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-Ethan sei pronto?- urla mia madre dalla cucina, già, è sempre stata una persona molto apprensiva, ma mai come oggi, dato che suo figlio sta per andare all'università e sta per trasferirsi nella loro casa vicino alla Los Angeles University.

Però devo ammetterlo, sono agitato anche io, se mi avessero detto due anni fa che avrei iniziato a frequentare un corso di letteratura molto impegnativo, avrei riso a crepapelle.

Mi osservo a lungo avvonto nella mia camicia grigia che risalta la mia carnagione chiara e nei miei skinny scuri, sorrido d'istinto, sentendomi leggermente ridicolo, non mi è mai capitato di preoccuparmi tanto per il mio abbigliamento.

-Ethan, al trasferimento penserò io, quando andrai a casa sarà tutto pronto.- mi annuncia mia sorella maggiore, con un'espressione un po' triste.

La abbraccio accarezzandole dolcemente i lunghi capelli chiari e appena ci stacchiamo, prendo tutto ciò che mi serve e inizio a camminare verso la mia macchina.
"Vai Ethan, puoi farcela" ripeto dentro di me e dopo circa un' ora arrivo davanti alla L.A. University e mi fiondo dentro l'edificio alla ricerca della mia aula e appena la vedo entro e mi siedo al primo posto che vedo.

Durante la lezione ridacchio leggermente per l'accento di quel professore che sicuramente non è americano, guadagnandomi le occhiatacce del ragazzo e della ragazza seduti vicino a me.

Del resto non è andata molto male, pensavo peggio.
Guidando verso casa passo al ristorante cinese, non ho mai mangiato questo tipo di cucina, ma bisognerà pur provare prima o poi, mi siedo ad un tavolino dove poco dopo aver deciso cosa ordinare arriva una cameriera anziana per prendere gli ordini.

-Ciao.- mi saluta un ragazzo del mio corso, faccio un cenno veloce con la testa per salutare, -Posso sedermi con te? Già ho ordinato, sono nuovo in città, non conosco nessuno- ci presentiamo l'uno con l'altro e dopo un po'appena arrivano i nostri piatti, iniziamo a mangiare.

Aveva ragione mia sorella, è davvero buono.

Dopo 1 ora ce ne andiamo e mi dirigo verso la mia nuova casa.
Era proprio così come la ricordavo, grande, con i colori delle mura freddi e con due grandi altalene nel giardino, con la quale giocavo da piccolo.

Mentre sto per entrare nel cancello, butto leggermente la testa indietro per osservare meglio una roulotte piena di graffiti sopra e con fuori una ragazza che sta facendo qualcosa che non riesco a capire, alta, dalla pelle abbronzata e un caschetto di colore mogano, ha la testa abbassata e i capelli le cadono avanti al viso che purtroppo non riesco a vedere.

Cosa ci fa tutta sola in una roulotte, così giovane? Continuo a non spostare lo sguardo da lei.

E nemmeno la macchina, che blocca tutta la corsia, me ne rendo conto quando un uomo sui 60 anni mi urla - Muoviti, stronzo-

"Sono tutti così strani oggi?" Penso dentro di me e mi sbrigo a portare la macchina via da lì.

Arrivato nella mia nuova dimora mi stendo sul divano a guardare la tv e noto quanto la casa sia ben sistemata.
Ethan ringrazia di avere una famiglia che ti pensa sempre, mi ricorda il mio io interiore.

E in effetti è così, non sono mai stato in difficoltà con la mia famiglia e nemmeno abbiamo mai avuto forti litigi.

Chissà invece cosa ha passato quella ragazza, non lo so ma non me la racconta giusta, sembra molto sola e in un certo senso mi dispiace per lei e a me non dispiace mai per nessuno.

Mi alzo per versarmi un bicchiere d'acqua frizzante, quando noto un bigliettino sul tavolo.

Ethan ho lasciato dei soldi sotto il vaso che hai in camera, fai un po' di spesa perché non abbiamo comprato del cibo, scusa xoxo
-Mamma Eleanor.

Scoppio in una fragorosa risata, perché?
Sì, mi fa ridere che mia madre abbia scritto xoxo, vado in camera mia, che credo sia la stessa dove dormivo quando ero bambino, ed è così, prendo i soldi e li metto nel portafoglio.
Decido di andare a fare la spesa così mi passo una mano fra i capelli chiari per sistemarli ed esco rapidamente di casa in cerca del supermercato più vicino.

E passo avanti alla sua roulotte, lei è ancora lì fuori, ha le labbra contornate da un rossetto molto scuro e due occhi grigi che mi guardano curiosi.

Non conosco bene questa zona di Los Angeles dato che abitavo in una villa fuori città e vorrei chiederle informazioni.
Però non so, e se mi rispondesse male?

Vai idiota!

Non posso.

Non può certamente sbranarti vivo.

Non si sa mai.

Troppo tardi, le mie gambe tremanti si stanno muovendo verso di lei.

-S-scusa, piacere, io sono Ethan.-

Da che dovevo chiederle solo un informazione mi sono presentato, bella mossa.

-Joy, che vuoi?- risponde lei totalmente indifferente, guardandosi le unghie della mano destra.
Joy,

-Dove posso trovare un supermercat...- non riesco a finire la frase, sta camminando avanti a me con un passo molto svelto.

-Ti muovi?- urla e io sorrido, stupito dall'entusiasmo e dalla noia che mostrava in quel momento.

Camminiamo per circa mezz'ora e finalmente arriviamo.
-Beh allora, la via del ritorno la conosci, non avrai più bisogno di me, ciao.- fa un ghigno e poi si volta verso di me con uno sguardo glaciale.

Durante il mio ritorno a casa mi chiedo "Sará ancora fuori?", non lo so perchè ma c'è un qualcosa in lei che mi insospettisce e qualcosa che in un certo modo mi attrae.

Ed eccola lì, decido di stare fermo e vedere se sarà lei a salutarmi o qualcosa di simile.

Quando sono più vicino accenna un sorriso, e non so perchè, ma mi sento stranamente tranquillo, come se mi si fosse tolto un peso dal cuore.

Tranquillo e stanco dalle troppe cose che sono successe in quella sola giornata.

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Spazio autrice:

Salve a tutti, questa è la mia prima storia, se vi è piaciuto il primo capitolo, votate, grazie a chi lo farà!🌸🌸

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