Capitolo Uno

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《Giulia te devi move. Te lasciamo qua.》Mio fratello Alessandro mi chiama da fuori la porta del bagno, mentre sto passando l'eyeliner.
《Che rompi palle che sei!》Mi lamentai aprendo la porta.
《Manco na sposa ce mette tutto sto tempo a truccà.》Alzai gli occhi al cielo e scesi le scale di corsa, travolgendo Leiner.
《Porca zoccola Presti, farai meglio a non farlo più!》E così mi chiamò per cognome.
Sono la sorella diciannovenne del bassista dei Dear Jack, il gruppo che da due anni a quella parte stava spopolando.
《Faremo tappa a Pescara oggi. La città di Riccardo.》Mi informò Francesco.
Infilammo i bagagli nel retro dell'auto e partimmo alla volta del bellissimo e verdissimo Abruzzo. Ci vollero tre ore di viaggio.
《Guarda lì!》Disse a bassa voce Riccardo indicando le transenne già sistemate davanti il palco in allestimento.
Erano le otto e mezzo della mattina e già c'era una ragazza.
Non le davo più di diciassette anni, aveva dei lunghissimi capelli biondo cenere che le cadevano in morbidissime onde fino alla base della spina dorsale. Era alta e anche abbastanza magra.
Si voltò, probabilmente sentendosi osservata.
Aveva dei grandi occhi verdi ed espressivi coperti dalle lenti opache degli enormi occhiali da vista.
La sua pelle era molto chiara e aveva un sorriso molto delicato.
Ci guardò. Non disse niente.
《Ciao!》Lorenzo la salutò per prima, cercando di spezzare il ghiaccio.
Indossava un top bianco e un pantaloncino in cotone blu a vita alta. Calzava delle All Stars bianche e basse che la slanciavano molto.
《Ciao...》Ricambiò timidamente.
《Così presto e già qui sotto?》Domandò tutto caramello e zucchero Leiner. Dio se lo odiavo.
Lei si sentì a disagio.
《S-Sì... lo so che è sbagliato... ma non sarei potuta venire più tardi...》Deglutì.
《Sei bianchissima, sicura di stare bene?》Sbottò Francesco con un sorriso falso sul viso.
《Io? Sì tutto alla grande, non prendo molto sole, tutto qui...》Arrossì lei.
Lorenzo si sfilò il berretto e lo posò sulla sua testa, con la visiera all'indietro.
《Dovrebbe aiutarti》Giustificò il suo gesto.
《Ma io non po...》Lorenzo le posò un dito sul labbro.
《Ascoltami, ti sta benissimo, me lo renderai più tardi, durante le prove quando il sole sarà sceso.》Si morse un labbro. Ci stava provando.
Lei resisteva.
Lui si morse un labbro.
Lei lo guardava.
Lui la guardava.
Stava diventando un gioco di sguardi.
《Grazie.》Disse alla fine la ragazza.
《Com'è che ti chiami?》Cinguettò Alessandro.
《Marta. Il mio nome è...》
《Marta... mi piace》Ripeté Riccardo.
Lei rimase senza parole.
《Io sono Giulia, la sorella di questo bassista》Le dissi tendendole la mano.
《Io sono una comune mortale...》Rispose provocando una risata generale.
Non chiese foto o roba varia. Se ne stava appoggiata alla transenna ad osservare.
Niente cuffie alle orecchie. Anche quando andammo nella sala "relax".
Mi sedetti sul marmo della finestra con vista sul palco e la osservai.
Tirò fuori dallo zaino in pelle nera un libro.
Si mise a leggere. Ci passò alcune ore.
《Lorenzo per l'amor di Dio, concentrati!》Lo rimproverò acidamente Leiner.
《Sì scusa...stavo pensando...》
《A quella ragazza, sì lo avevamo capito.》Alzò gli occhi al cielo.
Il chitarrista si sentì mortificato.
Intervenni io, ai limiti della pazienza.
《Non ha neanche il diritto di farlo? Neanche di pensarci? Cosa sta facendo di male eh?》Gli gridai contro.
Sorrise maliziosamente.
《Dillo che sei gelosa bambina.》Rise.
《Cosa? Ma sei stronzo forte allora!》Lorenzo non mi era mai piaciuto. Mai.
Io non ero innamorata di nessuno.
《Basta dai, Giulia tranquilla. Ha ragione, devo concentrarmi.》Tagliò corto.
Finirono di accordare le chitarre e di provare le canzoni più difficili.
Sotto il palco si erano aggiunte altre fan ma nessuna parlava con Marta.
Doveva essere una di poche parole con tutti allora, non solo con noi.
Ad ora di pranzo mangiammo pizza e bevemmo birra.
Lorenzo fissava la finestra, senza battere palpebra.
《Non dico solo che me la farei, ma anche che la amerei.》Disse Francesco.
《Seh certo. Portandotela a letto ogni due per tre. È piccola non ce vedi?》Rispose l'altro svegliandosi dal suo stato di trans. 《Andiamo a prenderci un caffè?》Chiese Riccardo.
Tutti d'accordo scendemmo le scale entrando nel Village.
《Eccola》Disse Francesco indicando Marta, seduta a terra con un libro fra le mani.
《È bella.》obbiettò poi con un sorriso perverso sul viso. 《Studia anche in vacanza. È brava a scuola. Chissà in cos'altro...》Continuò sorseggiando il caffè.
《SEI UN PORCO!》Urlai dandogli uno schiaffo.
Lei alzò lo sguardo nella nostra direzione e sorrise, per poi tornare al suo libro.
《Giulia. Basta.》Mi rimproverò Alessandro.
A momenti sarebbero arrivati anche i nostri genitori.
《Io vado dai tecnici...》Lorenzo sgusciò via alle transenne.
Lo vidi avvicinarsi alle ragazze e venire sommerso. Marta si teneva a distanza e rideva.
Dieci minuti di abbracci, baci, foto e tutto il resto.
Fece cenno alla ragazza sola di seguirlo e la portò da me.
《Giulia, falle compagnia per lo meno!》Allargò le braccia platealmente Lorenzo.
《Io... devo tornare in fila... vorrei vedervi da davanti, scusatemi...》Si guardò le scarpe e tornò alle transenne correndo.
Chiamò qualcuno e si morse il labbro mentre stava parlando.
Sembrava un'altra persona.
Passai il pomeriggio sola, fino al momento delle prove.
I ragazzi salirono sul palco mentre io andai sulle panchine di fronte.
Marta era in mezzo al palco e li guardava tutti cantando.
Ogni tanto Lorenzo le gettava un'occhiata e un sorriso ma lei non raccoglieva, era occupata a cantare e a guardare Riccardo.
《Riccardo.. 》Lo chiamò facendogli un cenno di scendere. Gli consegnò un foglio e sorrise nuovamente. Lui era felice.
《Tieni Giù vammelo a mettere sopra perfavore》Lo guardai. Era un ritratto a carbone. Molto bello e preciso. Eppure lei non aveva l'aria da alunna di liceo artistico.
Salii le scale e le riscesi.
Il sole stava scendendo e la piazza si stava riempiendo.
Marta non parlava con nessuno, le altre urlavano tra di loro.
Le luci del palco si spensero. Il concerto iniziò e osservai la prima fila. Ragazze con top molto poco coprenti, pantaloni stretti di taglia e tacchi vertiginosi.
Trucco da far paura.
Non cantava.
Non urlava.
Non aveva il cellulare fra le mani.
Si godeva ogni istante.
Alla fine del concerto i ragazzi scesero a fare altre foto e autografi.
Marta si allontanò dalla folla.
Erano le due della notte quando la piazza si svuotò lasciando soli noi e Marta, spersa da qualche parte.
《Andiamo?》Riccardo ci fece salire in auto.
《Chissà perché si è comportata così...》Pensò a voce alta Lorenzo.
《Le donne. Chi le capisce.》Disse a voce alta con tono di disprezzo Leiner.
Mai come allora volevo tirargli un pugno in testa e fargliela rientrare nelle spalle.
《Guardate!》Gridò Alessandro.
《Marta.》Disse Francesco con tono che sembrava una domanda.
《Hei》La chiamò Riccardo abbassando il finestrino.
Era sul ciglio della strada che camminava nel buio più completo.
《Ragazzi?》Sembrava stupita.
《Dove vai tutta sola soletta a quest'ora?》Domandò Francesco.
《A casa...》Rispose lei con tono ovvio.
《Sali. Ti accompagnamo noi.》
《Non ce n'è bisogno davv..》
《Ascoltami. Io qua non ti ci lascio.》La avvisò Riccardo imbarazzandola ai limiti dell'immaginario.
《Va bene... grazie...》Balbettò.
《Dovrai stare sulle gambe di Lorenzo... lo spazio scarseggia...》Disse Leiner.
《Va benissimo. Non c'è problema per me.》Sussurrò Marta guardando Lorenzo negli occhi.
Portava ancora il suo berretto. Entrambi lo avevano dimenticato.
《Abiti molto lontano da qui?》
《A cinquanta metri da te...》Disse sorridendo.
《E contavi di tornare lì da sola alle due e mezzo della notte?》Sbottò Riccardo.
《Beh... avrei preso un'auto...》Abbassò il tono della voce.
《Studi?》Chiese Alessandro.
《Sì, devo frequentare l'ultimo anno di psicopedagogico..》
《Che bellina che sei.》Leiner le sorrise. Stavo per fucilarlo.
《Io...non...grazie...》Rimase senza parole.
Lorenzo continuava a fissarle i capelli morbidi ed inspirare il loro profumo.
Lei controllava costantemente la posizione delle mani di lui.
《Puoi girare qui Riccardo. Grazie》Gli disse mentre svoltava in un viale erboso.
《Ma sei la figlia...》Lui la guardò stupito dallo specchietto retrovisore.
《Sì...sono io...》
《Mi dispiace...》Si morse un labbro desolato.
《Grazie del passaggio. E ancora complimenti. Siete stati fantastici.》Cambiò argomento lei scendendo dall'auto.
Corse via nel giardino della villetta.
《Cosa ti dispiace? 》Chiese Lorenzo.
《I suoi genitori sono rimasti vittime di quell'incidente di cui si è parlato tanto anche nei telegiornali. Ha visto tutto, lei.》Rimanemmo in silenzio.
《Ci vediamo domani ragazzi. Abbiamo spaccato stasera.》Ci salutò Riccardo poggiandoci davanti l'hotel.
《Ciao. Grazie》Entrammo tutti nelle nostre rispettive camere.

Tu Rimani |Leiner & LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora