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" Sebastiaan Van Der Meer" il nome che lascia le mie labbra sembra quasi proibito, lo pronuncio con attenzione percependo una flebile scossa che mi lascia interdetta, anche le mie sorelle sembrano essersi accorte di ciò. Il volto di Miku si vela di un pallore innaturale, parzialmente coperto dai suoi lunghi capelli bianchi. Socchiude la bocca, cercando di dire qualcosa prima che un urlo riempa la stanza. Il suo grido. Disperato e pieno terrore. Si accascia per terra, in posizione fetale, tremando con le mani che stringono impulsivamente i capelli di latte mentre i suoi occhi si illuminano di luce violenta. Pare un tempo infinito, ma è solo un attimo quello che impiegamo per lanciarci verso Miku, con lo sguardo allibito e un forte senso di angoscia nell'animo, percependo il suo dolore. Stringo il Futoro tra le braccia mentre Miwako appoggia le mani sulle sue spalle percuotendola e chiamandola con voce spezzata finchè il tremore delle sue carni cessa,il pallore della sua pelle l'abbandona e gli occhi smettono di brillare. Il Passato sospira, abbraciando il Futuro, un abbraccio a cui mi aggiungo, sollevate di sapere che nostra sorella stia bene rimaniamo così, per svariato tempo, mentre Miku respira affannosamente.

Aspettiamo che si sia calmata prima di scostarci dalla stretta della nostre braccia,disponendoci ai suoi fianchi le afferriamo una mano ciascuna, attendendo che ci spieghi ciò che è appena successo. Il Futuro rimane con la testa china mentre prova a prendere parola, aprendo e chiudendo la bocca diverse volte "I-Io....Io ho Visto, ho visto senza vedere ma... non ho Visto vedendo" parole flebili che per un comune mortale non avrebbero senso, ma per noi sì. Miku sa che avrà un Futuro ma non gli è dato sapere quale sia, e questo non era mai successo. "Ci ho viste insieme a lui, brevi immagini confuse, so che ci aiuterà senza sapere come..." aggiunge, mortificata di non essere stata di alcun aiuto. Lo stupore sul volto di Miwako è molto, lei che di solito rimane composta in qualsiasi situazione, per la prima volta non sa cosa dire. Deboli raggi di luce filtrano dalla finestra, infrangedosi sul candido viso del Passato, sciupato da un cipiglio pensieroso. "Hisoka prendi il tuo orologio e prova a vedere cosa sta facendo in questo momento il ragazzo, non soffermartici attentamente, solo per capire se anche noi non possiamo sapere in modo dettagliato del ragazzo" mi rende così partecipe dei suoi pensieri mentre appoggia sul piccolo tavolo il suo enorme tomo color del carbone. Mi ha sempre affascinata il sistema di funzione di quel libro, Miwako ne apre dolcemente il piatto anteriore, superando la prima pagina su cui campeggia, in inchiostro nero, la dedica. Affera una penna, rigorosamente nera, e sulla seconda pagina inizia a scrivere con grafia precisa e ordinata, Sebastiaan Van Der Meer.

Siamo le tre divinità del tempo, ed è come se fossimo le autrici di un dotto poema, nonostante questo non siamo onniscenti, ci sono molte cose di cui non siamo a conoscenza, siamo più un legame che permette alla terra di ricordare, di capire e di prevedere. Per utilizzare i nostri tesori dobbiamo pronunciare una parola chiave, che sia un nome, un evento o un luogo poco importa, ma senza un termine è inutile anche solo provarci.

Seguendo l'esempio di mia sorella prendo il mio orologio e avvicinadomelo alle labbra rosee sussurro quel nome che sembra tanto proibito, dal suono seducente.

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Abbiamo provato ma anche per noi è stato inutile, o quasi. Nel poco che sono riuscita a capire ho intravisto il nome di una via, in cui ci stiamo dirigendo tutte tre a passo serrato. Il fallimento ha lasciato in me un senso di irritazione crescente che non riesco a scacciare via. Spero solo che questa inaspettata visita non lo lasci troppo sconvolto, spero anche che lui centri qualcosa con l'ultimo giroscopio... Il suono di un campanello mi distrae dai mie pensieri, costringendomi a spostarmi velocemente, evitando a l'ultimo una bicicletta. Lo spostamento d'aria mi scompiglia i capelli e il suono di un sincero riso mi giunge alle orecchie. Mi perdo un'attimo ad osservare un ragazzo che pedala, con un'enorme sorriso sul volto, mentre trasporta una ragazza dai corti capelli biondi come il grano, seduta all'amazzone sul portapacchi, fonte della risata. La gonna le svolazza indomita nonostante cerchi di tenerela ferma con un mano, mentre sfrecciano veloci lungo il canale del Prinsengracht dinventando un indistinta macchia in lontananza. Sono queste piccole cose che a volte mi fanno domandare come sarebbe stata una vita da umana, piena di emozioni, con i suoi alti e bassi, potendo essere amata e invecchiare fino a diventare leggera polvere.

"Hisoka, quale potrebbe essere casa sua?" mi richiama il Passato, con tono infastidito dalla mia disattenzione. "Color ocra, stretta e alta....forse c'era un numero, credo 33, dannazione non l'ho visto abbastanza chiaramente, potrebbe essere anche un 88" massaggio lentamente le tempie, con movimenti circolari, tentando di ricordare altri dettagli, ma più ci provo più essi mi sfuggono, distratta da una soffusa melodia di pianoforte, quasi impercettibile. Mi attrae verso di lei come una calamita, mi guardo intorno freneticamente senza trovarne la provenienza.

"Muoviamoci, o non la troveremo mai" sussurra Miku, con le gote ancora pallide, annuisco impercettibilmente mentre la musica diventa più intensa, ricoprendomi di un manto di brividi le braccia. Senza neanche accorgermene inizio a correre seguendo le note sempre più chiare, riconosco il componimento di Chopin ridacchiando. Sento i passi delle mie sorelle dietro di me, che con voce affannata mi chiamano, non ci bado molto mentre vedo avvicinarsi l'edificio color ocra. Mi fermo improvvisamente di fronte al portone d'ingresso, respirando a fatica, le note di Chopin mi vibrano attraverso il petto.

"Che accidenti ti è preso, così all'improvviso?!" sbotta il Passato tra un respiro e l'altro "Ma come? Non la senti questa così bella musica?" affermo ridendo mentre osservo il numero 33 segnato vicino alla porta. Seguendo la direzione del mio sguardo Miku e Miwako scuotono la testa sospirando e borbottando.

Noto un'anziana signora uscire dal portone, avvolta dal suo cappotto viola e tra le mani il guinzaglio del suo cane. Scatto verso la porta, infilando in mezzo un piede e impedendole di chiudersi.

"Ora possiamo entrare" ghigno con sguardo astuto, aspettando che le mie sorelle mi raggiungano per salire. L'atrio è piuttosto piccolo, decorato da calde tonalità di marrone che scuriscono l'ambiente già privo di finestre, illuminato da lampade a parete in ottone, in stile barocco, con due bracci. Alla destra dell'ingresso si trova un piccolo bancone di noce massiccio, forse destinato ad un portinaio mentre a sinistra le strette scale, sempre in noce, che portano ai piani superiori, un tappeto Lilian decorato da mazzi di fiori dai toni rossi, marroni e blu sosta davanti ad esse. Inizio a correre per le scale seguendo il Notturno di Chopin, suonato da abili mani; supero uno, due, tre piani, fino a raggiungere il quarto e ultimo piano, seguita a ruota da Miku e Miwako. L'intensità della musica, adesso, è tale da risuonarmi per tutto il corpo, viene suonata con solitudine e rabbia, insidiando in me un oppressiva malinconia che mi bagna gli occhi. Le note finali vengono brutalmente interrotte, spezzando il magico filo creato dal musicista. Sussulto al cessare del brano, con la minuta mano del Futuro poggiata sulla spalla che mi incoraggia a suonare il campanello, su cui campeggia un nome talmente sbiadito da essere illeggibile.

Indugio qualche secondo, avvicinando l'indice e bloccandomi a qualche centimetro da esso, Miku stringe leggermente la mano incitandomi a proseguire. Il secco suono del citofono si propaga per la tromba delle scale e un suono di passi affrettati, seguito da qualche imprecazione si fa più vicino alla porta. Il tintinnante rumore del chiavistello che viene aperto e il cigolio della porta mi costringono a trattenere il respiro.

Occhi verdi di selva, capelli neri d'ebano, lineamenti decisi e labbra piene. Sebastiaan Van Der Meer.


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Spazio autrice

Chiedo scusa per essere scomparsa, ma la messa a punto del capitolo mi ha richiesto del tempo. É finalmente entrato in scena Sebastiaan! E chissà cosa c'entrerà con il giroscopio.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come al solito se avete qualche incomprensione fatemelo sapere e sono sempre accette critiche formative. Sopra ho inserito il link del "Nocturne op.9 n.2" di Chopin e spero che lo gradiate e vi faccia emozionare. Cercherò di aggiornare con più continuità, anche se non assicuro niente a quei quattro gatti che seguono la storia, Lol.

Au revoir!


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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2016 ⏰

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