulle tante pagine di Fb dedicata a questa celebre FF. Ecco il link di quella...