Prologo

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Mi rigiro tra le lenzuola più volte, incapace di chiudere occhio almeno per un paio di secondi. Sbuffo, mi rigiro, sbuffo di nuovo, mi alzo.

Ho questa sensazione strana alla bocca dello stomaco, quasi respiro a fatica. Qualcosa sta per succedere e io mi sento impotente.

Non so nemmeno cosa potrebbe essere, ma so che non è una cosa buona.

Mi rendo conto di aver oltrepassato il limite quando mi ritrovo davanti allo specchio del bagno, a lavarmi i denti per la quarta volta in due ore.

Dormire è un'azione cosi semplice, mi dico, basta chiudere gli occhi e svuotare la mente.

Il problema è che non riesco a svuotarla per nulla, anzi, più mi avvicino alle due più la mia testa si riempie di cose inutili.

Non succede mai niente di buono dopo le 2 di notte.

Apro lentamente la porta, maledicendomi mentalmente quando la sento scricchiolare comunque. Non è tardissimo, forse le undici e mezza, eppure le luci sono tutte spente, e più mi addentro nel corridoio, più mi rendo conto che effettivamente i miei genitori stanno già dormendo.

Sospiro, scendendo gli scalini a due a due. Mi fermo a metà strada quando noto l'enorme spazio tra due quadri appesi al muro e l'osservo meglio.

Alla fine mi rendo conto di essere paranoica e stressata, e soprattutto che dovrei davvero andare a letto. Scendo giù comunque, bevo un bicchiere d'acqua e torno su senza nemmeno stare attenta a non svegliare nessuno.

Guardo di nuovo la sveglia e sospiro, prendendo poi il cellulare che sta a pochi centimetri da essa. Nel momento in cui lo sblocco mi rendo conto che la spina del caricatore non è attaccata alla presa, quindi probabilmente domani sarà la giornata in cui finalmente starò attenta durante l'ora di matematica.

Sospiro di nuovo, la sensazione strana ancora attanaglia in mio stomaco, ma decido di non darle peso mentre attacco finalmente il cellulare al suo respiratore e apro un app a caso, scorrendo su e giù come se non ci fosse un domani nel disperato tentavi di stancare la vista.

La sensazione diventa quasi impossibile da ignorare quando il cellulare inizia a squillare e il nome di Ashton appare sullo schermo.

Rimango con un'espressione ebete sul volto per qualche secondo, non capendo perché stia chiamando a quest'ora. Rispondo con un flebile pronto?

«Thea?»

Inarco un sopracciglio istintivamente. Beh, chi dovrebbe mai essere?

«Ash?»

Silenzio.

In qualche strano modo, il mio sopracciglio si inarca ulteriormente, e se prima avevo solo una sensazione, adesso ho una qualche forma di certezza che qualcosa non va.

«Victoria ti ha già chiamato?»

Victoria è una delle mie più care amiche, e molto spesso finiamo per parlare per... diverse ore al telefono. mi sfugge il motivo per cui avrebbe dovuto chiamarmi, ma Ashton non sembra rendersene conto nemmeno quando gli chiedo perché, dal momento che continua a tergiversare parlando con altre persone intorno a lui.

Riconosco subito la voce di Michael, ma le sue parole mi sembrano un eco distante. A un certo punto sento anche Calum, e questo mi porta ad alzare gli occhi al cielo.

«Ascoltate bene, tutti e tre idioti.» dico con calma. «Alcune persone dormono a quest'ora, e il fatto che voi stiate facendo...»

Mi fermo. Io non ho la minima idea di che cosa stiano facendo, né perché Ashton abbia chiamato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 29, 2016 ⏰

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