Capitolo 1

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Il sole stava calando, lasciando che l'oscurità subentrasse nel cielo coprendolo interamente. L'aereo era in ritardo di ben venti minuti, il che mi permetteva di ripensare a ciò che stavo lasciando: la mia città, la mia casa, la mia migliore amica Tiffany. Nemmeno la salutai per la troppa fretta, presi il telefono mandandole un misero messaggio di scuse. Avevo versato metà delle mie lacrime nello scriverlo, nonostante tutto lei era sempre stata al mio fianco, ma troppa delusione mi avvolgeva per iniziare una vita nello stesso posto in cui l'avevo persa. Mi guardai attorno scorgendo quel piccolo frammento di Los Angeles. Le persone erano un continuo viavai, si fermavano in qualche negozio che l'aeroporto offriva, poi riuscivano nuovamente con altri pacchi regalo. Altre persone, invece, stavano comodamente sedute aspettando che il volo fosse pronto. Io facevo parte di quest'ultima categoria. Non avevo più neanche soldi da spendere se non per comprare qualche merendina per sfizio della fame. In qualche modo avrei fatto, l'importante era solo andare via, lontano da Los Angeles. La città che faceva al caso mio era Miami. Si trovava a chilometri di distanza, completamente nella costa opposta. Nessuno mi avrebbe mai trovato, il passato sarebbe rimasto là a godersi la vita senza di me. La soprannominai "Città della rinascita" per convincere me stessa che fosse stata una buona idea. Profondamente però, tanto sicura non lo ero. «Scusi, posso?» un ragazzo chiese indicando il sedile vuoto accanto a me.

«Certo» annuii, lasciando che prendesse il posto di fianco. Almeno ora tanto sola non ero più, avevo una piccola compagnia se pur sconosciuta. Il ragazzo era solo, non vedevo genitori o qualcun altro che lo accompagnasse, avrà avuto circa sedici anni, forse diciassette. Due grandi occhi lucidi color nocciola e i capelli biondo chiaro lo rendevano dolce e dimostravano la sua debolezza nascosta per qualcosa. Il suo telefono iniziò improvvisamente a suonare e senza neanche vedere il nome rispose velocemente. «Amore, amore scusa» disse gridando per sovrastare la musica che veniva dall'altro lato, era talmente alta che la sentivo anche io. «Scusa cosa eh?» gridava lei ugualmente forte per farsi sentire. «Non ho fatto nulla è stata lei. Te lo giuro. Voglio te Brendy, voglio te, amo te» replicò lui piangendo davanti ai miei occhi. Un sorriso sarcastico uscì dalle mie labbra a quelle parole, sapendo bene che tra qualche anno si sarebbero rivelate false, proprio come tutti gli uomini che fanno gigantesche promesse e poi essi stessi le rovinano. Si dissolvono come se nulla fosse, come se a distanza di anni, quando le cose serie cominciano a nascere, le belle parole finissero nell'oblio. Notai solo allora di avere il telefono ancora acceso, poiché iniziò a illuminarsi con il nome di Funny. "Rispondere o non rispondere?" questo era il vero dilemma. Ci pensai un secondo e decisi di risponderle solo per dirle addio con la voce e non solo con un messaggio. «Dimmi dove sei» ordinò a voce dura. Non si arrabbiava mai così tranne che per le cose che riteneva estreme. Di solito, lasciava correre semplicemente e da brava stupida, sperai che lo facesse anche con me, ma lo sapevo bene che non avrebbe mollato la presa, peccato che ero già in partenza.

«Parto» risposi solamente. «E me lo dici così? An, muoviti e dimmi dove cazzo sei!» intimò con tono autoritario, lo sapeva bene che non scappavo mai, ma la batosta presa era troppo alta oramai. «Non ce la faccio a stare qui, perdonami...» «An, di che parli...» Chiusi la telefonata a metà, perché mi avrebbe sicuramente fatto cambiare idea e non volevo né affrontarlo, né vederlo, tutto poteva rimanere dov'era. Senza di me sarebbero stati meglio, ne avevo avuto la conferma, quindi la mia nuova vita poteva avere inizio. "Il volo diretto per Miami è pronto per la fase decollo, sono pregati i passeggeri di dirigersi all'interno. Grazie e buon viaggio." La voce meccanica interruppe la sequenza dei miei pensieri oramai liberi da ogni confine. Salii le scale che portavano all'interno dando solo una rapida occhiata verso il passato. "Niente più rimpianti" mi dissi e mi incamminai verso il mio posto. Accanto a me una donna anziana e accanto a lei, un uomo, di pochi anni più grande. Strano dirlo, ma li osservai molto, dato che sembravano così affiatati insieme e d'improvviso mi chiesi come fosse possibile rimanere insieme per un tempo tanto lungo quanto il loro. "Impossibile" mormorai dentro me, si saranno lasciati qualche volta, avranno litigato pesantemente... Eppure, c'era qualcosa in loro, qualcosa che a dirla tutta, invidiavo. L'amore? Cos'è in fondo? Sorrisi da sola ai miei pensieri e a quanto patetici potessero sembrare, avevo l'aria di una donna a cui oramai era stato tolto tutto, ed era così, in un certo senso, ma questo non significava che non potevo tornare ad amare, avevo solo ventiquattro anni alla fine. «Come ti chiami?» mi chiese la signora alla mia sinistra.

Il sapore di una rosa blu. L'amicizia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora